Furibonda telegara di debutti: vinca il migliore

Furibonda telegara di debutti: vinca il migliore «Anno Domini» a Canale 5, «Olga e i suoi figli» su Raiuno, «Sogni e bisogni» su Raidue e «Drive in» su Italia 1 Furibonda telegara di debutti: vinca il migliore Riprende la guerra deU'«audience» con tre sceneggiati e un varietà: esordio poco convincente del kolossal di Berlusconi; troppo spinoso il racconto della Prima Rete; fra tutti emerge Cittì E' quasi incredibile, ma stasera ci sono quattro programmi al debutto, e tutti scattano alla stessa ora, alle 20,30, come per una furibonda gara: «Anno Domini» su Canale S, «Olga e i suol figli» su Raiuno, «Sogni e bisogni» su Raidue, e la rivista «Drive in» in nuova edizione su Italia 1. In effetti la furibonda gara c'è, anzi è una battaglia, la battaglia tv d'autunno, per contendersi il pubblico, e quindi le percentuali di ascolto, e quindi la pubblicità. Ma è una strategia sensata? Lascio stare «Drive in» di cui avrò modo di parlare nel prossimi giorni; è uno show strampalato che ha una sua platea tutta particolare. Il discorso riguarda II resto: tre sceneggiati, ciascuno con sue precise caratteristiche, che, In contemporanea, obbligano il pubblico a impossibili scelte; o, peggio, favoriscono il famigerato metodo del «contatto», un pezzetto qua e un pezzetto' là, saltabeccando col pulsante. E se è già cervellòtico il cozzo frontale fra Rai e network, 6 addirittura demenziale la rivalità interna: com'è possibile che Raiuno e Raidue non si siano messe d'accordo per evitare la concomitanza di «Olga e I suoi figli» e di «Sogni e bisogni»? Non esiste un coordinamento di programmazione? O alla Rai si è proprio sino in fondo lottizzati e divisi? Ma vediamo cosa sono questi tre sceneggiati. Più Hollywood che Gesù A.D. ANNO DOMINI — E' un kolossal in sei puntate varato da Berlusconi assieme a vari soci tra cui gli americani della Nbc. Produttore è Vincenzo Labella, manager di altri mastodonti come Mose, Marco Polo e Gesù di cui Anno Domini, scritto da Anthony Burgess e dallo stesso Labella, è una specie di continuazione. Fotografia (assai, pregevole), costumi e scenografia sono di marca italiana. Il resto è straniero in blocco, dal regista americano Stuart Cooper all'intero cast dove figurano Ava Gardner, James Mason, Susan Sarandon. Una rapida impressione sulla prima puntata. La cosa migliore è il paesaggio esotico (Tunisia). Quanto alla narrazione c'è il tentativo — in una cornice spettacolare grandiosa — di ritrarre, in continua alternanza, da una parte il mondo «popolare» ebraico scosso dalla recente morte di Cristo, e dall'altra il mondo imperiale romano, corrotto e sanguinarlo. Lodevole tentativo che però — nell'esordio — non mi pare riuscito: i fatti non sono incisivi e i personaggi sono troppo convenzionali, parlano troppo e si esprimono per sentenze, i felloni sono troppo felloni e l'imperatore Tiberio (Mason) è troppo rim- bambito. Ma dove veramente la sto- rla preciplta e quando af- fronta il soprannaturalc: le apparizioni agli apostoll di Oesii resuscitate (un inconsi- stente Michael Wilding) non hanno un brlciolo di commo- zlone o di estasi o di magla, e si risolvono in sagge predi- che. Da rilevare che tutti gli interpret!, benche truccati da romanl o da ebrei, hanno una lnconfondlbile faccia hol lywoodiana. Un reportage nella malattia OLGA E I SUOI FIGLI — Qui slamo In una storia televisiva al cento per cento: dietro l'angosciosa vicenda di una madre (interpretata con slancio da Annic Girardot clic tuttavia ha l'aria di essere in un ruolo non suo) alle prese con un figlio malato di niente, si avverte la presenza dell'Inchiesta, del reportage, del dibattito socio-scientifico, della relazione medica. Il regista Salvatore Nocita, attraverso quattro puntate, intende affrontare con puntiglio uno straziante caso — ma quanti ce ne sono? — ti¬ rato fuori dai registri d'ospedale. Nobili gli intenti, ma è difficile tradurre la complessa e delicata materia in spettacolo persuasivo, soprattutto con un film cosi lungo. Già dall'esordio si capisce che una maggiore sintesi avrebbe giovato agli stessi scopi didattici. La vita sognata di Franco Citti SOGNI E BISOGNI — Ho lasciato ultimo quello che mi sembra per ora di gran lunga il migliore: un ciclo di undici episodi — anche qui in diverse puntate — con cui Sergio Citti propone un tipo di racconto in dimensione di favola o meglio di realtà quotidiana trasfigurata e portata in un aereo clima di studiata ingenuità, di ironia grottesca e di fantasia arguta e patetica. Molto garbato l'episodio di stasera dove Paolo Villaggio, finalmente levato dalla farsaccia, si innamora alla follia di una splendida ragazza cieca: c'è del comico e del sentimentale, c'è il ricordo (chiaramente voluto) di Luci della città di Chaplin, ma il tutto rimpastato con plebea malizia da Citti. Cornice agli episodi, un siparietto dove Giulietta Masina fa spiritosamente il Destino. Sceneggiato piacevole, d'estro e d'intelligenza, che la Rai sul suo settimanale ufficiale ha ignorato come non esistesse mentre il settimanale di Berlusconi gli ha dedicato ampi e dettagliati servizi. Ugo Buzzolan Amanda Pays e Neil Dickson in «Anno Domini». Lory Del Santo sarà anche quest'anno una delle attrazioni di «Drive in». Annic Girardot e i suoi «figli» nello sceneggiato di Salvatore Nocita

Luoghi citati: Bisogni, Hollywood, Italia, Tunisia