Badoglio: gloria e oro
Badoglio: gloria e oro Badoglio: gloria e oro TORINO -r- Fu il suo trionfo. Sei mesi di guerra, la vittoria. -La vita gli ha dato tutto e gli ita tolto tutto-, scrisse la sua biografa, Vanna Vallati. Per Badoglio . erano gli anni della gloria: ricevette il titolo di duca, lo stipendio di vicere a vita. La guerra d'Etiopia lo portò sugli altari. La polvere dell',8 settembre era ancora lontana. La Vallali, autrice di libri (Badoglio risponde. Badoglio racconta, L'armistizio e il, regno del Sud), amica affezionata e Instancabile studiosa, ricorda: -La guerra d'Etiopia fu la prima guerra-lampo moderna condotta con pieni poteri dal maresciallo Badoglio-, I ricordi sono ancora vivi. Nella casa della vècchia Torino, la contessa, Vallati ha davanti agli occhi le immagini di allora. Il 28 novembre 1935 Pietro Badoglio assume il comando delie operazioni in Etiopia succedendo al generale Emilio De Bono. Ha 64 anni, una salute di ferro. Forse, In quella nomina decisa dallo stesso Mussolini c'è un segno del destino. Non erano state proprio le vicende coloniali a spingere il giovane Badoglio alla carriera militare? -Facciamo un passo indietro-, spiega Vanna Vailati. Il futuro maresciallo, che aveva frequentato le scuole elementari nel suo paese d'origine, Grazzano Monferrato, prosegui gli studi al liceo-ginnasio «Vittorio Alfieri» di Asti. Sono gli anni in cui 11 colonialismo Italiano muove i primi 'passi. De Pretis vuole mettere i piedi in Africa, si decide l'occupazione del porto di Massaua. Ma il 26 gennaio 1887 arriva In Italia una terribile notizia: un battaglione comandato dal tenente colonnello Cesare De Cristoforo è stato massacrato dagli abissini. Cinquecento i morti. Il comandante De Cristoforls è di Casale Monferrato. Quando la notizia arriva al liceo-ginnasio «Alfieri» suscita una grande commozione. -Credo che Badoglio abbia scelto allora di intraprendere la carriera militare. // padre rimase deluso, fu Antonietta, la madre, a incoraggiarlo-. Badoglio sbarca a Massaua. il 26 novembre 1935 e entra in Addis Abeba 11 5 maggio 1936. Vince a Enderta (10 - 15 febbraio 1936), Amba Magi, Temblen e Sciré, Asciatigli!. E anche in quella guerra dimostra la sua proverbiale prudenza. Chiede carta bianca e riesce a ottenerla. Sarà lui e non 11 duce a decidere le mosse. Ma la calma che dimostra nel primo periodo dell'operazione rischia di metterlo nei guai. Badoglio aspetta. Troppo. E nei salotti di Roma 1 gerarchi fascisti cominciano a brontolare. Ma il maresciallo sa quel che fa. Porta con sé 1 vecchi collaboratori Armellini e Gabba e all'altro fedelissimo, Siciliani, rimasto a Bologna, Invia un telegramma dopo la vittoria di Endertà: -Dica a tutti gli strateghi da strapazzo che sono un branco di fessi. So io quando devo muovermi-. , Aveva ragione, eppure fu sommerso dalle critiche. Gli si rimproverò di aver vinto «una guerra facile»,, di aver impiegate 1 gas, di aver usato male l'aviazione. La discussione resta aperta, luci e ombre del personaggio rendono problematico 11 giudizio anche se, da un punto di vista strettamente militare, più di uno storico gli riconosce di essersi comportato da buon soldato. Resta, certo, l'interrogativo di fondo: a che cosa servi la conquista dell'Etiopia? «Me lo sono chiesta tante volte — conclude Vanna Vailati A conti fatti l'impresa non si rivelò un buon affare. Era costata oltre un tereo della nostra riserva aurea e il denaro continuava a essere inghiottito come da un pozzo di sabbia. Si era sviluppata la guerriglia che consonò materiali e risorse. La polarizzazione del nostro sforzo in Africa ebbe come conseguenza immediata di renderci meno efficienti in Europa allo scoppio della crisi». in. a.
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