Nino Sindona difende il padre e paragona giudice Usa a Hitler

Nino Sindona difende il padre e paragona giudice Usa a Hitler Imbarazzata spiegazione di un'intervista sull'omicidio dell'avvocato Ambrosoli Nino Sindona difende il padre e paragona giudice Usa a Hitler MILANO — Completo grigio, valigetta ventlquattr'ore da «uomo d'affari» come più volte si è autodefinito, Antonino Sindona, detto Nino, figlio di Michele, ha una spiccata somiglianza con 11 padre. Non solo nell'aspetto fisico, ma anche nel modo di rispondere al magistrati, con quel continuo Insistere sulla teoria del «complotto» contro la famiglia Sindona, esposta di continuo dal padre sia a viva voce sia negli Innumerevoli memoriali. Ieri, al procèsso per l'omicidio Ambrosoli, Nino Sindona è stato Interrogato non come testimone, ma come Indiziato in un procedimento connesso: ha infatti ricevuto una comunicazione giudiziaria proprio in relazione all'uccisione del liquidatore della Banca Privata Italiana. Il giovane Sindona vive ad Hong Kong e si occupa del commercio di giochi elettro¬ nici e slmili. Al centro del suo Interrogatorio di ieri c'è stata l'ormai famosa intervista, registrata su nastro, che egli diede al giornalista americano Luigi DI Fonzo. In essa, pur negando che il padre avesse espressamente Incaricato qualcuno di eliminare l'avvocato Ambrosoli, ammette che dietro alle minacce fatte In Italia poteva esserci senz'altro Michele Sindona e che il delitto poteva essere quindi un'azione compiuta da William Aricò «al di là del. mandato» ricevuto. Nino Sindona nega però che di Intervista si sia trattato e dice che In realtà quella con DI Fonzo fu una specie di messinscena concordata a «fini difensivi». Il punto di partenza per tale spiegazione è che, a dire di Nino Sindona, le «autorità americane non sono interessate a scoprire gli autori di un delitto». Il loro scopo, Invece, sarebbe quello di «indi¬ viduare un target, un bersaglio, e costruirli! attorno le accuse-. Il bersaglio sarebbe stato Michele Sindona in primo luogo, ma era possibile che si «volesse colpire» anche Nino. «Perciò — racconta il giovane Sindona — quando Di Forno mi disse di sapere die si stavano raccogliendo confessioni sull'omicidio Am brosoli in cui ini avrebbero accusato, concordammo di registrare una finta intervista, dove io facevo delle ipotesi sul delitto. Questa sarebbe poi servita per difendermi dalle eventuali accuse». Il presidente gli fa notare che nel colloquio con DI Fonzo dice di aver saputo dell'organizzazione, delle minacce anche dallo stesso Venetuccl. «Certo — risponde Sindona — era per dare maggior forza alla tesi che Ambrosoli sia stato ucciso (lai mafiosi, i quali avrebbero potuto cosi ricattare mio padre-. Rimane anche il fatto che Venetuccl fu pagato da Nino Sindona e qui la spiegazione diventa cinematografica. «Venetuccl — dice Infatti Sindona — parlava come quei mafiosi che vedevo nei film. Nelle sue parole mi sembrava di cogliere una velata minaccia-. Ma se l'Intervista doveva poi servire per difesa, gli chiede ancora il presidente perché usò quelle espressioni contro Ambrosoli (del tipo «meritava di morire»)? «Era no attacchi d'ira comprensl bili per le ingiustizie subite in America, 'ta la^nvstra fitnt^ glia era perseguitata, trattata come gli ebrei sotto il nazismo-. E avanti di questo passo, con paragoni tra 11 giudice statunitense e Hitler. «Se pensavo che qualcuno doveva morire — conclude — era proprio quel giudice oppure Cuccia che ha 78 anni e invece morirà nel suo letto. O mi sbaglio?-. s> mr> Milano. Il figlio di Michele Sindona, Nino, durante la sua deposizione al processo per l'omicidio dell'avvocato Ambrosoli

Luoghi citati: America, Hong Kong, Italia, Milano, Usa