Tra ghiacci e deserti con Senofonte di Pierangelo Sapegno

Tra ghiacci e deserti con Senofonte ARCHEOLOGI ITALIANI LUNGO I 6000 CHILOMETRI DELL'ANABASI Tra ghiacci e deserti con Senofonte BOLOGNA — Una mattina, gli uomini della spedizione si svegliarono e, alla luce del sole, riconobbero, Increduli, i paesaggi di Senofonte, cosi come lui li aveva descritti. Diceva l'Anabasi', più giù, seguendo la discesa del fiume, dove c'è una grotta... Andarono e trovarono anche la grotta. La vegetazione oggi è un po' cambiata, normale che sia cosi, è molto meno verde, e tanti animali sono spariti. Qualcosa però è rimasto, e non è poco: città dal nome islamizzato, alcuni paesaggi che sembrano immutati, ambienti, coltivazioni persino. Ventiquattro secoli sono passati da quando Senofonte e i Diecimila attraversarono i deserti del Medio Oriente e le nevi dell'Armenia, prima condotti da Ciro il giovane verso Babilonia nel tentativo di strappare 11 trono al fratello, Gran re dei persiani, e poi in ritirata — senza capi, tutti uccisi — dopo la sconfitta di Cunassa. DI quella marcia leggendaria c'è rimasta l'anabasi, scritta quasi sempre con meticolosa precisione, e anche un piccolo «giallo» su una deviazione di percorso clic potrebbe appassionare gli studiosi. In questi giorni, una spedizione scientifica, guidata dal prof. Valerlo Manfredi, docente di topografia antica alla Cattolica di Milano, è ripartita — per la terza volta — sulle tracce del generale ateniese per ripercorrere parte di quel lunghissimi e Incredibili 6000 chilometri. Scopo di questo viaggio: ricontrollare e verificare la montagna di dati raccolti In 7 anni di ricerche, per un libro Senofonte in Oriente (400 pagine) che verrà pubblicato dalla Jaca Book. -Un'operazione di archeologia del territorio», spiega 11 prof. Manfredi. «Per questo, due sono stati' I nostri intenti: farci guidare dall'autore e capire, con precisione, dove passò durante la ritirata; e, grazie alle sue descrizioni, recuperare quell'ambiente e quelle zone, evidenziarne le diversità e i ìnutamenti, non solo rispetto ad oggi, ma anche rispetto all'epoca romana, o addirittura ai tempi precedenti. Un lavoro faticoso e certosino. Abbiamo consultato specialisti di antiche lingue orientali, esperti di scienze naturali e paleoclima, botanici, zoologi...'. Il primo a dimostrare interessi archeologici fu proprio Senofonte. I Diecimila partirono da Sardi, attraversarono l'Anatolia, 11 golfo di Alcssandretta, raggiunsero l'Eufrate, discesero quasi a Babilonia; poi tornarono Indietro, dopo la battaglia di Cunassa, con un largo giro attraverso l'Armenia. Un'area ricca di storia. Lui descrive città abbandonate (ad esemplo, Corsota, sul Medio Eufrate, ne dà le dimensioni), parla delle rovine di NÌmrud e Ninlve, capitale dell'Assiria distrutta nel 612. Quel territorio era ancora più disabitato di oggi, ma l'Asia dopo più di 2000 anni ci ha conservato molto. La scansione itineraria, Innanzitutto, che separa un centro dall'altro è ancora di una giornata di cammino, 25-26 km. Pure la flora non era tanto diversa: anche.se la Mesopotamia era molto più bella. C'erano palmizi sterminati con datteri di ogni sorta, perché quelle zone erano parecchio Irrigate. Senofonte descrive 1 reticoli di canali (centinaia e centinaia, grandi e piccoli), dice che 1 soldati mangiano 1 germogli del chamaerops e bevono vino di dattero. Parla del giardini dei signori persiani, veri e propri paradisi, con tanto di animali esotici. La fauna allora era ricchissima. «Prima dell'ultima glaciazione, diecimila anni fa, spiega Manfredi, quel deserto era una savana». Nel 400 avanti C. molte specie di erbivori erano comunque riuscite a sopravvivere, si erano adattate al mutamento del clima e si nutrivano di una vegetazione più povera. Restando loro, erano rimasti anche 1 carnivori. Senofonte racconta di aver visto struzzi, gazzelle, asini selvatici, antilopi. «Afa c'erano pure altri animali: il leone indiano, il leopardo, lupi, sciacalli. E la tigre anche, in età romana attestata sul Caucaso». Ma sulle tracce di Senofonte, in 7 anni di ricerca, sono arrivate anche le sorprese. Innanzitutto, una deviazione di percorso, prima dell'Ararat, sul ■ fiume Araxls, nella Georgia sovietica. E poi, due mesi di viaggio «nascosti, dall'autore. Un piccolo giallo. I Diecimila durante la ritirata risalgono 11 Tigri e arrivano in Armenia nel pieno dell'Inverno. SI perdono. -Probabilmente, sostiene Manfredi, prendono a Est, prima dell'Ararat, seguono il fiume Araxls, che nel primo tratto in armeno si chiama Basln. Da qui, forse, la confusione: Senofonte cita il Phasis, magari perché captsce male o confonde qualche indicazione. In realtà, per arrivare al Phasls dovevano passare l'Ararat i cui contrafforti, per chi arriva dal Sud, costituiscono bastioni invalicabili, o tornare indietro: impossibile». L'esercito arriva cosi nell'attuale Armenia e Georgia sovietica, subendo perdite pesantissime. L'anabasi parla di soldati assiderati e congelati, gente che 6l lascia cadere nella neve e muore, uomini ridotti a pupazzi senza volontà. Quelli che sopravvivono trovano una guida che li porta al mare. Giungono alle spalle di Trapezus che oggi è Trebisonda. «Le voci sempre più forti del guerrieri, racconta l'Anabasi, urlano "Thalassa!" (il marel)». La parte più dura del viaggio è finita. Nel frattempo, scopri Gassner, uno studioso tedesco, sono però spariti due mesi: contando tutte le tappe, loro sarebbero arrivati su un monte, sopra il mare, al primi di febbraio del 400 a. C. Racconta Senofonte che 1 soldati, per alzare un trofeo, ammucchiano le pietre. Com'è possibile? Sono in cima a un colle, e a febbraio le pietre stanno sotto almeno due metri di neve. Doveva essere almeno aprile. Disse Gassner: va' bene, è un errore, spostiamo avanti tutto di due mesi. Non partirono da Sardi a marzo, ma a maggio. E cosi via. «/o dimostro che non è i>ero», afferma Manfredi. E spiega: 'Sul Medio Eufrate, Senofonte descrive le otarde impacciate e goffe e dice che è strano... In realtà, sono così solo in periodo di nidificazione, a settembre. Seguendo quel che dice Gassner sarebbero lì a novembre. E poi, bisognerebbe spostare In avanti pure la data della battaglia ài Cunassa ed è facilmente dimostrabile che non si può. La verità è che Senofonte ha nascosto volontariamente quel due mesi. Perché? Difficile rispondere: forse, si è sentito responsabile dell'errore di percorso che è costato l'80% delle perdite di tutta la spedizione, e ha preferito saltare il ricordo di quei giorni». Pierangelo Sapegno