No alla bistecca agli ormoni di Franco Giliberto

No glia bistecca agli ormoni Il primo congresso internazionale «Cibo e salute» a Salsomaggiore No glia bistecca agli ormoni L'appello degli scienziati è unanime: l'uso degli estrogeni è pericoloso perché può produrre effetti indesiderabili su maschi e femmine - Ma a volte il presunto perìcolo di un cibo viene «smascherato»: l'esperimento di un gruppo di persone che hanno bevuto un litro di «Verbesco» al giorno DAL NOSTRO INVIATO SALSOMAGGIORE — Quanti italiani farebbero di' buon grado da cavie, sottopo-' nendosl a quotidiane e gratuite bevute di vino? I volontari sarebbero numerosissimi, sostiene l'immunologo Fabio Ambrogl dell'Università di Pisa, che ha messo alla prova per un mese un gruppo di persone, affascinate da questa esperienza. Lo scopo dell'inusitata ricerca clinica era di registrare le reazióni di individui adulti al consumo di «Verbesco.., vino bianco leggero, prodotto con tecniche raffinate da un consorzio piemontese, Riforniti gli individui prescelti con una trentina di bottiglie ciascuno e avuta da loro garanzia che non avrebbero bevuto per trenta giorni nessun altro tipo di alcol, Ambrogl ha atteso che trascorresse il tempo delle previste libagioni (non più di un litro a testa nelle 24 ore). Poi ha sottoposto quei volontari, che erano stati selezionati come individui assolutamente sani, a tutta una serie di esami di laboratorio: ricerche di funzionalità epatica, conta dei globuli rossi e altre analisi del sangue. Giungendo al risultato che la cura di «Verbesco» non aveva provocato alcun danno né modificazioni negative nelle «cavie». Anzi, aveva ringalluzzito tutti. 'Volevano ripetere la prova a tutti l costi — dice Ambrogl — prova che io considero preliminare, ma significativa. E' un'esperiema che bisognerebbe fare con tanti altri vini, per stabilire, come minimo, la loro igienicità». L'immunologo è venuto a parlare di questa sua iniziativa gastronomico-scientifica al primo Congresso internazionale su «Cibo e salute» promosso a Salsomaggiore dall'Ente autonomo Fiere di Parma. E non è stato, quello del vino bianco, l'unico motivo di interesse: il Convegno si è articolato in 40 diversi simposi, che hanno affrontato 1 temi più disparati delle «malattie da cibo». Una tavola rotonda sugli estrogeni nell'alimentazione umana ha fatto il punto su questo preoccupante problema italiano. Dice Aldo Bertelli, direttore dell'Istituto di farmacologia dell'Università di Pisa: »Abbiamo lanciato un messaggio alle nostre autorità politiche, perché non si lascino convincere da nessuno ad autorizzare l'uso di ormoni femminili nell'allevamento dei bovini. Mangiare bistecche agli ormoni può costituire un reale pericolo: Come si sa, in Italia l'uso degli estrogeni per la produzione di carni è vietato dalla legge. Però gran parte delle bistecche che giungono sulle nostre tavole provengono da nazioni (la Francia e i Paesi dell'Est europeo) in cui è lecito fare uso di ormoni in zootecnia. Genetisti, andrologl, ginecologi, urologi (alla tavola rotonda erano presenti tra gli altri i professori Loprieno, Mells, Menchlni-Fabris e Pisani) hanno ribadito che la •bistecca agli estrogeni» è fortemente sospetta: «può provocare indesiderabili effetti in maschi e femmine soprattutto per guanto concerne la riduzione della spermatogenesl e piii in generale la capacità riproduttiva. Ha effetti avversi sul comportamento sessuale. Sono stati segnalati anche probabili rischi di cancerogenesi». Ha soggiunto 11 dietologo canadese Paul Brellie: «Tutto nella vita è relativo, ma fino a un certo punto. Prendiamo un ragazzo, il quale mangiando spesso bistecche di bovini alimentati con ormoni comincia a dare segni di femminilizzazlone. Qualcuno dirà che è un male, qualcun altro scrollerà le spalle e magari dirà che è un bene. Ma se per quel ragazzo c'è il pericolo dèi cancro, la valutazione diventa assoluta: tutti non potranno che dire di no agli estrogeni nelle stalle». Il Congresso di Salsomaggiore in tre giorni è spesso passato dal temi allarmanti a quelli meno catastrofici. Più relazioni scientifiche, per esemplo, si sono soffermate su una nuova possibilità alimentare che fornisce il tanto vituperato tabacco, «/n naturo non vi è niente dì inutile: nemmeno l'inutilità stessa», scriveva Montaigne. E partendo da questa citazione vari esperti hanno ricordato che dalle foglie di tabacco (quando sono verdi) sì possono trarre proteine di buona qualità biologica, pari a quelle della caseina e della carne. Le prime esperienze in questo senso sono statunitensi, ma anche in Italia 11 prof, Fantozzi dell'Università di Perugia e il prof. Tornassi dell'Istituto nazionale della nutrizione si stanno occa pando del programma «Tobacco Dlnner». Nell'ambito della Cee 11 nostro Paese è 11 maggior produttore di tabao co con 130 mila tonnellate l'anno. Al Congresso, alcuni osservatori del monopolio dello Stato sembravano particolarmente soddisfatti. Perché se la produzione e la vendita di sigarette da parte dello Stato è finora stata considerata abbastanza «amorale», un giorno l'immagine potrebbe lievemente cambiare: con la nascita di un monopolio che, prima di fornire «cattivo» tabacco al cittadini, estrae per loro «buone» proteine. Franco Giliberto

Persone citate: Aldo Bertelli, Fabio Ambrogl, Fabris, Fantozzi, Loprieno, Paul Brellie, Pisani

Luoghi citati: Francia, Italia, Parma, Pisa