Un carcere che recupera di Claudio Giacchino

Un carcere che recupero Com'è cambiato il Ferrante Aporti: insegna a lavorare Un carcere che recupero Il concetto di detenzione attiva è diventato la regola - £ il risultato c'è: soltanto il 15 per cento dei ragazzi arrestati torna una seconda volta - Purtroppo sono in continuo aumento i nomadi che non legano con nessuno - «Stiamo studiando un progetto speciale per gestirli» Una caccia al tesoro nel camerotti con le sbarre alle finestre e lungo 1 corridoi frastagliati da pesanti cancellate: poi, la presentazione di un disco, inciso dalle voci di coloro che debbono stare in questo universo di grate; infine, uno spettacolo folcloristico gitano, presentato da giovanissimi nomadi sorpresi, chi pochi giorni fa, chi l'altra settimana, a rubare. Tutto ciò è successo ieri sera, dentro il carcere minorile «Ferrante Aportl». Giochi, canti e performace teatrali erano echeggiati sotto le volte a botte del vecchio edificio di corso Unione Sovietica già nell'autunno del 1984; la festa quindi, seppur sempre singolare per 11 luogo e gli interpreti, non è stata una novità. Ma, essa ha dimostrato ancora una volta quanto sia mutato in meglio 11 riformatorio. Evasioni, rivolte, la violenza come regola di sopravvivenza dietro le inferriate, la segregazione in cella 24 ore su 24 come regola di vita, l'inedia totale e coatta a scandire 11 tempo: cosi era, sino a pochi anni fa, l'istituto. Oggi, grazie alle riforme, all'aiuto dato dalla città attraverso il cosiddetto 'Progetto giovanie all'impegno quasi da missionario profuso dal direttore Andrea Baccl, il «Ferrante Aportl » è una prigione vivibile, in cui la detenzione da passiva è diventata attiva. Nel senso che 11 giovane recluso è alutato a migliorarsi, OH si Insegna un lavoro attraverso 1 corsi di falegname, parrucchiere, carrozziere, meccanico, panettiere, fotografo e tecnico di audiovisivi, lo si segue e lo si appoggia anche quando è ridiventato libero tramite le cooperative giovanili, la parrocchie, le organizzazioni sportive e le strutture del quartieri. Le statistiche sono confortanti: sino allo scorso decennio, quando 11 riformatorio era solo carcere e non anche scuola di vita onesta, elevatissimo era 11 numero del recidivi. «Da noi passano 500-600 giovani Vanno — calcola 11 dott. Baccl —. Sono stati arrestati in flagranza per furto e rapinette, rimangono mediamente nell'istituto una settimana. Se il reato è più grave, la permanenza dura sino a 18-20 giorni. Tutti verranno processati a piede libero, se incensurati se la caveranno sema altie conseguente. Ben pochi di questi 'noviei', iolo il 15 per cento, ritorna ancora qua*. Sino a un recente passato, grandi «fornitori» del riformatorio erano i quartieri ghetto di \la Artom, delle Velette e del centro p'.orlco. • Oggi — dice Baccl — i ragaeet arrivano indifferentemente un po' da tutte U eor.e di Torino. C'è ~a registrare però 'mi fenomeno n odo. diminuiscono i minori -ovenienti dalla città i meritano quelli della provincia*. Dal febbraio scorso il «Ferrante Aportl» custodisce an¬ che le ragazze: 1 posti per loro sono 14, Ieri nell'elenco delle detenute figuravano 10 nomi. I ragazzi erano 43. Su tre minori detenuti, uno è zingaro. -I nomadi sono in continuo aumento — spiega il direttore —. Nel 19S4 ne ospitammo 54, quest'anno ne avremo più di 150. Rappresentano un grosso, inedito problema. Questi giovani cosi diversi per cultura e lingua non legano con gli altri, non recepiscono nulla dagli educatori, ami spesso rischiano di vanificare il loro lavoro sui ragazzi italiani. Per gestirli, stiaìiio studiando un programma specifico che recuperi quanto c'è di positivo nella cultura nomade*. Claudio Giacchino

Persone citate: Andrea Baccl, Artom

Luoghi citati: Torino