«E' una campagna contro Ratzinger che mira però allo stesso Magistero» di Vittorio Messori

«E' una campagna contro Ratzinger che mira però allo stesso Magistero» «E' una campagna contro Ratzinger che mira però allo stesso Magistero» trio orinimi a o o ,oni«i> i I anche all'intervistatore, reo di aver fatto il suo mestiere di cronista andando ad ascoltare il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio e coperto per questo di contumelie sia dai KUng che dai monsignor Lefebvre e accoliti. E' certo comunque che in tutto il mondo (le traduzioni già uscite o in preparazione sono una dozzina), il Rapporto sulla fede si è rivelato come test esemplare degli umori dentro la Chiesa. Scorrendo l'impressionante rassegna stampa internazionale colpisce subito un fatto; le reazioni piU virulente non vengono dall'esterno ma dall'interno stesso del cattolicesimo. Tanto che un commentatore Ita osservato con qualche amarezza; «Il problema più grave della Chiesa d'oggi non è quello degli ex cattolici che se ne vanno ma quello degli ex cattolici che restano, dicendo che i veri credenti sono loro». Ci sarebbe da temere die quanto sta succedendo giustifichi il lucido realismo del cardinal Ratzinger secondo il quale la Chiesa potrebbe rivelarsi ormai ingovernabile da Roma. Come ci disse allargando le braccia dopo averci elencato, per giorni, guasti e pericoli: «La Chiesa è di Cristo, alla fine tocca a lui salvarla In questa tempesta: noi siamo più che mal servi inutili». OD •(':,'ut o.iHOirj/jisS-S I E' stato tradotto in italiano un intervento di Hans KUng, il prete svizzero-tedesco, da anni ridotto da docente cattolico a teologo «privato». Oggetto del chilometrico intervento il Rapporto sulla fede, il libro intervista del cardinal Ratzinger uscito in queste settimane anche in tedesco. L'aggressione di KUng contro l'ex collega all'università di TUbingen, con l'insolito rilievo datogli da una catena internazionale di quotidianii non è che uno tra i tanti episodi della campagna che, a livello mondiale, è in corso contro il Prefetto della Congregazione per la Fede e contro il Papa stesso che si è riconosciuto nell'intervista del suo principale collaboratore. Una vera guerra, che si dice condotta «contro il Vaticano» ma die' in realtà sembra mirare al magistero stesso della Chiesa e che si svolge, con manovra a tenaglia, su due fronti. Da un lato muovono contro Roma le rumorose armate «di sinistra» (per quanto possano dirsi di sinistra uomini come un KUng, beniamino dei media dell'Occidente opulento e profeta di certa borghesia tedesca). Sul fronte opposto, moltiplicano i loro attacchi gli insidiosi commandos dell'integrismo di destra. Tra frastuono di colubrine e scariche di archibugi, qualche colpo vagante finisce addosso Eppure, non è affatto detto che coloro che si sono autoproclamati «portavoci della base ecclesiale», «paladini del popolo di Dio» lo siano per davvero. Per esempio, in una recente intervista, il direttore di Fayard-Hachette, il maggior gruppo editoriale di Francia ed editore della traduzione del rapporto di Ratzinger, confidava sconcertato: «Per nessun altro libro abbiamo dovuto registrare una campagna cosi sapientemente orchestrata di diffamazioni, falsità, calunnie da parte della lobby che con pugno di ferro controlla da noi l'informa-, /.ione religiosa». Ma, continuava quell'edito* re «a questo fuoco di sbarramento ha fatto contrasto una diffusione di massa, davvero popolare, con le prime quarantamila copie esaurite in agosto, a librerie in gran parte chiuse. Siamo sommersi da lettere e telefonate di lettori non specialisti, non teologi, non giornalisti che ci ringraziano: finalmente parole chiare e comprensibili a tutti; finalmente qualcuno si rivolge spiegando, alle maggioranze, sprezzate dagli scribi di sempre». La stessa forbice tra accoglienza ostile della intellingencja e favore, quando, non entusiasmo, tra la gente comune, è segnalata dagli altri editori del mondo, dalla Spa¬ lici «sto oltoto n\ i ••••» gna agli Stati.Uniti fino alla Germania. Qui, lo sfogo di KUng non è casuale: si sa da fonte certa che, nel Paese stesso di Ratzinger, l'ordine di' scuderia era il silenzio. Ma, come confessa lo stessa teologo,' non era più possibile tacere, vista la simpatia popolare che anche li aveva circondato subito il libro. C'è qualcuno die Ha tempo sospetta che non sia che un mito la convinzione die i giornali rappresentino l'opinione pubblica. PUà>,darsi che questo sia vero in generale; è certamente vèronefla Chiesa, legata a un Vangelo chequi è più che mai esplicito: «Queste cose saranno rivelate ai semplici e nascostegli intellettuali». I quali intellettuali, i soli ad ane»i accejisq ai media, giurano d ogni'capoverso di «rappresentare 'la Chiesa dal basso», «cri espórre le ragioni degli ultimi»'. C'era da diffidare di queste'autoinvestiture; ciò che sta avvenendo in questi mési conferma la diffidenza. Chissà die chi ptìi parla di «popolo di Dio» non sia in realtà il meno autorizzato a parlare a suo nome? «Chi rappresenta chi nella Chiesa?» è forse la domanda più urgente che i cattolici dovrebbero porsi con sincerità nei loro tanto numerosi convegni e congressi. » Vittorio Messori

Luoghi citati: Francia, Germania, Roma