Come si difende e chi è il teologo che critica apertamente il Papa di Hans Kung

Come si difende e chi è il teologo che critica apertamente il Papa Come si difende e chi è il teologo che critica apertamente il Papa Chiede che sia attuato quanto stabilito dal Concilio - Già due volte ammonito, non teme reazion L'attacco di Hans KUng alla linea di Papa Wojtyla e del cardinale Ratzinger nella discesa dell'ortodossia della fede, nella gestione dell'Infallibilità e del magistero nel governo della Chiesa, è di una durezza senza precedenti nella stessa linea di dissenso che il teologo svizzero-tedesco ha da sempre, dopo il Concilio, seguito. Per la prima volta in modo clamoroso e perentorio denuncia e contesta anche personalmente il Papa e il cardinale responsabile dell'ex Sant'Uffizio. Il confronto è già conflitto, e nuove censure sono facilmente da mettere in conto per il teologo che ha raggiunto comunque in tutto il mondo, con traduzioni delle proprie opere in dodici lingue, un prestigio e una diffusione che spinge qualcuno a definirlo, per scherzo o per invidia, «una multinazionale teologica». KUng non intende ridurre la propria identità di teologo, né perdere quella di cattolico. Cattolico invece l'ex Sant'Uffizio non lo ritiene più. KUng ha un ascolto mondiale enorme e consensi anche nelle altre Chiese e nella cultura internazionale; ma il Papa resta sempre la massima autorità e anche il potere assoluto nella Chiesa. Quali sviluppi avrà 11 conflitto? E' il caso di domandarsi ancora una volta, di fronte a questa presa di posizione di KUng: chi è Hans KUng? Com'è giunto ad assumere queste posizioni e toccare questi punti caldi di sfida verso il vertice dell'istituzione ecclesiastica? • Di grande e solida statura, capelli rossicci, occhi azzurri, memoria prodigiosa, estrema e conviviale affabilità, ferrea ma vivace capacità d'organizzazione del proprio lavoro, KUng è anche un grande amante del nuoto. A Sursee, in Svizzera, dov'è nato, i com'paesani che lo vedono ogni volta che torna a sostarvi, 'tuffarsi nel laghetto dietro casa, lo chiama «der grosse prlester», il grande prete. . Qualcuno osserva che quella del nuoto — fede a parte — è l'unica passione che egli ha in comune con papa Wojtyla. Cinquantasette anni, ora presidente e docente di teologia ecumenica nell'omonimo istituto dell'Università di Tublnga in Germania dov'era prima insegnante anche di teologia dogmatica, funge ancora da cappellano degli studenti universitari. In un incontro di qualche anno fa a Milano ' mi confessava che questo contatto pastorale con gli studenti gli è sempre stato particolarmente a cuore e congeniale quanto il contatto culturale e accademico. Nel frattempo tuttavia la sua vita, il suo pensiero e il suo insegnamento hanno già due volte subito duramente la denunzia e le sanzioni del vertice romano. Da dieci anni questa «multinazionale culturale» funziona egregiamente. Tradotto in tutto il mondo, la sua teologia critica ha conquistato un'area mondiale anche fra i laici, cosa che contribuisce ad inquietare e ad irritare i suoi critici vaticani. Per due volte KUng è stato condannato dall'ex Sant'Uffizio. Già nel 1967, col suo saggio «La Chiesa» mise in allarme il vertice vaticano. Al Concilio KUng fu presente come consigliere di vescovi tedeschi per espressa volontà di Giovanni XXIII, che forse vide in quel bene più prezioso della mia vita». Semplicemente, crede alla legittimità e all'utilità dell'opposizione anche all'interno della Chiesa cattolica come condizione di arricchimento e di progresso. Non a caso, il motto del suo recente e violentissimo attacco a Papa Wojtyla e a Ratzinger, da lui è stato scelto proprio da una lontana affermazione di Karol Wojtyla che risale al 1969: «Il conformismo rappresenta la morte di ogni comunità; a tutte le comunità è necessaria un'opposizione reale». KUng premette, anche questa volta, nel testo apparso su «la Repubblica»: «Non ho inai cessato, come teologo e come cristiano, di considerare la Chiesa cattolica come la sperati e auspicati e decisi dal Concilio a proposito della «collegialità episcopale», a peggiorare ulteriormente i rapporti fra l'istituzione e il teologo. Vi fu una «dichiarazione» ammonitrice e ultimativa dell'ex Sant'Uffizio nei suol confronti. La condanna però venne nel 1979 con una «dichiarazione» che era anche una precisa e clamorosa sanzione: KUng era privato del diritto di usare l'appellativo di «teologo cattolico», e privato anche dell'insegnamento della teologia dogmatica. ' Ha ubbidito, ma ovviamente non ritiene legittimo il provvedimento. Tempo fa dichiarava: «Io resto cattolico. Sono nato nella Chiesa, e non voglio lasciarmi strappare il gigante giovane, fervido e coltissimo, vivace e innamorato della vita, un augurio anche fisico per il rinnovamento della Chiesa. KUng ha preso sempre sul serio il Vaticano II, però senza mal farne un feticcio, bensì considerandolo un punto appassionato di partenza sia nell'aggiornamento della vita sia nell'approfondimento della ricerca teologica in maniera più liberà e globale. Nel 1970, dopo l'uscita di «Infallibile? Una domanda» la polemica che ne nacque aggravò ulteriormente la sua posizione presso Roma. Nel 1975 furono le sue tesi sull'infallibilità, sull'Eucarestia, sulla gestione centralizzata e il magistero nella guida della Chiesa, senza gli sviluppi i: «Resterò cattolico » mia patria spirituale; e come teologo ecumenico, di lavorare per gli uomini di tutte le Chiese cristiane. Ma proprio perché quotidianamente mi è dato di constatare quanti uomini e donne, in particolare confratelli nel .ministero sacerdotale, soffrono per l'attuale corso, non posso continuare a tacere». E' facile prevedere la reazione del Pontefice e di Ratzinger; a questo punto 11 conflitto non può che inasprirsi. Ma sarebbe davvero possibile una condanna definitiva e totale per questo protagonista potente e prestigioso della teologia critica, del dissenso teologico? KUng sa di non essere solo: la maggioranza dei teologi che fanno capo alla rivista internazionale Concilium — alcuni dei quali furono, con lui, artefici del Concilio — sono con lui, ugualmente preoccupati delle conclusioni a cui arriverà l'imminente Sinodo di novembre deciso da Papa Wojtyla per fare un consuntivo del Concilio. In definitiva KUng non ha mai pensato di non essere cattolico, e nemmeno di poter essere costretto a non considerarsi tale. A Milano, durante l'Incontro che ho detto, gli posi la domanda che gli rivolgono spesso gli amici teologi protestanti più vicini alle sue tesi: «Se lei è come lo accusano a Royna, perché non si fa protestante?». Agli amici vicini a lui come lui a loro risponde invariabilmente — mi raccontò —: «Che vuoi, se siete come vi conosco, perché non vi fate cattolici?». Nazareno Fabbretti

Luoghi citati: Germania, Milano, Roma, Sursee, Svizzera