Siderurgia Cee: rinviata l'abolizione dei vincoli di Renato Proni
Siderurgia Cee: rinviata l'abolizione dei vincali Siderurgia Cee: rinviata l'abolizione dei vincali ì \ si—'-^m L l \BRUXELLES' — Il piano della Commissione europea per abolire injparté il sistema dei controlli e &i limitazioni sull'industria siderurgica della Cee non gafa approvato questo mese, come previsto, a causa di una sèrie di difficoltà sollevate da alcuni Stati membri. Il regime controllato, varato a suo tempo da Davignon per ristrtitturare l'industria dell'acciaio e renderla finanziariamente autonoma e competitiva, scade a fine anno e la Cee Vorrebbe allentarne i vincoli1 afta produzione e magari sui jjrezzi a partire dal 1° gennaio 1886. Tuttavia, risulta che le maggiori industrie siderurgiche stiano'già approntando piani per continuare a dividersi il mercato,.dell'acciaio, nell'ambito della loro associazione «Eurofer», anche per il primo trimestre-7del 1986. I produttori di acciaio ritengo- no che le condizioni del mercato mondiale non siano ancora mature per abolire le restrizioni sulla produzione. Infatti, le capacità di produzione delle industrie sono ancora fortemente superiori alle necessità del mercato. Si rischierebbe, abolendo il regime di crisi, una cruenta guerra dei prezzi e il crollo del mercato siderurgico. Un'industria liberalizzata dell'acciaio, osservano alcuni governi, non è comunque possibile mentre certi Paesi, come l'Italia e la Francia, continuano a elargire sussidi di Stato ai loro produttori, In Italia, però, il piano di liberalizzazione dell'esecutivo di Bruxelles è ben visto dai produttori indipendenti di tondino, noti nel mondo come «i bresciani», dalla zona in cui molti di loro operano. L'Olanda, che ha pure un'industria siderurgica competitiva, è l'u¬ nica a sostenere la Commissione. Un portavoce della federazione tedesca dell'acciaio ha invece commentato: «C'è unanimità tra i produttori e i governi del dieci Paesi della Comunità. La Commissione è isolata per quanto riguarda il suo progetto di porre fine al regime di crisi». Di conseguenza, essa ritiene che nella Cee si debba procedere ad un taglio di al-, tri 25 milioni di tonnellate di capacità produttiva, il 15 per cento del totale, prima che l'industria siderurgica torni ad essere competitiva e redditizia senza la necessità dei sussidi statali. Un simile taglio delle capacità produttive sarà contestato in primo luogo dall'Italia perché naturalmente significherebbe la perdita di altre migliaia di posti di lavoro: Renato Proni
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