I diavoli di Matta il giocoliere

I diavoli di Matta il giocoliere BREVE INCONTRO COL PITTORE CELEBRATO AL CENTRE POMPIDOU I diavoli di Matta il giocoliere PARIGI — «Il pittore più profondo della sua generazlone., diceva di lui Marcel Duchamp, anche se di generazioni Matta ne ha attraversate varie e le ha vissute tutte in modo diverso, con mogli e figli diversi, in continenti diversi, con inventiva diversa. E11 folletto con 1 capelli bianchi, gli occhi brillanti, la risata da fauno, il grande sorriso, appartiene anche a questa generazione, che lo ammira, come a quelle che ha attraversato prelevandone amici, idee e Ideali. « Oggi il pittore è diventato un divo, vestito con una camicia a scacchi e un'enorme cravatta di lana blu che gli pesa sul collo, come un impiccato, una vittima di tanto clamore, di tanto successo. Una vittima in quanto una grande retrospettiva, ' come quella aperta fino al 16 dicembre al Museo nazionale d'arte moderna dt Parigi al Centro Pompldou, è si ,11 più prestigioso omaggio che la Francia gli potesse offrire, ma è anche qualche cosa di finale. Una retrospettiva è una lapide, cosa che non place a Matta. Comunque questa mostra che gli dedica la sua patria d'adozione è splendida e le visite del ministro della Cultura, dt critici, scrittori, pittori sono anche segno di un certo rispetto. Matta si muove con fatica tra la folla, passando da una stanza all'altra della sua mostra, davanti a quel disegni e quei quadri (oltre 200) che ha elaborato negli anni, alcuni del quali rivede oggi per la prima volta, perché sono tutti di proprietà di musei o di collezionisti privati. In queste sale c'è la storia del ragazzo prodigio che, arrivato a Parigi dal Cile negli Anni 30, si era installato nello studio di Le Corbusier; era diventato amico di quel gotha intellettuale europeo, da Oarcla borea ad André Breton, Pablo Picasso, Marcel Duchamp. E' l'ultimo testimone di quell'epoca d'oro quando le Idee erano nuove, tutto era possibile e la cultura non era né moda, né mondanità, né un modo per combattere l'inflazione. 'Sono il cartografo dello spazio sodale, dice, e cerco di scovare il funzionamento reale del pensiero, in perpetuo movimento, per il quale gli uomini e le cose . diventano quello che sono e precedono quello che non sono ancora: Nel '38, anno nel quale faceva quadri come Morphology of destre (del museo di arte moderna a San Francisco) e alcuni bellissimi disegni come Scasa titolo (galleria Pierre Matlsse, New York), partecipò all'Esposi¬ zione internazionale del Surrealismo, con Breton, Duchamp, Dall, Tanguy, a Parigi, e l'anno dopo andò a vivere a New York dove influenzava e in modo minore veniva influenzato da Pollock, Bazlotes, Motherwell e Oorky. In ; America cambia, In America è tutto diverso anche se quel mondo non place a Matta che, più avanti, si ribellerà alla prepotenza politica americana in molti disegni (uno del quali s'intitola United Snakes of America, Snakes vuol dire serpenti). Di quegli anni americani però è il dipinto *Ilpoeta • un poeta di nostra conoscenza; un diavoletto Innocente in arancione e giallo, con in corpo una serratura che fa da logo alla mostra, al catalogo, al biglietti: un poeta che è sé stesso, che disegna 11 suo carattere e anche la sua attenzione alla parola. E ai titoli, come La banale de Ventse, 1956; Je m'honte, 1949; Le marche, 1949; Le ego and i, 1949; Mind-scape, 1984. Nel '48 tornava in Europa, a Roma e nel '54 è a Parigi. Sono anni ruggenti, accanto a Mirò e al vecchi amici ce ne sono di nuovi come Magrltte. Molte tele testimoniano la paura, la guerra, 11 dopoguerra e 1 suol frutti. Schivo, un po' spaventato, Matta ci viene vicino. «Come sta?». -.Male, grazie', risponde. «Come le sembra?», chiedo guardando 1 quadri che vengono da tanti musei d'arte moderna, da quello di New York, Parigi, Berlino, Baltimora, dal Ouggenhelm. -Non mi rendo conto, risponde, non so com'è, è la prima volta che la vedo, ma non l'ho ancora guardata. Adesso non è il caso, non sono abituato atut-, ta questa gente attorno»; In effetti la poderosa e bel¬ la retrospettiva potrebbe essere meglio esposta: c'è troppo grigio nelle sale e spesso grigio attorno a tele grigie e nelle cornici dei disegni (140) che descrivono le fasi, le Idee, le vocazioni, i momenti della generosa creatività di questo pittore che non vuole essere chiamato tale. -Caso mal architetto, o rivelatore. Mostratore'. Anche le enormi monumentali tele La potenza del disordine (2,98 per 9,93) oppure Cogltum (4 per 10,25) sono costrette in spazi non abbastanza larghi. Bum baby bum di 10 metri di diametro è esposto In una stanza rientrante visibile da un corridoio troppo stretto. C'è una sola scultura di Matta e nessuno di quel mobili immaginativi e bizzarri che Matta disegna cavandoli fuori da pneumatici e latte, botti. Difficile da definire l'opera di Matta che vediamo al Beaubourg perché l'uomo è come 11 mercurio che rifiuta la forma, un provocatore e un giocoliere, uno spettatore spesso addolorato, e un uomo partecipe che ama circondarsi di amici, di letteratura, di cultura e di Idee; un giocatore di parole che tradisce la sua origine basca francese. Perché anche se nato in Cile, la tradizione europea di Matta è prorompente anche negli studi. Parte del quali con i gesuiti, dal quali ha avuto una formazione di disciplina e di cinismo. Oggi continua a viaggiare, tra le sue case, tra 16 città che ama, dal monastero di Tarquinia dove dipinge, a Londra dove cammina, a Parigi dove lavora, in .America Latina dove viene festeggiato come un eroe nazionale, ma dove ha perso tanti amici cari come Neruda e Allende. Gaia Servatilo Sebastian Matta: «The so-nicks» (Bolssy, 1960, metri 3,02 x 2,04 particolare)