Craxi: «Pronto a rifarlo» di Paolo Galimberti
Craxi: «Pronto a rifarlo» Da Abbas alla crisi: intervista al presidente del Consiglio Craxi: «Pronto a rifarlo» «Ma insomma, lo vogliamo capire che Abbas era su un aereo egiziano trattenuto illegalmente?» - «La sua partenza è stata gestita dall'ambasciata d'Egitto, io non ne sapevo nulla. L'ho appresa dalla tv, come Spadolini» - «E" pazzesco che per questa storia si sia aperta la crisi» DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — «Se dovesse capitare di nuovo, lo rifarei. Anche Spadolini era d'accordo. L'ho detto nel discorso alla Camera e lo confermo qui. Io non racconto balle*. Bettino Craxi mangia di malavoglia (una minestra di verdura, una bistecca al sangue, un soufflé preparato apposta dallo chef In suo onore) al ristorante del Waldorf Tower, tra un nugolo di agenti dell'Fbi addetti alla sua sicurezza, che hanno occupato 1 tavolini tutt'attorno. Anche Reagan dorme in questo residence super esclusivo: tra guardie del corpo, segretarie e residenza del Presidente, la Casa Bianca ha occupato tre piani. 'Io, invece, ho soltanto una suite di venti stame* scherza Craxi. Sono le dieci di sera di mercoledì, ma per il presidente del Consiglio, appena arrivato dall'Italia con un volo speciale, sono le tre del mattino. Tra qualche ora dovrà incontrare Reagan per un chiarimento forse definitivo e ha voglia di parlare, quasi per riordinare le idee, preparare ad alta voce la «scaletta» di quello che vuole dire al Presidente americano. E il cronista diventa l'interlocutore di un lungo sfogo, il primo che Craxi si concede con un giornalista da quando 11 suo governo è caduto per colpa della «Achille Lauro». «La cosa pazzesca — dice il presidente del Consiglio — è che per questa storia si sia fatta una crisi di governo. E' mai possibile con tutti i problemi che abbiamo in Italia? Ma si pensi alla legge finanziarla: adesso dovremo andare all'esercizio provvisorio, 11 che vuol dire che avremo le vecchie spese senza avere le nuove entrate. E giù miliardi e miliardi... già, mi sono dimenticato di dirlo a Spadolini quando, quel martedì, è venuto a trovarmi per dirmi che il suo partito voleva la crisi. Proprio loro, che dicono di essere il partito del rigore». Presidente, c'è chi dice che la crisi, In realtà, più che Spadolini l'abbiano voluta gli americani... «No, non direi proprio. Ouardi, questa crisi è frutto del giardino della politica italiana». Lei dice: se capitasse di nuovo, lo rifarei. Intende: chiedere la mediazione dell'Oli), lasciare andare Abbas? «SI, quello intendo. Ma insomma, lo vogliamo capire o no che Abbas era su un aereo egiziano trattenuto illegamente sul territorio Italiano? Se avessimo voluto violare l'extraterritorialità avremmo dovuto usare la forza. Avremmo provocato un disastro diplomatico. Che cosa ci sarebbe rimasto da fare, dopo: dichiarare guerra all'Egitto? A me non manca il coraggio, anzi ne ho da vendere a qualcuno. Ma non mi manca neppure il rispetto della parola data. Non è giusto che gli americani abbiano detto e scritto certe cose: la nostra maggiore preoccupazione, il privilegiare il negoziato prima di tutto, era proprio dovuta al fatto che c'era¬ no a bordo della Lauro passeggeri americani, che erano i più esposti». D'accordo, presidente, lo rifarebbe. Ma non è tanto la sostanza che molti, compresi gli americani, le rimproverano, quanto la forma. Perché è ricorso al sotterfugio per lasciare andare Abbas? Non poteva dirlo chiaro e tondo: per noi Abbas è innocente, comunque ha passaporto diplomatico ed è su un aereo egiziano? «Allora, andiamo con ordine. Ouardi che noi lo abbiamo detto agli. americani. L'ambasciatore Rabb ha ricevuto una nota verbale alle 3 del pomeriggio di quel famoso sabato in cui gli si diceva che noi avevamo autorizzato l'aereo egiziano a ripartire coi suoi passeggeri perché a loro carico nulla risultava». E Rabb come ha reagito? «Non sono stato io a comunicarglielo. Comunque mi hanno detto che ha reagito malissimo: quasi non parlava più». Ma tutto il resto: Abbas al¬ l'Accademia egiziana, poi la smentita, Abbas è rimasto sull'aereo; poi la notizia che se n'è andato con un aereo di linea jugoslavo. Gli americani si sono sentiti presi in giro. «Guardi, io di questo non sapevo nulla. Che Abbas fosse partito l'ho saputo dalla televisione, alle 8 di sera. Non siamo stati noi a gestire questa partenza, bensì il governo egiziano e l'ambasciata a Roma. Abbas era ospite loro, non nostro, e una volta che avevamo dato il permesso all'aereo di ripartire la cosa non ci riguardava più. Spadolini dice di aver appreso della partenza di Abbas dal Telegiornale. Ebbene, anch'io. Si figuri che ero fuori Roma». Ora, però, c'è uno dei dirottatori che dice che Abbas era il capo militare del dirottamento. Se risultasse vero? «Io credo che riusciremo a Paolo Galimberti (Continua a pagina 2 In sesta colonna)
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