Buzzati, i monti Il grande amore di Dino Buzzati
Il premio a lui dedicato Il premio a lui dedicato Buzzati, imonti Il grande amore Belluno, assegnato BELLUNO — Terza edizione del Premio nazionale di poesia Dino Buzzati-Valle del Piave, ideato da Renzo Cortina, operatore culturale, libraio, editore, amico di Buzzati, ora diventato presidente onorario del Premio stesso. A Belluno, patria dello scrittore, nella sala di cultura De Luca, la giuria presieduta da Alberto Bevilacqua ha assegnato il Premio ex aequo ai poeti Ottorino Stefani, di Treviso, per il volume «I treni di de Chirico», Rebellato editore, e Renato Minore, di Chieti, per «Non ne so più di prima», edizioni del Leone. Gilberto Forti ha avuto un riconoscimento per la sua traduzione dal tedesco del poeta Georg Trakl; Franco Zagato ha avuto un premio speciale per «Il dubbio, la cenere». Oltre vent'anni fa, lavoravo a Milano al «Corriere d'Informazione», avevo una rubrica a Ottorino Stefani fissa in terza pagina, mi aveva invitato Vittorio Notarnicola. Spesso al giornale incontravo Dino Buzzati che, del resto, conoscevo da tempo, da quando, nell'immediato dopoguerra, avevo pubblicato il mio primo romanzo «Storia di Anna Drei» che aveva vinto il Premio Mondadori. Buzzati non mi intimoriva, nonostante apparisse molto inglese nell'aspetto, e soprattutto non desse troppa confidenza. Come uomo, non era il mio tipo. A me, in quegli anni, piacevano i biondi con gli occhi azzurri, ero infatti innamorata di Carlo Cardazzo, veneziano, con il quale, a Milano, avevamo aperto la galleria del Naviglio. L'arte, gli artisti, negli Anni Cinquanta, e oltre, nella metropoli lombarda erano al ctiimirte. Si discùteva di Spazialismo, con Lucio Fontana, dalla mattina alla sera, e fino alla notte. Carlo Cardazzo mori nel 1963, io, dall'anno successivo, oltre a continuare il mio cammino letterario, mi occupai di pittura, feci parecchie mostre personali. Con Buzzati, l'amicizia divenne più stretta proprio a causa della pittura. Anche lui infatti aveva incominciato a esporre le sue opere pittoriche, ci fu un momento in cui facemmo una specie di gara a chi esponeva di più. Buzzati che. prima di sposarsi con Almerina, viveva con sua madre, era molto ricercato dalle donne. Scrltirici come Camilla Cederna,, esperte di moda come Maria Pezzi gli facevano da guardia del corpo. Era uno scapolo molto ambito- e nel nostro ambiente facevamo scommesse per capire chi lo avrebbe portato all'altare. Lui era serafico, gli piaceva essere adorato, la sua aria misteriosa e un po' triste gli procurava infinite ammiratrici. Quando Almerina sgominò le rivali, molte la odiarono. A me, invece, piacque, perché era la reale incarnazione delle invenzioni buzzatiane, una ragazzina giovanissima, dalle forme acerbe, dal viso pulito, con in più una saggezza mista a ironia. Amava le montagne, faceva ascensioni diffìcili, a Cortina era di casa, ricordo una sua fotografia splendida, mi pare del 1958, in cui con una corda legata in vita sta sulla Cima Canali. Dopo la sua morte che avvenne a Milano nel 1972 (era nato a Belluno.nel 1906) gli Scoiattoli cortinesl gli dedicarono il Torrione Buzzati' la cui prima ascensione venne eseguita nel 1975, un quinto grado superiore, e poi, ancora nel 1975, la via «Deserto dei Tartari», duecento metri, sesto grado, in memoria del suo romanzo più conosciuto e più amato, via che fu aperta da Cesare Maestri sulla parete NordOvest della Cima Grostè, nelle Dolomiti di Brenta. Cosi Bepi ricordava Buzzati sulle cine ampezzane. «Sempre elegante, rasato, impeccabile nella sua giacca a vento, il cappellino di tela bianca, i guanti come nel gioco del calcio...». Anch'io lo rivedo cosi nelle splendide estati a Cortina, nel silenzio delle vette, 'dove c'è la poesia come nei li-. bri che ha scritto, o nel quadri che ha dipinto. Dove, diceva Buzzati, la natura sembra trionfare sulla morte, e si scopre l'enigma della vita. Milena Milani .
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