E terrificante «Caligari» a colori di Gianni Rondolino

E terrificante «Caligari» a colorì Stasera il film di Wiene del 1919 per la festa di chiusura E terrificante «Caligari» a colorì approfondisce la riflessione avviata l'altr'anno a Venezia con La forza del sentimenti, serie di Illuminazioni e di aneddoti sulla nostra presunzione Intellettuale. Qui il protagonista è il tempo che corre al Duemila, la presente fine secolo golosa di documenti, ma forse, come abbiamo det-' to all'inizio, votata al nulla di un futuro estraneo. E' ipotizzabile che anche il cinema sia un'opera solo del presente, Incapace di rappresentare il passato? Già adesso, dice Kluge, certe scene narrative sfuggono all'attenzione e occorre il film-saggio per dire almeno una parte delle idee che hai in mente. Lui ha preparato il suo libello sul nostro tempo come una serie di dialoghi e di personaggi, la cui convivenza è forse meno calibrata che nella Forza dei sentimenti, ma più sincera, nel senso che l'aneddoto esemplare prende la mano al regista e vuol diventare una novella «presente». C'è un intero capitolo dedicato al personaggio di una madre adottiva, Jutta Hoffmann, la cui unica dote è di far perdere tempo a tutti per «onestà»; ma c'è un romanzo, in.un minuto ben più succoso: due coniugi polacchi durante la guerra danno la figlia a un ufficiale nazista per salvare 1 film della cineteca di cui sono custodi (l'attacco del presente è respinto o no?). Certo, subordinata al presente la nostra voglia di perlodlzzazlone fa ridere. Due personaggi ne discutono, alla fine del 1984: «Sono passati sedici anni giusti dal '68 e fra sedici anni sarà il Duemila. Non solo, ma andando indietro di sedici anni dal '68, troviamo il '52, il '36, il '20 e il 4.. Già, bisogna riformare il resto del tempo. Sopra l'ironia metodica del repertorio di Kluge, sopra i suol concetti Illustrati (ma Ironia di ferro e sorriso a denti stretti) si prendono la rivincita certi personaggi semplicemente commoventi. Dopo tipi simbolici come la Superflua, 1 Frettolosi o la Calcolatrice, il film si chiude col più simbòlico, di tutti, Armili Mueller-Stahl, il Regista Cièco. Ha la fiducia del produttore, ma non quella degli assistenti. Cosi, tornando dalla sala di prolezione al set, .resta bloccato in uno stretto passaggio e, aspettando' l'aiuto che non viene, sospira: «£ pensare che ho la testa piena di immagini: (Magari le Immagini della storia del cinema che Kluge ha messo, con nuvole e cieli corruschi, a far da collante alla sua raccolta magari una scena di Tosca che 11 regista ha messo come sigla d'apertura. Ah, Kluge, cosi intellettuale, cosi per bene). Stefano Reggiani TORINO — A conclusione del Festival Cinema Giovani, viene proiettato stasera alle 21,45, al Teatro Nuovo, «Das Cabinet des dr. Caligari», («Il gabinetto del dott. Caligari», Germania 1919) di Robert Wiene, nella versione ricostruita e virata a colori a cura del Bundesarchlv-Filmarchlv. Esecuzione musicale di «In MusicAzione Ensemble» diretto da Marc Andreas. Abbiamo chiesto a Gianni Rondollno, direttore del Festival, i motivi della riedizione filologica di questo capolavoro dell'espressionismo. Scriveva il poeta surrealista Robert Desnos a proposito del film di Robert Wiene II gabinetto del dottor Caligari: «La sua azione drammatica è una delle più intense che io conosca, una di quelle in cui l'emozione è più vicina al terrore». Non so se Desnos avesse visto a Parigi l'edizione colorata e musicata del Caligari — o invece quella in bianco e nero e senza musica d'accompagnamerito, che'tutti,noi abbiamo visto in qualche cineclub — ma è certo che la copia del film, che il Festival Internazionale Cinema Giovani presenta oggi, aggiunge emozione e terrore a una sto¬ ria già di per sé terrificante ed emozionante. Tutto cominciò nel 1977, quando l'Archivio Federale tedesco, il Filmarchiv, pose le mani su una copia «virata» (cioè colorata) del Caligari, conservata al British Film Institut di Londra. Da allora iniziò un lavoro meticoloso e difficile di ricostruzione e restauro, di confronto e revisio- ne tecnica, in modo da giungere a un'edizione del film, filologicamente puntuale, che fosse la più simile all'originale. E poiclié il Caligari era stato presentato a Berlino nel 1920, con una partitura musicale di Giuseppe Becce — uno del piti famosi musicisti «ci» nematografici» —, st tentò di ricostruire anche quella, sulla base di innumerevoli indicazioni, testi, appunti. Il risultato è ora sotto i nostri occhi (e i nostri orecchi). La prima mondiale di questa nuova edizione, dovuta in pari misura a Helmut Regel e a Lothar Prox, si tenne all'ultimo Festival di Berlino e suscitò un interesse vivissimo. Era come calarsi in una dimensione emozionale inconsueta, recuperare una tensione 'spettacolare' che la copia muta e in bianco e nero del Caligari non poteva dare. Certo, abituati come siamo a considerare il cinema muto un universo silenzioso e privo di colore, il Caligari sonoro e colorato ci può sconcertare, persino irritare. Ma ricordiamoci che così lo videro i contemporanei, ed è giusto cìie cosi lo rivediamo noi oggi, per coglierne al meglio la drammaticità e la novità stilistica. Gianni Rondolino Rosei Zech In un'inquadratura del film di Kluge: volti emblematici della nostra fine secolo «Caligtri» sonoro e colorato

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