Desigli Triennale

Desigli Triennale MILANO: PROPOSTE PER UN RILANCIO Desigli Triennale E' piacevolissimo recarsi a visitare il Palazzo dell'arte, che sorge a Milano nel verde del Parco, a pochi passi dalla Stazione Nord. Si tratta di una delle più belle costruzioni, realizzate negli Anni 30 dall'architetto Muzio. Oggi la potremmo ascrivere a un gusto capace di anticipare già il postmoderno, posto in bilico, cioè, tra il Movimento moderno, che proprio a Milano aveva in quel periodo uh suo epicentro, e invece il cosiddetto monumentalismo di Piacentini e dei suoi seguaci. Muzio puntava a un perfetto accordo tra il linearismo di una rigorosa gabbia geomcttica di orizzontali e verticali, e la dolcezza, la mollezza dell'arco, ricca anche di connotazioni storiche, di un carico di memorie. ;In effetti, la facciata del Palazzo dell'arte è dominata da una poderosa arcata che ne diviene motivo strutturale e ornamentale nello stesso tempo, ripreso anche ai lati. Uno squisito matrimonio tra passato e presente-futuro, tra echi storici e grinta funzionalista. 11 pianterreno è chiuso da transenne, poiché vi si sta allestendo una mostra dedicata alla storia dell'Alfa Romeo, di cui già si scorgono numerosi bolidi, reduci da gloriose imprese. Le frecce di un percorso obbligato impongono di salire al primo piano, e qui si possono visitare, certo con profitto e diletto, due mostre significative, nel quadro delle attività sparse cui si dedica l'attuale Triennale. La prima è un «atto dovuto», un'indispensabile ricostruzione della carriera di Luciano Ualdessari, architetto, designer, scenografo, pittore, nato a Rovereto nel 1896, morto a Milano nel 1982, quasi al chiudersi della famosa mostra dedicata a una ricostruzione a tutto tondo di quegli Anni 30, di cui il Daldessari era stato tra i protagonisti di maggiore spicco. Del resto, questa sua «personaleeoappoggiata a,unv«tjrnp catalogo Mondadori (con scrh!ti>*IIl'Agnoldomtìi[ic6"Pi'(!a,i Zita" Mosca, Giorgio Maschcrpa, Riccardo Mariani), era già apparsa a Trento, anche se l'approdo milanese ne rappresenta la glorificazione finale. Scorrendo dunque questo percorso monografico, si co-, glie l'inquietudine di fondo dell'artista, un senso quasi di eccitazione elettrica che lo aveva portato ad aderire giovanissimo al Futurismo, ma a svolgere anche, soprattutto nell'opera grafica, un tormentato espressionismo di stampo mitteleuropeo. Queste ansie, questi formenti sembreranno acquetarsi nella saldezza plastica del Movimento moderno, che postulava il ricorso a contenitori di formato cubico, tetragoni nell'esibizione di aguzzi diedri. Ma Baldessarri non rinuncerà mai a svolgere, in parallelo con gli elementi squadrati e massicci, motivi più leggeri e contorti, quasi drappi attorti, guizzanti, coniugando insomma l'ossequio alla civiltà delle macchine con l'intuizione che il futuro ap-' particne all'energia elettrica, ai treni di onde diffuse nell'etere. Accanto all'esposizione Baidessari, ne è collcgata un'altra intitolata al Mobeldes'ign, ovvero, come specifica un sottotitolo, ai mobili tedeschi dal 900 a oggi: mostra assai più affollata e gremita, non priva di una certa dose di tetraggine, dato che vi. trionfano le esigenze de) funzionalismo, del gran numero e del basso prezzo, della produzione di serie: anche qui, si sarebbe voluto qualche pizzico della leggerezza postmoderna, o della connotazione storica che Muha saputo conferire cosi bene al contenitore architettonico in cui queste mostre sono piazzate. Ma non siamo qui in veste di recensori di singoli avvenimenti. Siamo piuttosto a interrogarci sul senso generale dell'attuale edizione della ^_ ^ V _> Triennale, uno di quegli Enti nazionali, come la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma, che per molte stagioni 4\ wn gJcrjoio.p^ssato avevano corrisposto davvero a .ciò che ijjcrtiin»JJ€n*ispercive etichette istiti3fi've,''à'véva'nò"cl'ato luogo; cioè, a maxi-esposizioni col ritmo indicato, ogni due o tre o quattro anni, concedendosi tutt'al più proroghe, dilazioni, articolazioni, ma non spezzet tamenti. Se la Biennale e la Quadriennale si muovono nell'ambito dell'arte, la Trienna le, è cosa nota, si rivolge all'architettura, al design, alle arti applicate, e per convenzione di vecchia data ha sede nel lo splendido Palazzo dell'arte. Ma è successo che, all'incirca dopo il '68 e la ventata del la contestazione, queste tre istituzioni concepirono un fiero disdegno per il criterio degli appuntamenti ben scanditi nel tempo, aspirando invece a tramutarsi in enti capaci di fornire un'attività capillare continuativa. E' giusto aggiungere, però, che gli altri due, e in particolare la Bien naie di Venezia, si sono rapidamente ricreduti. Sulla Lagu na, gli appuntamenti sono ormai tali e quali li voleva la CERIMONIA TR tradizione, e pare che da questo punto di vista le cose non vadano male, mentre anche la Quadriennale, uscita da un lungo torpore, medita di dar vita a qualche manifestazionepilota. La Triennale invece, particolarmente nell'edizione in corso, insiste con pervicacia, e senza dubbio con le migliori intenzioni di questo metodo, nell'offrire mini-eventi espositivi. I due di cui abbiamo parato valgono a titolo di campione. In qualche caso, ne potranno trovar posto tre o quattro insieme, ma quasi sempre si avrà l'impressione che il banchetto offertoci dagli organizzatori stia un po' largo, balli alquanto, entro gli spazi enormi dell'edificio del Muzio. E soprattutto, a questo modo si perde la forza attrattiva per il vasto pubblico, che non risulta sufficientemente stimolato da occasioni parziali, poco consistenti, almeno suf piano della quantità, e inversamente ripetute troppo di frequente. Il Palazzo dell'arte si muta insomma nella tappa di un itinerario espositivo molto specialistico, noto agli addetti ai lavori, ma non abbastanza attraente e gratificante per uno strato più ampio di frequentatori. Si aggiungano le difficoltà che un ente come la Triennale, le cui cariche sono tutta elettive e temporanee, trova inevitabilmente nel dotarsi d personale in organico, capace appunto di garantire la continuità a iniziative- e ricerche; laddove, evidentemente, è possibile che un comitato di esperti con un mandato triennale, o magari anche più esce so, raccolga le energie, intellettuali, finanziarie, organizzative, per dar luogo una tantum alla grande vetrina internazionale degli sviluppi dell'archi tettura e del design (o magari, oggi, àeW'anti-design, del neoartigianato), esercitando un fortissimo impatto. Si dirà che, nel caso in cui 'Si; seguisse iiniv simile: via-,più corretta dal punto di vista istiWdtt/tìl^ il'^s^ltaW^èrÒ 'sak rebbè /squallido,' per lunghi' periodi. Ciò infatti significherebbe chiudere il Palazzo dell'arte, non consentirgli di ospitare neppure quelle mostre esigue ma raffinate che oggi vi si possono ammirare. Ma nella conduzione di un tale vasto contenitore potrebbe affiancarsi, agli organi della Triennale necessariamente discontinui, la continuità di una qualche istituzione garantita dal Comune di Milano, o dalla Regione Lombardia. Non è vero forse che l'uno e l'altra sono alla ricerca di spazi in cui collocare quel museo storico e archivio dell'architettura e del design, che per il capoluogo ambrosiano corrisponde a un obbligo di coscienza? E quale sede migliore da riempire, da utilizzare, diciamo al cinquanta per cento, lasciando libera l'altra metà per i grandi appuntamenti che dovrebbe tornare a prefiggersi la Triennale? Renato Barili! ty

Persone citate: Giorgio Maschcrpa, Luciano Ualdessari, Mondadori, Piacentini, Renato Barili, Riccardo Mariani