Ottobre caldo alla Chrysler di Ennio Caretto

Ottobre caldo alla Chrysler AUTO USA / Il gruppo torna al profitto, i dipendenti presentano il conto Ottobre caldo alla Chrysler Gli scioperi paralizzano la produzione da otto giorni - Il sindacato chiede il «risarcimento» dei sacrifici dall'80 e le stesse garanzie (sui salari e occupazione).concesse da Ford e Gm NEW YORK — Il nuovo anno finanziario, Incominciato il primo ottobre, ha portato all'Industria automobilistica americana una' brutta gatta da pelare: Il rinnovo del contratto nazionale di lavoro con I dipendenti della Chrysler, la Casa che nel giro di quattro anni, dall'80 all'84, dall'orlo del dissesto è risalita al tetto storico dei profitti. In sciopero ormai da òtto giorni, i lavoratori della Chrysler minacciano di restarvi anche un mese se le loro ri' chieste non saranno accolte. Secondo gli esperti, già alla terza settimana Detroit, che sta andando incontro a serie difficoltà, ne subirà I primi danni, e poco dopo incomincerà a risentirne l'intera economia Usa. Il braccio di ferro è nato in-. nanzitutto dalla richiesta di «risarcimento» dei dipendenti per 1 sacrifici addossatisi nell'80: il capo del sindacato Bieber ricorda che la Chrysler iu salvata grazie al licenziamenti, al. pensionamenti anticipati, alla riduzione dei salari e del contributi e via di seguito. Ha reso più acceso il confronto la constatazione che 1 lavoratori della Oeneral Motors e della Ford, le grandi concorrenti della Chrysler, hanno ottenuto nel frattempo garanzie sull'occupazione e una partecipazione agli utili. ^Siamo il brutto anatroccolo- ha protestato Bieber mia nostra condizione deve cambiare-. I 10 mila dipendenti della Chrysler canadese si sono messi d'accordo con la direzione l'altro ieri, su queste basi: 1) un premio di 1000 dollari una tantum per i disagi patiti; 2) salari e contributi quasi del livello di quelli della Generai Motors e della Ford; 3) nuovi negoziati tra due anni. Ma 1 70 mila lavoratori della Chrysler americana esigono un premio superiore, un trattamento non solo salariale bensì anche occupazionale e partecipativo identico a quello delle Case concorrenti, e una durata del contratto di tre anni. «Sono richieste — ha detto il presidente Lee lacocca — che rischiano di farci perdere il terreno riconquistato-. L'ultimo round negoziale è durato 24 ore, senza interrii zlone, e non ha sbloccato l'impasse. Iacocca, che recandosi personalmente in Canada era riuscito a raggiungere un'intesa, si è ritirato nei suoi Uffici «per un giorno di riflessione». A trattare con Bieber è rimasto il vicepresidente Greenwald. Bieber è stato esplicito: «La General Motors e la Ford hanno garantito comunque un livello dì impiego dell'SO per cento dell'attuale... Non possiamo accettare di meno-. Greenwald gli ha invano obiettato che le maestranze canadesi hanno rinunciato a questa clausola. Oli esperti calcolano che la Chrysler stia perdendo 15 milioni di dollari il giorno, e temono che senza una sollecita risoluzione della vertenza chiuda il primo trimestre del nuovo anno finanziario in passivo per la prima volta dall'83. Essi ammoniscono inoltre che nell'86 Detroit registrerà in genere un calo sia pure lieve delle vendite, a causa di un altro «boom» del le importazioni (il Giappone non autollmita più il suo export negli Stati Uniti) e della saturazione di taluni settori del mercato (Detroit li ha «drogati» con allettanti sconti). Non temono che si crei una crisi vera e propria, ma paventano un ristagno. Lo stesso Bieber ammette che la situazione è incerta. ìtÀt èrlsi denso e WlWjmn può ripetersi- ha dichiarato. «Le grandi Case si sono ri strutturate, le innovazioni tecnologiche sono state notevoli, e l'industria è in grado di anticipare quasi qualsiasi emergenza. Ma i miracoli dell'84 e dell'85 non si rinnoveranno nelt'86 e non vogliamo essere di nuovo noi a soffrirne-. La formazione di questo collo di bottiglia non era imprevista: esso però risulta più stretto di quanto si pensasse, e dà spazio anche all'espansione degli impianti giapponesi negli Usa. La Casa Bianca segue il contenzioso con qualche apprensione, perché esso coincide con la seconda ripresa dell'economia della presidenza Reagan. Il governatore della Riserva federale Paul Volcker ha ieri dichiarato che la domanda nazionale lorda è in crescita del 4-6 per cento, e che ciò dovrebbe favorire la produzione. Le sue dichiarazioni hanno impresso una piccola spinta al dollaro, che è salito a 1782 lire e a 2,64 marchi tedeschi dopo tre sedute consecutive al ribasso. Uno del motori della ripresa, forse il principale, è stato proprio l'industria automobilistica, che ha riempito anche il vuoto prodotto dalle saltuarie pause di quella edilizia. Ennio Caretto l>e Jacocca (nella foto, a sinistra) con Henry Ford

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