Anche due politici milanesi entrano nel «caso Borletti»
Anche due politici milanesi entrano nel «caso Borletti» Il boss Epaminonda «parla» sull'appalto del Casinò di Sanremo Anche due politici milanesi entrano nel «caso Borletti» Mandati di accompagnamento per Antonio Natali, presidente della Metropolitana, e Cesare Bensi, ex deputato e sottosegretario, entrambi socialisti - Altri due per amministratori liguri MILANO — Tentata corruzione: quattro mandati di accompagnamento per l'Inchiesta sul casinò di Sanremo. Due inviati a cognomi che contano, nella Milano degli affari e degli ambienti del : partilo socialista: Antonio Natali, 64 anni, presidente della Metropolitana Milanese, In libertà provvisoria per le tangenti dello scandalo Icomec; Cesare Bensi, 63 anni, già deputato psl e sottosegretario. Poi Bruno Marra, 41 anni, ora consigliere comunale e già vlceslndaco socialista di Sanremo; Mauro Bettarlnl, 41 anni, direttore dello Iacp di Imperla. I quattro nuovi Indiziati sono stati interrogati nella giornata di giovedì. Paolo Arbaslno ed Siena Riva Crugnola, i due giudici che indagano, secondo indiscrezioni da Palazzo di Giustizia sarebbero giunti ai quattro nomi grazie alle confessioni di Angelo Epaminonda detto «11 Tebano», l'erede dell'impero di bische e racket lasciato da Francis Turatello. I quattro avrebbero Illecitamente favorito la scalata alla gestione del casinò di Sanremo della «Flower's Paradise» del conte Giorgio Borlotti, già incarcerato e ora agli arresti domiciliari. Il conte Borletti, tuttavia, dopo aver vinto la gara d'appalto, venne costretto a passar la mano alla «Sit» di Michele Merlo. Un passaggio forzato — secondo l'inchiesta — da pressioni sia politiche che strettamente legate a holding della criminalità organizzata. I quattro nuovi indiziati avrebbero comunque tentato di agevolare la scalata della «Flower's Paradise». E 11 riferimento, In particolare, sarebbe ad un incontro in un ristorante di Sanremo: appunto tra Natali, Bensì, Marra e Bettarini (quest'ultimo, fino all'81, nella commissione che amministrava 11 Casinò). Alle tre del pomeriggio di ieri, quando la notizia del quattro mandati d'accompagnamento comincia ad uscire da Palazzo di Giustizia, Antonio Natali è nel suo ufficio accanto a piazza Cavour. Il presidente della Metropolitana Milanese risponde al tele¬ fono e sembra dapprima stupito e poi seccato. E' vero che è stato interrogato sul casinò di Sanremo? «Won posso confermare né smentire — è la replica —. In ogni caso pure questa mi sembra una palese violazione del segreto Istruttorio. Vedrò di tutelarmi ancìie nei confronti del giornali che lo violeranno-. Antonio Natali, nel partito socialista milanese, è giustamente considerato un'autorità. E' nel partito socialista dal 1945 ed è arrivato ai vertici — dal '79 all'84 è stato presidente della Commissione centrale di controllo — con una carriera tutta all'interno delle strutture di partito: dalla segreteria del nucleo aziendale dei postelegrafonici milanesi al comitato centrale. Ora, per Natali, anche le accuse per l'appalto del casinò di Sanremo. Non era previsto, fino alla serata di ieri, alcun comunicato di partito. Ancora una volta, la seconda dopo la vicenda Icomec (iniziata l'inverno scorso con l'arresto del liquidatore della Cassa per il Mezzogiorno Massimo Perotti), per una vicenda legata ad appalti e corruzione. I giudici che indagano sul casinò di Sanremo avrebbero la prova della tentata corruzione. Prova testimoniale: le dichiarazioni di personaggi già coinvolti nell'istruttoria, da Epaminonda a Borletti. g. c.
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