Dopo tanta Carrà, la Bonaccorti

Dallas egli anziani Dallas egli anziani Dopo tanta Carni, la Bonaccorti 13,30 13,55 14 — 14,15 15 — 15,30 16 — 16,30 .17 — 17,05 17,55 18,40 19,35 20 — 20,30 La moda dei superprogrammi (ore ed ere di trasmissione di fila) si è iniziata con lo sbarco sulla Luna i A me Dallas, mette tristezza. La stessa che provo quando, ascoltando alla radio Tuffo // calcio minuto per minuto. Ameri si fa concitato e sbaglia I nomi dei calciatori. Mica li confonde con altri sul campo come fa Martellini in tv: proprio sbaglia persona ed evoca fantasmi. E se magari nomina Pesaola. non c'è patema perché almeno gli ultras conoscono il ..Penso., attraverso la sua carriera di allenatore, ma cosa succederà quando chiamerà in causa «Piedone»? Chi glielo spiega a Manfredonia e ai suoi fans che c'è stato un suo quasi omonimo che faceva Mantredini in qual- • che anagrafe sudamericana, e aveva i piedi smisurati, e per di più era romanista? Che il calcio ti possa invecchiare di colpo, si sa. Tu •.Piedone» ce l'hai davanti agli occhi, come se l'avessi visto ieri all'Olimpico; più ancora di Vinicius de Mendez che ora sta in panchina ad Udine, oppure di Arce che è coltivatore diretto, John Hansen il birraio e tanti altri come Selmosson, praticamente albino, chissà cosa fanno... Manfredini era altissimo, dinoccolato, disarmonico, disarticolato ma al ralenty: tentava una finta sulla sinistra in un gran mulinare di tentacoli scoordinati, poi rimediava a destra al-, lungando una delle due racchette da '.ève che aveva al posto dei piedi. A questo punto, gli altri ti guardano e"1 rispetto: mica c'era la moviola a quei tempi, quindi sei eletto santone: neppure benestante come Bhagwan Rajneesh, certo patetico come Mike Bongiorno, arrogante come Zeffirelli, arrembante come Bevilacqua, consacrato come Paperino e gli album de L'Intrepido. Tremendo matusalemme, insomma. Radio e tv hanno preso il vezzo squisitamente francese (riciclato poi con uguale perseveranza in Usa) di non mandare mai in pensione un divo, anzi più invecchia e meno conosce tramonto. Dalle mostruose stonature di Tino Rossi «su/fa breccia fino all'ultimo», agli -Immortali» trilli arteriosclerotici di Maurice Chevalier; e avanti ' con V contemporanei (si faper dire) dalle inossidabili I ginocchia di Zizi Jeanmafie;' ripiegate in un twist barocco senza requie, fino agli ormai improbabili travestimenti a scopo di lucro cinematografico del vizietloso Serrault. Cosi succede che io e tanti altri telespettatori, non più giovanissimi, ci sentiamo come se vivessimo dentro il Perry Como show. Ci circondano di vecchi. Da Martellini ad Ameri, da J. R. a Nino Manfredi che ha un bel mettersi golfoni fluorescenti ma sempre 64 anni ha, e se li ripete sempre più arrogantemente e ce li ripeterà magari biliosamente per tutto l'inverno provocando danni terrificanti. Come indurci a seguire saltuariamente Magnum Piai (che è pur sempre un gran bel modo di maturare), quotidianamente Happy Days nell'illusione di poterci disintossicare. Ma, come dicevo, è DaWas che mi mette tristezza. Non che la guardi sempre, ma come fai di questi tempi a non prenderne almeno un pezzo o un boccone? Ebbene, poche sequenze e son vecchio! Non ho riconosciuto Donna Reed (anni 64) che,, ai miei tempi, benché fragile e nervosa, col suo sguardo di ghiaccio domava anche illetterati cacciatori di foche. E c'è di peggio. Nel cast c'è una Susan Howard e l'ho scambiata con l'altra (Haward cori la «a»),' bruna rossa dal naso a patata fiera, scottante, graffiarne, feroce eppur romantica: quella di Questo mio folle cuore; e non ricordo se quel film si intitolava come la canzone, ma fu il simbolo di un certo modo di essere, ai cercare di vivere la vita. E siamo solo alla prima puntata della nuova serie di Dallas. So quindi che incontrerò Howard Keel, quello che un tempo cantava sullo schermo come nelle operette, ma noi uno cosi non l'abbiamo mai avuto. Alto, bellissimo, gli occhi balenanti, i gesti imperiosi e liberatori con i pizzi delle camicie che sprizzavano fuori dalle maniche levate in alto, a garrire nel vento del Mississippi. Mi dicono che adesso, anni 66, gli hanno messo un cappello da cow-boy e parla soltanto. E' dura vivere dentro questo Perry Como show. Nel delirio gerontologico,. comincio a trovar vecchi anche Maurizio Costanzo, il corvo Rockfeller, Sandro Ciotti, Lucio Dalla e Sophie Marceau, quella del Tempo delle mele. L'ho vista nuda su un giornale e c'era una piega qui, un'ombra di troppo là: m'è sembrata una mela già un po' troppo matura. stanzo dalle 13,30 avanti in pratica fino alle 20,30. Grande assente nella maratona del network è la diretta, alla quale si sopperisce con contenuti di grande richiamo: ospiti di lusso e scoop giornalistici. Basta? Forse: Costanzo è molto popolare, ma l'idea che quanto si vede è tutto (per legge) registrato e inscatolato toglie un po' di fascino alle immagini. Raiuno incalza. Adesso al venerdì manda in onda duefilm di fila oppure un solo film ma lunghissimo, alla Via col vento, andato in onda la settimana scorsa, o come la Bibbia che andrà in onda fra un mese. Lo spunto è quello del compleanno del cinema, che il 28 dicembre vanterà novant'anni di vita. In proposito si parla anche di. un maxiprogramma che di tutti i maxiprogrami alla fine dovrebbe essere il re: una maratona, che dovrebbe andare in onda fra Natale e Capodanno, tutta dedicata al cinema dalle origini ai giorni nostri, con spezzoni di film celeberrimi, gli esperimenti dei fratelli Lumière, interventi di attori, di registi e di critici. In pratica un panorama generale di tutta la cinematografia di ogni tempo e Paese, tutto da vedere e tutto possibilmente da videoregistrare, sia pur con qualche difficoltà: la durata prevista è da record: 33 ore. ste. pet. Auguri a Enrica Bonaccorti che inizia stamattina il maxiciclo di Pronto, chi gioca? succedendo alla Carré, e al suo Pronto Raffaella? per due anni dominatore del mattino. Il compito che l'aspetta non è facilissimo, non tanto per i raffronti col programma precedente, ma a causa della natura stessa della trasmissione, traducibile in ore e ore di chiacchere e giochi, mattina dopo mattina, per mesi di fronte alle telecamere, anche con l'influenza, o magari con nessuna voglia di fare la trasmissione, oppure con un litigio serpeggiante col regista, con un funzionarlo o con la costumista. Tanti anni fa un programma come Pronto, chi gioca? non sarebbe mai andato in onda, e questo per il semplice motivo che sarebbe stato considerato troppo lungo. Una volta le trasmissioni in diretta duravano clnquantacinque minuti, le si moltiplicava per venti-trenta puntate settimanali al massimo e se ne parlava come si parla di un monumento. „ Poi ci fu lo sbarco sulla Luna e la Rai decise per una maratona tv di qualche ora che a ragione si può definire storica, un po' per l'importanza dell'avvenimento al centro del programma e un po' per la gaffe indimenticabile di Orlando che annunciò Knianuele Milano (direttore della Rete Uno), insieme con Enrica Bonaccorti e Boncompagni cuna ancora adesso) mandavano in onda, soprattutto al venerdì, ipertrasmissioni serali di quattro o cinque ore con spettacolo, gare, concorsi, sponsorizzazioni, belle ragazze e musica. Una volta la regina del genere era la lombarda Antenna 3 che per mandare in onda maxispettacoli fatti come si deve era riuscita addirittura a ricostituire il quartetto dei Gufi precursori italiani del cabaret. Lungo è meglio? Per quanto riguarda la tv forse è sempre vero: le maratone ripagano quasi sempre degli sforzi compiuti • per mandarle in onda. Canale 5 lo sa, e replica a Domenica In con la Buona domenica di Maurizio Co¬ lo sbarco quaranta secondi dopo che in Italia e in tutto il mondo si era già brindato all'allunaggio. Sulle prime si pensava che solo spunti di cronaca della portata della conquista della Luna meritassero ipertrasmlssioni tv, poi le maratone elettorali e quelle di Domenica In convinsero la macchina della Rai che l'invenzione del programma-contenitore assicurava allo spettacolo interese, costi forse più bassi, continuità e grandi possibilità, specialmente se tutto fosse andato in onda in diretta. Pippo Baudo è un grande conoscitore della televisione e del suo pubblico. Un suo sogno, annunciato una volta in un'intervista, era quello di condurre un maxiprogramma che si aprisse al mattino e terminasse alla sera intervallato da film, telefilm, stacchi di ogni genere e notiziari. In pratica una maratona elettorale, ma senza le elezioni (che ne costituiscono in fondo l'aspetto più noioso). Baudo pensava addirittura che questo sistema sarebbe potuto funzionare non solo alla domenica ma tutti i giorni della settimana, possibilmente cambiando conduttori, e la Rai, se mai un giorno si renderà conto che la diretta è sempre e in ogni modo la sua arma vincente, forse arriverà a farlo. Una lezione le venne dalle private di seconda schiera che negli anni passati (qual¬

Luoghi citati: Arce, Dallas, Italia, Manfredonia, Milano, Udine, Usa