Culle vuote in Emilia

Culla vuota in Emilia Culla vuota in Emilia La regione ha cinque neonati all'anno su 1000 abitanti - E' la metà della media nazionale - Il trend sembra irreversibile BOLOGNA — Fino a pochi anni fa eravamo in tanti, il mondo rischiara di scoppiare, avanii di questo passo, si diceva, non ci sarà più spazio per vivere. Be', forse abbiamo fatto davvero in fretta a cambiare idea, perchè adesso siamo già arrivati dall'altra parte e la paura è opposta: attenzione, siamo in pochi, se continua cosi non ci saranno più bambini. Magari si esagera un po', perché non è che le culle siano proprio vuote dappertutto. Ma a Bologna, e in Emilia, si: qui non sono parole al vento. E, in fondo, non lo sono neppure nella nostra Penisola. Anzi: le donne tedesche, inglesi, spagnole, svedesi persino, fanno più figli delle italiane. Senza contare le francesi: Oltralpe l'indice di natalità (il numero di nati annui per mille abitanti) sfiora il 15, che significa il 50 per cento in più della nostra me- dia nazionale. Pensate: con 2£ figli per ogni donna, una popolazione perpetua se stessa: non aumenta né diminuisce, è la cosiddetta crescita zero. In Giappone, negli Stati Uniti e in tutti i Paesi occidentali questa media è al di sotto dei due figli. Ebbene in Italia, e soltanto .negli ultimi dieci anni, c'è stato un calo quasi impensabile: eravamo sopra i] 2£ e adesso siamo scesl a meno di un figlio e mezzo a testa. Nel 1971 t ragazzi e i bambini minori di 14 anni rappresentavano il 26 per cento della popolazione, oggi sono il 16,9 e nel frattempo sono raddoppiati gli anziani che ìianno più di 65 anni. L'Italia come la Finlandia, dunque, die è il Paese dove et sono meno nascite. A queste cifre, poi, bisogna aggiungere . il «caso Emilia».' perché in questa regione le nascite sono ancora inferiori (circa la metà) alla media nazionale: cinque neonati all'anno per ogni mille abitanti. E' quasi un record, anche se mancano ovviamente le cifre di tutte le città e le regioni del mondo, per poterlo affermare con certezza. Certo, rispetto alle medie nazionali è un dato che fa discutere. Soprattutto perché sembra un trend irreversibile. Proprio per questo non mancano sotto le due Torri ricerclie, studi, convegni, statistiche, tutto quello che si può fare per capire una città che pare non aver voglia di perpetuarsi. ' Così, l'altro giorno Bologna ha ospitato un seminario nazionale: «Denatalità: perché?». Medici, filosofi, psicologi, politici, giornalisti, tutti attorno a un tavolo per cercare ris]>oste. C'erano la senatrice Maria Eletta Martini, lo psicologo Renzo Canestrati, il rettore dell'Università di Milano Paolo Mantegazza, e quello di Bologna, Carlo Rizzoli, il giornalista e scrittore Luca Goldoni, il filosofo Ntcola Matteucci. il senatore Adriano Bompiani. Vn ' conveono importantéP^SUn-""*' que. E per l'occasione sono rispuntati numeri e dati. La fecondità a Bologna, hanno scritto su un quotidiano loca- ' le, presentando il seminario, «è scesa negli ultimi sei anni soprattutto nelle donne tra 1 20 e 1 24 anni, molto meno in quelle tra 1 25 e 1 29; è rimasta sostanzialmente stabile fra 1 30 e i 39; è leggermente aumentata tra i 40 e 144. Il risultato è una città profondamente cambiata». Un dato vale per tutti: i mtnort di 15 anni nel '73 erano il 17,8 per cento della popolazione, oggi sono l'Ufi. Basta pensare die in Italia questa percentuale è invece appena sotto il 17 per capire quanto rilevante sia il «caso Bologna». Insomma, per studiare il fenomeno della denatalità VE- " 7nilia è davvero un laborato-, • rio interessante. Alti livelli di occupazione femminile, una terra che forse ha conosciuto prima e più delle altre, qui in Italia, ritmi e abitudini dei Paesi industrializzati: il fatto, è die mentre fino a qualche' anno fa queste cifre erano ri- 1 portate persino con un pizzico di malcelata ammirazione, oggi vengono sbandierate addirittura con timore. Attenzione, non si può finire come in Emilia, si ripete. Sono dav- ' vero gli eccessi del riflusso. A Bologna, i servizi statistici del Comune assicurano che •ormai siamo a un limite fisiologico, al di sotto del quale è quasi impossibile scendere».

Persone citate: Adriano Bompiani, Carlo Rizzoli, Luca Goldoni, Maria Eletta Martini, Matteucci, Paolo Mantegazza, Renzo Canestrati