La gran roulette delle monete

La gran roulette delle monete ZURIGO, IL RE DEGLI GNOMI SPIEGA LA «CASINO9 SOCIETY» La gran roulette delle monete «Non siamo più noi, le grandi banche, a fare il mercato. Ora tutti scommettono: bastano qualche centinaio di milioni di dollari, un buon cambista e un computer» - Il mondo finanziario si è trasformato in una Las Vegas planetaria, che ruota più secondo la logica del tappeto verde che dell'economia produttiva - Se un venerdì pomeriggio a Chicago... DAL NOSTRO INVIATO I ZURIGO — Un grande pa-laeeo di travertino domina Paradeplatz, la piazza cen-j troie di Zurigo; è la sede del-} la potente Società di Banca Svìzzera. Il primo plano è co-1 stitulto da un salone modulare circolare dove duecento 'addetti scrutano, come astronomi in un osservatorio, la vita e le evoluzioni del pianeta monetario in tutto l'universo. C'ero già stato un'altra volta nel 1971, nel pieno della crisi del dollaro dopo la decisione di Nixon di abolire la convertibilità con l'oro. Allora sui tavoli campeggiavano decine di telefoni che squillavano ininterrottamente; i cambisti cominciavano a lavorare di buon mattino e, rifacendosi alle quo' tastoni del pomeriggio precedente, si mettevano in colle-, gamento con le altre banche nelle varie picene finanziaI rie, poi, sulla base delle prime offerte e delle prime richieste, fissavano via via i corsi. Ma per uno spostamento di cinque centesimi di dollaro ci mettevano un mese. «Oggi è tutto cambiato», vii spiega Arno. Semadeni, direttore della SBS, e gran 'Patron* del cambio, da quello delle valute fino a, quello dell'oro (piti della' metà del metallo giallo nel mondo passa per Zurigo) | «Tutto è cambiato perché^ non slamo più noi a fare li mercato. Con la rivoluzione delle telecomunicazioni le] notizie capaci d'Influire sul mercato le hanno tutti gli operatori In tempo reale e' non solo 1 grandi istituti bancari la mattina dopo.' Prima, almeno di notte, si stava fermi: oggi la ruota gira 24 ore su 24 e noi clob-l btamo starle dietro. Per questo vi è una pattuglia che resta collegata al terminal tut-. ta la notte e, se succede qualcosa all'altro capo del mondo e le monete comln-. ciano a ballare, può svegliarmi In qualunque momento»,,,, i // panorama, che )ió^soiio\ gli occhi è ta controprova vi-', sibile della «Casinò society», ovvero società del gioco d'azeardo, secondo la de/inizio.ne, recentemente attribuita da Business Week a Wall Street. I video terminali proiettano senea interrueio-: ne notiete da ogni angolo del mondo, gli elaboratori estrapolano linee di tendenea,. «masticando* tutti i dati possibili, collegamenti in' fono portano in diretta la voce delle grandi piaeee finanziarie, Francoforte, New York, Londra... Alle *consoIcs» giovani stralunati e attenti tengono le fila del gioco, o meglio tentano di stargli dietro. Dopo i trent'anni *scoppiano» e debbono darsi, ad altre incomberne: «Trop-1 pa velocita, troppe notizie, troppi impulsi incontrollabili influenzano ormai l'oscillazione del cambi», afferma Semadeni che cerca d'illustrarmi l'andamento del 'gioco*. Anzi dei giochi, perché le possibilità sono più d'una* come in un Casinò Cove, accanto alla roulette, vi è il mbaccaraU, lo mchemin» ed, anche la « slot-machine*. Cosi qui vi sono i *charts*. le -currencles futures*, le «curxencles options*. le *optlons* interbancarie, le scommesse scaturite direttamente dal computer, ecc. «Guardi, questi sono i charts», mi dice il mio cicerone, tracciando due linee su un diagramma partorito dall'elaboratore che' fornisce le costanti del dollaro nell'ultimo mese (ma potrebbe essere l'ultima settimana o gli ultimi sei mesi, a seconda della scommessa che si vuol fare). Le linee segnano la tendenea dei massimi e del minimi e la proiettano sull'immediato futuro. «Se un certo giorno la quotazio¬ giapponese ha venduto centinaia di milioni di dollari a 2,15, ma il mercato dopo una prima scossa è risalito nella stessa giornata a 2,16 e meeeo. Il fatto è che tutti giocano, le banche centrali, quelle commerciali, le multinazionali e gruppi di finanzieri che, messe assieme poste di qualche centinaio di milioni di dollari, assoldano qualche abile cambista col computer e, grazie ai sistemi di previsione elettronica, scommettono sulle monete come si trattasse del Totocalcio. Come abbiamo visto i tavoli da gioco sono più d'uno. Cerco di farmeli spiegare: oltre al 'Charts* (il gioco dei pronostici basati sulla previsione delle costanti) vi sono le 'Currencies futures*, il mercato a termine delle monete, che ha quattro scadenze annue a Chicago, Londra e Singapore; altro grande gioco è quello delle *opttons* che ha per teatro Filadelfia, Chicago, Londra e Amsterdam: lì si compra e si vende il «diritto a comperare o a vendere» il dollaro e le altre divise ad un prezzo determinato a una certa data. Serve per ricoprire l commercianti dal rischio di cambio ma anche per spericolate operazioni d'azzardo, dato che con montanti relativamente piccoli, pari alla differenza in più o in meno sul prezeo fissato, si possono 'muovere* centinaia di milioni di dottari; infine c'è il mercato fuoriborsa. Una Las Vegas planetaria che ruota più secondo la logica del tappeto verde che dell'economia produttiva. «Quasi tutto è fuori del controllo delle banche centrali, prosegue il re degli gnomi di Zurigo. Il che non vuol dire che la loro azione ' passi inosservata, tutt'altro: anzi dopo pochi minuti che la Bundesbank, poniamo, comincia a vendere dollari, 11 dato rimbalza sul terminali, tutti lo sanno e cominciano a. vendere, poi si accorgono In tempo reale ohe > l'intervento non è cosi imponente e allora ripuntano al rialzo, Comunque, dopo la riunione del Plaza e quella del Fondo monetarlo a Seul, tutti si chiedono fino a che punto le banche centrali vorranno e potranno condurre la danza, Di fronte a uno scenario cosi complesso, alla molteplicità degli operatori e al volume | dei capitali in movimento i ne uscisse dalla linea di previsione e la travalicasse anche di poco, per esemplo, al ribasso, potrebbe verificarsi un tracollo improvviso perché 1 detentori di dollari cercherebbero di liberarsene, magari coprendosi a termine». E le banche centrali? Possono intervenire a breve, ma sono solo uno dei tanti soggetti che agiscono sul mercato. Certo tutti gli occhi, specie dopo la riunione dei Cinque al Plaea di New York con la decisione di 'pilotare* il dollaro a un livello più basso, sono puntati su ogni loro mossa. Ma non è detto che la subiscano. Ad esempio il 7 ottobre la banca centrale loro limiti sono evidenti. Bisogna, però, anche dire che la discesa del dollaro corrisponde ad una necessità di fondo dell'economia americana, per cui la manovra del governatori s'innesta su una esigenza reale. Alla fine, quindi, essa dovrebbe riuscire, anche se non mancherà qualche momento di rialzo. «Il pericolo vero è un altro: che la manovra sfugga di mano e che, di fronte al timore di una discesa brusca, tutti si mettano a vendere e gli operatori, che si sono indebitati in marchi, franchi svizzeri o yen per acquistar dollari, si muovano precipitosamente in senso contrarlo. Cosi, magari, un venerdì pomeriggio a Chicago o a Filadelfia, qualcuno comincia a vendere e tutti lo seguono. A quel punto può venire il panico e il dollaro perdere d'un colpo il dieci per cento. Le conseguenze anche per l'economia europea sarebbero gravi, le capacità di esportazione scenderebbero rapidamente, l'Inflazione riprenderebbe. Certo, poi, subentrerebbe una seconda fase, risalirebbero 1 tassi e 11 dollaro rimonterebbe. Corsi e ricorsi che abbiamo già visto, ma non c'è memoria in queste cose. Oggi il rapporto dollaro franco svizzero è a 2,17, dopo esser salito fino a 2,95, ma tutti sembrano aver dimenticato che a metà degli Anni 70 il rapporto era di 1,50. Nulla ci garantisce che non si torni a quel punto». Mario Piranl

Persone citate: Mario Piranl, Nixon