Pagani contro cristiani nel kolossal della noia di Ugo Buzzolan
Pagani contro cristiani nel kolossal della noia Questa sera su Canale 5 la terza puntata di «Anno Domini» Pagani contro cristiani nel kolossal della noia Ma i kolossal cristiano-romani sono ancora un buon affare? A giudicare da Anno Domini — stasera su Canale 5 la terza puntata — si direbbe proprio di no. Preceduto da un clamoroso battage pubblicitario tirato avanti per mesi, Anno Domini, produzione internazionale con prevalenza artistica inglese e con capitati americani e italiani (Berlusconi) si è presentato sui teleschermi battendo la grancassa. In teoria pareva avere le carte in regola: sceneggiatore Anthony Burgess, organizzatore Vincenzo tabella, regista l'abile mestierante Stuart Cooper, una coorte di attori vecchi e nuovi, un esercito di comparse, e miliardi a gogò per una spettacolare ricostruzione della Roma imperiale e per riprese in Tunisia che simula, al solito, la Palestina dove è sconsigliabile portare un set. In realtà la gigantesca macchina (sono già tre ore di proiezione, fatta la tara delle scariche di spot) non riesce a girare. Funziona solo lo scenario, hollywoodianamente fastoso negli interni, e fortemente suggestivo negli esterni, con immensi paesaggi desertici e polverosi all'orizzonte. Ma il resto, come si diceva una volta, fa cascare le calze. L'idea di base era quella di raccontare insieme la disgregazione e il vizio logorante del potere romano (ma ce ne vorrà ancora di tempo prima che vada a gambe all'aria) e l'ascesa martire e gloriosa del Cristianesimo, e fare un racconto su due piani zelantemente alternati, che via via finiscono con l'intersecarsi. Ma cosa sta succedendo in pratica nel kolossal? Che le vicende romane (intrighi alla Dallas e lotte al vertice) e le vicende cristiane (persecuzioni e rivalità tra fazioni ebraiche) si sono dipanate sino ad ora flemmaticamente e convenzionalmente, con tensione minima, tra prediche e predi- cossi, incontri, consultazioni e riunioni, e miracoli alla buona, anzi alla facllona. Rarissimi i momenti in cui sia avvenuto qualcosa di stimo tante e il regista abbia dato segni di risveglio. Ma allora abbiamo assistito a fatti tali da far drizzare tutti i capelli in testa agli storici: come quando Caligola — pazzo biondastro e squinternato che ama giocare con Erode all'acchiapparella — strozza mediante cuscino il rincoglionito zio Tiberio imperatore. Risultato finale: un kolossal di noia. Auguriamo che stasera le varie divinità soccorrano Anno Domini. Gli va bene che Raiuno non ha altra risorsa che mandare in onda un film para-ecologico per ragazzi; ma c'è sempre Raidue che con Sogni e bisogni di Cittì offre storie estrose e divertenti, e su Italia 1 c'è sempre Drive in che attira con deliranti scemenze e soprattutto con muliebri procacità anche chi sostiene di non vederlo mai. Comunque un fatto è certo: d'ora in poi i produttori di tutto il mondo prima di cacciar fuori miliardi per romani, cristiani, leoni che mangiano i cristiani, pagani che diventano cristiani ecc. ci penseranno non una ma cento volte. Ugo Buzzolan
Persone citate: Anthony Burgess, Berlusconi, Erode, Stuart Cooper
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