Dopo cinque anni di silenzio le Br rispuntano all'«Italtel»

Dopo cinque anni di silenzio le Br rispuntano all'«Italtel» Assemblea aperta all'ex Sit-Siemens contro la nuova minaccia Dopo cinque anni di silenzio le Br rispuntano all'«Italtel» «Pensavamo che tutto fosse finito e invece due mesi fa sono ricomparsi i volantini e i piccoli sabotaggi» - «Vogliono colpire i contratti di solidarietà tra sindacati e azienda» MILANO — .In Italia il, terrorismo aziendale è nato proprio qui, quindici anni fa. Allora ci chiamavamo Sit-Siemens, adesso slamo Italtel. DI qui sono passati Mario. Moretti, Corrado Alunni, Pier Luigi Zuffada, Paola Besuschto, Otorglo Semeria, che ci hanno lasciato per dar vita al nucleo storico delle Brigate rosse e ad altri gruppi eversi-, vi. Qui è avvenuto il primo sequestro di un dirigente industriale, Idalgo Macchiarinl,1 qui sono circolati i primi volantini distribuiti dalle Br in fabbrica, poi sono venute le risoluzioni strategiche e le Intimidazioni, gli attentati. PIÙ tardi il fenomeno si è allargato alla Pirelli, all'Alfa Romeo, alle altre fabbriche milanesi e quindi a macchia d'olio nel resto del Paese. Da cinque anni però tutto era ritornato tranquillo, e quel periodo ci sembrava un brutto sogno, da dimenticare. E Invece, ci rislamo: due mesi fa sono riapparsi l comunicati della Brigata Italtel delle Br, ben quattro, e poi le scrìtte con il pentacolo sul muri, le minacce telefoniche, qualche sabotaggio. Proprio come allora: Non è facile per Luisa Arnaboldi, dipendente della Italtel, ricostruire con serenità la storia degli anni di piombo in fabbrica, come non lo è neppure per gli altri dipendenti che In massa (saranno più di 1500 persone) affollano la grande sala mensa per un'assemblea aperta contro 11 terrorismo. OH organizzatori, cioè 11 Consiglio di fabbrica dell'Italtel, hanno invitato magistrati, sindacalisti, politici, rappresentanti di altre aziende per cercare solidarietà, per far capire che in questo momento 1 problemi da affrontare sono concreti: ci sono i rischi della perdita del posto di lavoro, del plani di ristrutturazione aziendale, c'è la minaccia della disoccupazione. In questo momento 1 loro sforzi, sostengono 1 rappresentanti del Consiglio di fabbrica, non possono essere vanificati dallo spettro farneticante della lotta armata, proprio come dieci anni fa. «/inora in fabbrica si teorizzava di colpire i dirìgenti industriali; poi i vari Moretti, Alunni e gli altri sono usciti per combat tere i teorici del centro sinistro — prosegue l'Arnaboldi — si è quindi passati alla lotta contro l'imperialismo e ora si vogliono colpire i nuovi riformisti: Anche Ottaviano Del Turco, segretario generale aggiunto della Cgll, concorda con l'Arnaboldi: «Non a caso il terrorismo rinasce all'Italtel, come non a caso è nato proprio qui. Oggi si vogliono colpire i contratti di solidarietà appena stipulati per la prima volta tra direzione e sindacati, si vuole impedire l'azione sindacale con il pretesto che i lavoratori si prestano allo scambio politico: t contratti di solidarietà e la riduzione dell'orarlo di lavoro barattati con la direzione, che ottiene carta bianca nel piani di ristrutturazione: In effetti l'Italtel ha subito, come tutte le grandi aziende italiane, una forte ventata di rinnovamento tecnologico e di ristrutturazione: dieci anni fa 1 dipendenti erano 30 mila, oggi sono meno di 20 mila Ma quanto sono oggi quelli che 11 segretario provinciale della Clsl, Sandro Antonlazzl, definisce fiancheggiatori del partito armato? «Dieci anni fa sono stati 2-3 mila ad imboccare la strada della lotta armata — dice — ma almeno 10 mila hanno parteggiato per loro, e di questi alcuni sono rimasti su posizioni dure». E quanti all'Italtel? .Pochi» risponde 1'Arnaboldi. «Afa' non vanno sottovalutati — afferma Claudio Castelli, segretario di Magistratura de-1 mooratlea — anche se il terrorismo Inteso come coinvolgimento di massa deve essere definito un fenomeno chiuso, c'è il perìcolo di colpi di coda estremamente gravi, come il caso dell'assassinio di Ezio Tarantella appunto uno del nuovi riformisti: Che fare dunque per impedire la rinascita di quegli episodi che tutti credevano di avere dimenticato? «Ci Duole una costante attenzione per impedire che «i creino fratture tra noi e il sindacato —. conclude l'Arnaboldi —. Lo sappiamo bene cosa vogliono gli eversori: o la rivoluzione o niente; ma in mezzo, tra la rivoluzione e il niente, et starno noi con i problemi di tutti i giorni: Scrosciano gli applausi, ma solo tra 1 presenti nelle prime file, per lo più gliospiti dell'assemblea. In fon-' do, tra 1 lavoratori dell'Italtel, c'è silenzio. La grande paura non è ancora finita. Gianfranco Modolo

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