Le battaglie per capirsi di Fabio Galvano

Dopo Parigi, prima di Ginevra: quali speranze di una nuova distensione? Dopo Parigi, prima di Ginevra: quali speranze di una nuova distensione? Le battaglie per capirsi Gorbaciov da Mitterrand perché Reagan sentisse La missione in Franc I «giochi dialettici» tra le superpotenze MOSCA — «lì significato della visita in Francia, le sue ripercussioni internazionali e l'impatto sulle relazioni estere dell'Urss vanno ben oltre gli schemi dei rapporti franco-sovietici». Già relegati in secondo piano i sorrisi di Gorbaciov e la «nuova dimensione» del Cremlino insistentemente proiettata a Parigi, il primo commento della tv rivela un'Urss già protesa (psicologicamente e propagandisticamente) verso il vertice fra il Segretario generale e Ronald Reagan. Mancano sei settimane a quell'appuntamento, «aleuto, tenace ed eloquente-, come lo ha definito un diplomatico occidentale seguendone da Mosca la «performance» parigina, Michail Sergeevich ha gettato il guanto della sfida, indicando che il compito ginevrino del Presidente americano non sarà dei più facili. parte, viene dichiarato non negoziabile. Può darsi, certo, che lo si consideri davvero tale: ma può darsi più semplicemente che se ne voglia alzare il prezzo. L'esempio di come funzioni questa tecnica è nelle cronache recenti: la dichiarazione di non negoziabilità dello scudo spaziale, reiterata più volte dagli americani (l'Sdi non è un «bargaining chip-, un gettone di scambio, ha sempre detto Reagan), ha provocato l'inattesa proposta di Gorbaciov. Infatti, i sovietici per ottenere il ridimensionamento dell'Sdi si sono dichiarati disposti, proprio loro, i fautori delle varie ^moratorie- destinate a congelare la situazione attuale, a quel taglio del 50 per cento clic rappresenterebbe, in valore assoluto, la più massiccia operazione di disarmo della storia. Alfredo Venturi Cìie cos'è un missile strategico? Ci sono due risposte a questa domanda: una risposta americana e una risposta sovietica. La risposta americana: il missile strategico è quello che ha una portata intercontinentale. La risposta sovietica: il missile strategico è quello in grado di colpire il territorio dell'altra superpotema. Da questa diversa valutazione discende uno dei problemi, e non certo il minore, che Viktor Karpov e Max Kampelman, i due negoziatori di Ginevra, si trovano a dovere preliminarmente risolvere. Infatti, c'è un arsenale atlantico di armi atomiche di media portata, i Pershing 2 e i missili da crociera Tomahawk installati nell'Europa occidentale (anche in Italia: nella base di Comiso), che la concezione russa include nel gruppo strategico, da cui li esclude la concezione americana. Quando Gorbaciov propone, in cambio del ridimensionamento del programma Sdi, lo scudo spaziale, il dimezzamento dei due arsenali strategici, implica quello che la Nato considera un grave squilibrio sul teatro europeo. Infatti andrebbero dimezzati anche i Pershing e i Tomahawk, che sono in grado di colpire il territorio sovietico, e quindi sono strategici secondo l'ottica russa, mentre lo sfoltimento non riguarderebbe gli SS-20, che possono annientare l'Europa ma non possono raggiungere l'America. Un problema di parole che nasconde, come si vede, un contenuto di estrema concretezza. Certo un problema intricato: basti ricordare che l'accordo Shultz-Gromyko dell'8 gennaio, su cui si basa la trattativa ginevrina, collocava in due capitoli separati le armi strategiche e le armi di portata intermedia, un terzo capitolo comprendendo le fyarmi spaziali. ... La formulazione dell'intesa " di pennato Sembra daf'.totgio-ne agli americani, in quanto implicitamente caratterizza le armi strategiche in base alla portata. Ma c'è un altro punto notoriamente controverso dello stesso documento, quello, in cui si dice che i tre capitoli vanno considerati «nella loro interdipendenza», che invece fornisce un supporto formale alla recente proposta di Gorbaciov. Un analogo problema di definizione riguarda le forze nucleari francese e britannica, di cui il capo sovietico, lo ha annunciato durante la recente visita a Parigi, vorrebbe discutere con i due Paesi la riduzione in cambio di parallele riduzioni russe. Quando a Ginevra Paul Nitze e Yuli Kvitsinskij con ducevano la sfortunata trat tativa sugli euromissili, i so vietici sostenevano che gli arsenali francese e britannico andavano inclusi nei conteggiMa quelle, rispondeva l'Oc cldenle, sono anni strategiche, non «di teatro- come gli euromissili: dunque semmai se ne occupino Edward Roiony e Viktor Karpov, gli antagonisti dell'altro negoziato, quello strategico appunto. A parte, si faceva notare, la difficoltà implicita nel fatto che nessuno, attorno al tavolo delle due superpotenze, può evidentemente parlare a nome di Londra o di Parigi. Questa difficoltà almeno Gorbaciov l'ha superata, proponendo a Mitterrand e alla Thatcher trattative dirette sugli arsenali delle potenze atomiche minori. Ma Parigi ha già rispósto di no, e a Londra si registra una perplessa prudenza. Le redini del gioco restano nelle mani potentemente armate dei due supergrandi: tanto che l'offerta di Gorbaciov alla Francia e alla Gran Bretagna appare a molti osservatori come un diversivo, il reale destinatario essendo l'America. Con le ultime proposte sovietiche, il negoziato sul disarmo nucleare e spaziale è entrato in una fase delicatissima: e le due parti cercano di accumulare argomenti e punti di forza. Questo spiega la freddezza che gli americani hanno fatto ostentatamente seguire alla buona accoglienza iniziale della proposta russa. Le tacite regole di ogni trattativa vogliono che una proposta non si accetta mai, e tanto meno pubblicamente: la si negozia. Un'altra regola suggerisce che quando un aspetto del contenzioso sta particolarmente a.cuore all'altra ia ha avuto un obiettivo «A Parigi — prosegue il commento della tv sovietica — si è data una nuova spinta all'intero dialogo politico fra Est e Ovest-. E aggiunge, come a voler negare il ruolo preponderante che negli incontri parigini ha avuto la figura di Gorbaciov: «Al centro della scena non era là stile ma la sostanza della politica sovietica-. Cerchiamo allora di abbandonare la traccia di quello che è stato indubbiamente un successo personale del leader del Cremlino, per vedere in quale misura il suo viaggio possa riflettersi sul vertice con Reagan. La prima osservazione che si fa, in ambienti sovietici, è che Gorbaciov ha saputo giocare con grande abilità la «carta europea»: non escludendo gli Stati Uniti da un quadro europeo, come era forse nelle aspettative della vigilia, ma creando una si- principale: parlare dirett tuazione per la quale potrebbero essere'gli stessi leader europei a 'premere su Reagan, all'unisono' con Mosca, su questióni come le armi spaziali e te riduzioni strategiche. E questo, si fa notare, senza pregiudicare il dialogo diretto conjReagan. La «sedazione» ' messa in atto da Gorbaciov (cosi l'ha definita la stampa francese) è consistita infatti nell'esaltare un'Europa^ non più abituata a uri ruolo primario nel dialogo fra le superpotenze: in tale quadro si inscrivono le offerte di contatto politici con la Cee, di trattative con Gran Bretagna e Francia in merito alle loro forze strategiche, di riduzione degli SS20. Pura cosmesi, forse, ma efficace. La linea del Cremlino non si disgiunge, nel dopo-Parlgi, dal collaudato leit-motiv che a modo suo anche Gorbaciov ha adottato parlando di una situazione «incandescente», invocando un «ritorno alla distensione». predicando «nuovi rapporti» ira le due Europe dell'Est e dell'Ovest (ha auspicato fra l'altro «contdtti' .di 'qualclie sorta» fra Nato e Patto di Varsavia). Mitterrand ha respinto l'ipotesi'di un negoziato separato' sulle forze nucleari, e ha declinato la richiesta sovietica di comunicato congiunto per condannare le armi spaziali di Reagan; eppure tutto ciò ha lasciato un segno che si rifletterà sul summit di novembre. La Mosca ufficiale si scaglia, attraverso i mass-media e con minore eleganza di quanto abbia fatto Gorbaciov a Parigi, contro i più recenti esperiménti americani sulla via delle «guerre stellari»; e respinge'(Tass) 'l'asserzione americana secondo cui l'Unione Sovietica avrebbe già sviluppato in segreto una rudimentale' arma antisatellite. Alle iniziative sovietiche volte, a «create un'atmosfera faporevole^per ilyaggiunvlmenùo:,ifÌ accordi positivi all'imminente sun\mit sovieto-americanO". affermava ieri in un lungo commento l'agenzia del Cremlino, gli Usa «rispondono cguMmostinato no-. o la càdttra del di amente agli europei Le proposte in campo missilistico lasciano perplessi gli analisti della Nato: da una parte, essi osservano, quelle proposte mirano a una riduzione di Pershing e Cruise lasciando invece intatti gli SS20; dall'altra impediscono nel campo delle superarmi strategiche l'inserimento del Midgetman americano e del bombardiere Stealth ma non quello dei missili sovietici SS24 ed SS-25. Nonostante ciò, si osserva in ambienti diplomatici occidentali, Gorbaciov si raffigura come l'uomo delle proposte concrete. Si va verso il summit, insomma, con la diffusa convinzione che tocchi a Reagan restituire la cortesia, facendo un passo verso i sovietici. Ed è questa la misura del successo che Gorbaciov, pensando al summit, ha costruito a Parigi. Fabio Galvano