Un caccia Usa chiese ai piloti italiani di allontanarsi dal Boeing egiziano

Un ernesta Usa ehiese ai piloti italiani di allontanarsi dal Boeing egiziano Lo ha rivelato Craxi: «Abbiamo protestato con Washington e aperto una inchiesta» Un ernesta Usa ehiese ai piloti italiani di allontanarsi dal Boeing egiziano ROMA — L'ultimo atto del governo uscente è stato l'avvio di un'inchiesta sulle azioni militari condotte dagli Usa nel cielo italiano durante l'affaire-Abbas. Annunciandolo ieri alla Camera, insieme alle sue dimissioni, Craxi non ha espresso giudizi su quel fatti, che tuttavia nella sua relazione suonano come tentativi di violazione della legalità internazionale e della sovranità Italiana da parte degli Usa. Il governo — ha precisato il presidente del Consiglio — ha già protestato con Washington. Uno degli episodi citati da , Craxi, inedito, lascia supporre che durante il volo da Sigonella a Ciampino del Boeing su cui si trovava Abu Abbas l'aviazione Usa abbozzò 11 tentativo di un secondo dirottamento. Tre minuti dopo decollo del Boeing, scortu„u da quattro «caccia» italiani, un aereo militare statunitense è partito da Sigonella senza auto¬ rizzazione, e si è accodato all'aereo egiziano. Il pilota non ha risposto alle richieste di identificazione formulate dai reattori italiani e anzi «ha chiesto a questi di allontanarsi». Secondo i piloti italiani si trattava di un F14. Spari, volando molto basso per sfuggire al controllo-radar, solo a 40 chilometri da Ciampino. Il Boeing atterrò indisturbato alle 23. Ma pochi attimi dopo sulla pista di Ciampino atterrò anche un «T39» della US Navy e andò a parcheggiarsi a poche decine di metri dal Boeing. La torre di controllo chiese spiegazioni. Il pilota rispose che aveva un'emergenza a bordo. Si trattava di un aereo-spia, incaricato di controllare quanto avveniva sul Boeing? Il sospetto è ovvio, anche se Craxi non l'ha espresso in termini espliciti. Spadolini, interpellato nei corridoi di Montecitorio, ha tenuto a precisare che è stato 11 ministro della Difesa ad aprire un'inchiesta e ad informare Craxi dei fatti citati dal presidente del Consiglio. Il segretario del prl ha aggiunto di condividere la valutazione del governo nell'episodio avvenuto tra Sigonella e Ciampino. Secondo una prima ricostruzione del Pentagono l'F14 che Intimò ai «caccia» italiani di allontanarsi non è statunitense. Ma le tracce radar proverebbero che è partito proprio dalla base Nato di Sigonella. Craxi ha citato un terzo episodio, finora noto solo parzialmente. Nella base di Sigonella. la notte in cui il Boeing fu dirottato mentre dirigeva su Tunisi, 50 militari Usa «in assetto di guerra» circondarono altrettanti carabinieri che sorvegliavano l'aereo egiziano. 'Appartenevano alla Forza Delta», agli ordini di un generale in collegamento radio con Washington. «Un collimando era pronto a intervenire per prelevare i passeggeri del Boeing». Tutto questo era noto, ma Craxi inserisce un antefatto inedito. Durante la notte Reagan telefonò al presidente del Consiglio, lo informò del dirottamento e chiese il consenso per l'atterraggio a Sigonella dei «caccia» americani e del Boeing. Craxi acconsenti. Ma invece dei «caccia», a Sigonella atterrarono due C141 che trasportavano i 50 militari della forza speciale Usa. In questo quadro di «scor¬ rettezze» americane, Craxi rivendica la limpidezza della condotta italiana. Ribadisce che Abbas non poteva essere arrestato, per almeno tre motivi, ciascuno sufficiente: godeva dell'immunità diplomatica, in virtù di un passaporto iracheno: era protetto dallo status di extraterritorialità del Boeing egiziano; e le autorità italiane competenti (magistratura e ministero della Giustizia) non avevano ritenuto di dover trattenere Abbas. come chiedevano gli Usa. Infine Craxi rivela che Abbas è stato «interrogato», seppure nell'unico modo possibile: non da un magistrato, ma da un diplomatico. La sera di venerdì 11 lo stesso consigliere diplomatico di Craxi, Badini, parti da Roma per Sigonella ed ebbe un colloquio con Abbas, rintanato nel Boeing. La testimonianza raccolta da Badini è a disposizione della magistratura. Guido Rampolli