Cuticchio: raccontava i cavalier, l'armi, gli amori
Cutìcchìo: raccontava i cavalier, Farmi, gli amori La difficile battaglia artistica dell'ultimo grande maestro dell'Opra dei pupi Cutìcchìo: raccontava i cavalier, Farmi, gli amori Giacomo Cuticchlo, morto l'altra mattina nella sua casa di Palermo, a 68 anni, da qualche tempo frequentava poco il teatrino di vicolo Raglisi. Aveva cominciato a lavorare coi pupi fin da bambino, apprendista di Achille Greco e di Gaetano Meli, a 14 anni si era messo, in proprio, si era. battuto, per sopravvivere,, minacciato'come tutti* gli altri pupàri prima'dàl cinema è' poi- daHa-tv, aveva esportato l'Opra nel mondo, nei più celebri festival: normale perciò che si sentisse stanco, quasi in pensione. Da alcuni anni aveva lasciato il mestiere a Mimmo, a Guido e agli altri sette figli, riuniti dalla sigla «Figli d'arte Cuticchio». Sapeva che l'Opra del pupi, grazie a lui e all'altro grande palermitano Antonino Mancuso, aveva superato una durissima crisi che aveva falcidiato la quindicina di teatri attivi a Palermo nell'immediato dopoguerra, tutti spe¬ cializzati nel raccontare a puntate la storia dei paladini di Francia sulla base di un libro di Giusto Lo Dico, quasi illeggibile, ma che per la categoria era sacro come la Bibbia. Cuticchio conservava e mostrava con orgoglio un biglietto da visita stampato nel suo momento di maggior gloria. C'era scritto: lóprk keX'0p{ armati"siciliani diretta da Giacomo Cuticchio. Reduce dalla tv e dal Festival dei due mondi di Spoleto del 1963'. Quell'anno fu per lui un trionfo. Xe battaglie di Orlando trasmesse dal piccolo schermo (il grande nemicò dei pupari), la partecipazione al più illustre festival italiano lo esaltarono nella speranza che l'Opra vivesse una seconda giovinezza, magari con un pubblico diverso, più sofisticato. Le cose sono andate cosi solo in parte. Basti dire che Antonino Mancuso non riesce a realizzare il sogno che già fu di suo padre: comprarsi un camion. Tuttavia la fama di Cuticchio si allargava, nel '73 veniva nominato cavaliere e si affermava, secondo Fortunato Pasqualino, studioso di questa forma di spettacolo e puparo lui stesso, come «uno degli ultimi grandi maestri, rappresentajiti della'tecchia scuola dei pupi, nelle cui rappresentazioni era rigoroso rispetto alla tradizione e, direi, rituale'. In una sola occasione infranse la rigida gabbia del rito e fu a Spoleto, quando scopri che in platea sedevano molte persone di colore. Visto che l'Opra esprime idee violentemente razziste nei confronti del Mori, Cuticchio provò un profondo imbarazzo: con decisione salomonica, decise che quella sera cristiani e saraceni avrebbero concluso alla pari e con rispetto la loro lotta. ce;.
Persone citate: Achille Greco, Antonino Mancuso, Cuticchio, Gaetano Meli, Giacomo Cuticchio, Giusto Lo Dico
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