In manette la vedova del figlio di Bhutto Cade la pista politica nel giallo di Cannes? di Enrico Singer

In manette la vedova del figlio di Bhutto Cade la pista politica nel giallo di Cannes? Shah Nawaz è stato ucciso con il veleno che portava sempre con sé In manette la vedova del figlio di Bhutto Cade la pista politica nel giallo di Cannes? PARIGI — La morte misteriosa, nel suo esilio di Cannes tre mesi fa, di uno dei figli dell'ex primo ministro pakistano Zulfikar Ali Bhutto è tornata, ieri, clamorosamente alla ribalta. La polizia francese ha arrestato la vedova del giovane: le accuse non sono state ancora precisate ma sembra ormai chiaro che nell'indagine è rimasto poco spazio per la pista politica che la comunità dei rifugiati pakistani, oppositori dell'attuale regime del generale Zia Ul Haq, aveva subito sostenuto. E' un giallo nel giallo. Shah Nawaz Bhutto, 27 anni, era fuggito all'estero, con una parte della famiglia, dopo il colpo di Stato militare che, nel '77, portò al potere il generale Zia. Suo padre Zulfikar fu arrestato e, due anni più tardi, fucilato. Shah Nawaz, sua sorella Benuàlr (a lungo imprigionata in Pakistan) e l'altro fratello, Murtazar, divennero i leader dell'opposizione. A volte uniti, a volte di¬ visi, sempre braccati dai servizi segreti del generali di Karachi. Benazir, la primogenita, 31- anni, fu scelta come nuovo segretario del movimento politico del padre, ti partito del popolo del Pakistan, Ppp (intanto messo fuori legge). Shah Nawaz fondò, invece, il gruppo .Al-Zulfikar* teorizzando la strada della lotta armata per rovesciare il regime di Zia Ul Haq. Quando il corpo del giovane fu trovato, il 18 luglio scorso, senza vita nel bagno della sua villa di Cannes si parlò immediatamente di delitto. E di delitto politico. Shah Nawaz era morto per avvelenamento, unica testimone delle sue ultime ore la moglie Rehana, 25 anni, che disse soltanto di averlo soccorso invano. Da Londra, dove è la sede del Ppp in esilio, un portavoce del partito denunciò le «manovre criminali degli assassini di Karachi». La madre del giovane, la Begun Nursat Bhutto, si costituì parte civile per avere, almeno, visione de gli atti dell'inchiesta che la polizia francese, sin dall'inizio, ha condotto con grande segretezza. Ieri il colpo di scena. L'arresto di Rehana e il risultato dell'autopsia. Shah Nawaz Bhutto è stato ucciso con il veleno che portava sempre con sé, sigillato in una capsula. Un veleno particolare che non è prodotto in Francia ma, a quanto sembra, viene fabbricato in Siria ed è in dotazione agli agenti segreti di quel Paese. E il giallo prende i contorni di un intrigo internazionale. Ma se gli argomenti non mancano per sostenere la tesi della pista politica, quale movente poteva avere Rehana per uccidere il marito? L'avvocato della giovane donna, ieri, si è dichiarato sopreso, addirittura stupefatto dell'arresto, ed ha lanciato una nuova ipotesi per chiarire il giallo: il suicidio. Shah Nawaz si sarebbe ucciso perché, dietro la sua facciata di duro, era un uomo «depresso, in crisi con la moglie dalla quale era sul punto di divorziare». Per di più «succubo della madre che non gli aveva perdonato di avere sposato una donna di origine afghana». Questa, almeno, è la .verità* dell'avvocato di Rehana che la polizia francese non sembra accettare. La morte di Shah Nawaz ha provocato anche un contraccolpo grave nel movimento di opposizione al regime. La famiglia Bhutto ottenne, per rispettare la tradizione, che i funerali del giovane si svolgessero in Pakistan, nel villaggio natale di Larkala a 300 chilometri a Nord di Karachi. Ma quando la sorella di Shah Nawaz, Be nazir (che solo 19 mesi prima era riuscita a lasciare la prigione e a riparare a Londra), arrivò nel Paese fu arrestata di nuovo. E oggi è ancora in carcere. Il giallo di Cannes, qualunque sia la sua chiave, ha reso un grosso servigio al governo militare pakistano. Enrico Singer