Un incubo di 5 metri per 3

Un incubo di 5 metri per 3 Storie e drammi nel repqrtiiio detenuti delle Molinone Un incubo di 5 metri per 3 Tanto misurano le 19 camerette che accolgono i carcerati con problemi di salute - Stanze pulite e luminose con cristalli blindati e finestre protette da robuste inferriate - Gli ospiti non escono mai, una telecamera li sorveglia notte e giorno per prevenire tentativi di suicidio Dal fondo della cameretta la donna In: vestaglia s'avvicina alle sbarre, strascicando 1 piedi: fuorché gli occhi, due puntini neri, infossati, tutto in lei è cereo, la magrezza ha cancellato l'età. Con un bisbiglio, attraverso la grata, annuncia: «Mi chiamo Silvana Patané. sono stata condannata per truffa, soffro di anoressia reattiva allo stato di carcerazione, il mio caso è uguale a quello di Giuliano Naria. Di me nessuno parla e così sto morendo di prigione in prigione. Non riesco a inghiottire nulla da 1S mesi, ho perso 20 chili, ne peso ormai solo 35, per questo sono quU. •QuU è 11 repartino detenuti delle Molinette. Questo luogo, in cui 11 dolore del carcere si somma a quello dell'ospedale, è un'asettica sezione all'ultimo plano dell'ala che da su via Cherasco. Ovunque, pulizia, luci al neon, cristalli blindati, Inferriate. Il rumore dominante è costituito dal raspare delle chiavi nella serrature delle cancellate corazzate aperte e richiuse In continuazione. Dalle celle affacciate sul lungo corridoio talora sgusciano suoni di oggetti smossi, di pantofole strisciate sul pavimento, di borbottìi spesso inarticolati. Nel repartino sono rappresentati tutti i reati e tutte le patologie, in partlcolar modo quelle mentali: dietro le sbarre c'è gente che la cattiva salute ha tirato fuori dalle Nuove. Le celle sono 19, tutte singole: lunghe cinque passi, larghe tre, lo spazio è quasi interamente occupato dal letto, dal comodino sul quale c'è un piccolo televisore e da un tavolino ingombro di medicinali. Le finestre danno su cortili interni. Dal soffitto, una telecamera sorve¬ glia 1 reclusi ventlquattr'ore su 24. Il cronista visita la sezione con il consigliere regionale del Verdi, Nemesio Ala. Nel corridoio, camici bianchi di medici e infermieri e divise blu del poliziotti responsabili della custodia. Accanto alla guardiola d'Ingresso sosto, un an-i ziano, avvolto in uno stinto pigiama,' malfermo sulle gambe, lo sguardo inespressivo. E' uh prigioniero, continua a; biascicare uno sconclusionato ritornello, mentre viene accompagnato altrove per analisi. A passettini varca l'ultima cancellata, un agente lo perquisisce, lo fa sedere su una carrozzella, gli chiude la manetta al polso, fissa l'altro anello al bracciolo della carrozzella che un Infermiere spinge nell'ascensore comandato solo e sempre dall'interno del reparto. Nelle celle: chi dorme, chi ciondola su e giù. Tutti 1 carcerati stanno sempre In questi pochi metri quadri, e tutti, almeno quelli presenti a se stessi, hanno nostalgia del sovraffollamento delle Nuove: 'Qua è peggio, niente ora d'aria, solo in via eccezionale ci lasciano camminare nel corridoio». Nella cella 19 c'è Gualtiero Mozzone. Affetto da Las, una forma che può degenerare nell'Aids, è qui da 5 mesi. La perizia medica garantisce che il detenuto può essere curato nel repartino, che è necessario sia sempre isolato dagli altri. .Debbo ancora scontare 5 anni — dice 11 recluso — mica posso farli qua. Diventerò pazzo, si sta meglio nelle galere speciali, coi terroristi. Perché non mi sospendono la pena in modo che possa curarmi da persona libera?: Piti In la, un individuo occhialuto, magro e dagli occhi annebbiati, annuncia alla caposala: -Oggi mangio, ho finito lo' sciopero della fame». Affetto da diabete, ogni tanto salta 1 pasti: protesta contro la moglie che non gli porta mal al colloquio la bimba. Ohi non si lamenta mal è Paolo Stateri, brigatista milanese. Alto, atletico, cranio rasato, Stateri è un vegetale: è qui da mesi, non parla mal, mal gli occhi 6l sono interessati ad alcunché. Nella cella a fianco, un anziano è tutt'intento a sbriciolare pezzi di parìe, in' un'altra Giuseppe Di Stefano racconta un'Incomprensibile storia di vessazioni. In fondo, c'è la cella di Vincenzo Tornatore, spacciatore di droga pentito del clan dei catanesl. 'Mi pentii, fui liberato, quando altri pentiti cominciarono a raccontare degli omicidi del clan fuggii a Santo Domingo. Laggiù mi catturarono dopo avermi ferito, ecco perché mi trovo qui. Beh, sì, ho partecipato a degli assassina, mai però ho ucciso. Oltre la droga ho solo fatto il sequestro Alessio, presi il posto di Roberto Miano, lui aveva altri impegni. I Miano? Puah, volevano ammazzarmi, se non fosse stato per gli altri killer che si opposero... Ciccio Miano era davvero un re, sapesse i regali che i suol gregari gli facevano per ingra-, ziarselo. Comunque, scriva che il repartino è un inferno, sempre sotto chiave Dicono gli agenti: «/ carcerati mica possono fare quello che vogliono. Sono malati, passeggia soltanto chi ha il permesso del medico. La telecamera? E' necessaria, non per pericoli d'evasione ma per evitare che qualcuno si faccia del male: i tentativi di suicidi sono frequenti: Claudio Giacchino L'ingresso del reparto detenuti all'interno delle Moli nei (e

Luoghi citati: Santo Domingo