Reagan: 5 Paesi da pacificare di Ennio Caretto

Regge»; 5 Paesi da pacificare Discorso all'Orni, conciliante sul disarmo, duro sugli interventi sovietici, da Kabul a Managua Regge»; 5 Paesi da pacificare Il Presidente ha parlato di «un nuovo inizio» dei rapporti con l'Unione Sovietica - Propone l'impegno congiunto delle due superpotenze per portare la pace (e sgomberare le truppe straniere) in Afghanistan, Cambogia, Etiopia, Angola e Nicaragua - Shevardnadze replica accusando gli Usa di avere fomentato le crisi nel mondo - Un messaggio personale del capo della Casa Bianca al leader del Cremlino DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Con Oorbaclov, non sarà, un vertice facile: se 11 discorso di Reagan, ieri all'assemblea generale dell'Onu, ne ha rappresentato la messa a punto da parte americana, tutto quello che si può sperare è che non vada peggio del freddo vertice tra Kennedy e Kruscev quasi un quarto di secolo fa. Il ministro degli Esteri sovietico Shevardnadze, che ha ascoltato in silenzio, rifiutando di unirsi all'unico, tiepido applauso finale, lo ha di fatto denunciato nel suo successivo intervento, la lettura del messaggio di Oorbaclov. Elegante in un abito scuro, e leggermente in ritardo sul cerimoniale, Reagan ha svelato soltanto a meta discorso la «nuova, vasta, lungimirante iniziativa» (che dovrebbe dar luogo a «un nuovo inizio,, nei rapporti tra le superpotenze), annunciata l'altro ieri dalla Casa Bianca. Essa consisterebbe nell'Impegno delle superpotenze a portare la pace e a sgombrare delle truppe straniere cinque Paesi in preda a conflitto, tutti In ■ seguito all'interferenza so-, vietica: l'Afghanistan, la. Cambogia, l'Etiopia, l'Angola e il Nicaragua. L'impegno $1 svilupperebbe In tre fasi di-! verse: la sollecitazione congiunta alle parti in causa a riconciliarsi, con l'Intervento diretto dell'Urss nel caso afghano; una garanzia comune alla tutela degli accordi; l'inserimento dei Paesi «nella comunità economica inondiate*. Reagan è stato molto duro nei confronti del Cremlino, criticandolo per aver Imposto dittature che ! sono sfociate prima in guerre .contro i popoli sottomessi, poi contro 1 loro vicini, DI questa critica si 6 servito Shultz per spiegare l'esclusione, dal focolai di tensione, di nazioni come il Salvador ■'democratiche e minacciate dalla guerri- glia ispirata dall'esterno». Reagan ha anche detto, sia pure di sfuggita, che farà nuove proposte per porre fine alla '.ingiustificata divisione dell'Europa*. Il Presidente è apparso più conciliante sulla riduzione degli armamenti, pur insistendo che gli Stati Uniti non rinunceranno allo scudo spaziale. Egli ha dato innanzitutto atto a Oorbaclov che il suo piano di disarmo 'Contiene semi* di una possibile intesa, ha evitato di denunciare le violazioni dei trattati esistenti che egli imputa al Cremlino, e ha parlato soltanto di ricerca e di espcrimenti compatibili con l'«Abm», il patto contro 1 missili antimissili, sulle cosiddette guerre stellari. Ha promesso di avanzare controproposte costruttive. Il suo obiettivo rimane comunque inalterato. Reagan si propone di raggiungere «non l'equilibrio del deterrente, ma l'equilibrio della sicurezza», di promuovere cioè un «mix» di armi nucleari e di scudo spaziale. In privato, a Shevardnadze, ha aggiunto un elemento in più, lo stesso evidenziato agli alleati europei: che gli Stati Uniti non dispiegheranno le armi stellari se non dopo negoziati con l'Urss, allo scopo di renderla partecipe di esse, o, se rifiuterà, che le dispiegheranno dopo un preavviso di 5-7 anni. Informato in anticipo della sostanza del discorso di Reagan, 11 ministro degli Esteri sovietico, che ha preso la parola un'ora e mezzo più tardi, ha confutato in primo luogo la sua visione di un mondo messo a rischio dalla sovversione «made In Urss», sostenendo che sono «le pallottole Usa* a generare le crisi regionali, e accusando Washington di razzismo, ad esempio In Sud Africa. Shevardnadze ha quindi premuto perché l'«Abm» venga Interpretato In modo totalmente restritti¬ vo, «come facciamo noi*, e venga perciò chiusa la strada delle guerre stellari. Per ultimo, ha avanzato un'offerta, già adombrata da Oorbaclov, su cui l'America dovrà riflettere: Mosca, ha detto, è disposta ad accettare qualche forma di verifica degli armamenti. Se il Presidente americano era sembrato inflessibile, il ministro sovietico si è dimostrato ancora più rigido. Agli alleati europei degli Stati Uniti, tutto ciò pone una nuova serie di problemi. In campo internazionale, il reaganismo Incomincia a significare bipolarismo, un mondo cioè controllato dalle superpotenze, e linkage, ossia' interdipendenza tra disarmo e distensione. Fino a Ieri si pensava che la Casa Bianca, mirasse alla riduzione degli armamenti indipendentemente dall'assenso sovietico a un codice di condotta da essa elaborato. Oggi risulta 11 contrario. Sono concetti che quindici anni fa, all'apice del dialogo più fruttifero della storia tra Mosca e Washington, il presidente Nixon e 11 suo segretario di Stato Kissinger erano' stati costretti ad abbandonare. Il discorso di Reagan è stato evidentemente condizionato anche da considerazioni propagandistiche: di fronte all'offensiva di Oorbaclov, il Presidente doveva reagire con vigore. Ma all'Onu molti ieri dicevano che egli ha scelto il tono e il terreno sbagliati. Dopo il discorso all'Onu Reagan ha avuto un colloquio di mezz'ora con Shevardnadze. Il Presidente ha consegnato al ministro degli Esteri sovietico un messaggio personale per Oorbaclov, Ennio Caretto