A Milano il processo ai giudici accusati dal clan dei catanesi di Claudio Giacchino
4 Milano il processa ai giudici accusali dal clan dei calanesi Da domani in aula Antonio Tribisonna e Franca Viola Carpinteri 4 Milano il processa ai giudici accusali dal clan dei calanesi Per corruzione e interesse privato - Erano nel collegio giudicante Zampini e i politici, • Antonio Tribisonna e Franca Viola Carpinteri, giudici a latere del processo delle tangenti, vivranno domani a Milano una difficile esperienza: entreranno in un'aula di tribunale, ma senza la toga sulle spalle. Non prenderanno posto, come hanno fatto innumerevoli volte, sugli alti scranni dei magistrati, andranno a sedere sulla panca degli imputati. Un procedimento unico nella storia della magistratura torinese: mai era accaduto che due suol componenti finissero a giudizio, accusali da malavitosi pentiti del «clan del catanesi». Corruzione, millantato credito e interesse privato in atti d'ufficio: di tutto ciò deve rispondere Antonio Tribisonna, 56 anni, da lungo tempo servitore dello Stato nella nostra città, prima come sostituto procuratore e poi come giudice togato. Interesse privato è l'addebito contestato a Franca Viola Carpinteri, 47 anni, entrata in magistratura dopo essere stata avvocato. Con loro (difesi dagli avv, Delgrosso e Dall'Ora) saranno processati, per accuse che spaziano dal concorso in corruzione alla falsa testimonianza, i fratelli Roberto e Francesco «Ciccio» Mlano, plurlcondannati «re» della Torino nera degli Anni 70; Giuseppe Lavaccara e Antonino Saia, gregari della banda; l'antiquario Pasquale Pilla, finito in carcere per ricet- tazlone; il ristoratore "Pasquale Casella, condannato per bancarotta, e la moglie di questi, Bruna Ortolan. L'elenco degli imputati comprende pure i nomi di Cosimo Tubito e dell'agente di polizia Raffaele Cardona. Il giudizio celebrato dalla quinta sezione del tribunale milanese (per legge, i magistrati non possono essere giudicati da colleglli dello stesso distretto) trova origine in un procedimento lontano nel tempo e, all'epoca, di nessun rilievo: quello per traffico d'eroina (autunno '82) contro Andrea Micci e Giuseppe «Pepplno o' bandltu» Muzio. Condannato Micci, assolto per insufficienza di prove Muzio. Tornato in galera, «Pepplno o' bandltu» nel dicembre scorso decide di pentirsi e mette in moto una girandola di racconti su molti giudici. Di Tribisonna e Carpinteri dice: «Nel 1982 mi assolsero perché il clan dei fratelli Miano s'era "dato da fare"presso di loro. A Tribisonna furono regalati, tramite il Pilla, un quadro, un mobile antico e una collezione di sterline. Alla Carpinteri fui "raccomandato" da Pasquale Cananei, l'antiquario assassinato poi dalla mafia». L'accusa di millantato credito contro Tribisonna, inve¬ ce, è dovuta a questo: 11 giudice avrebbe promesso ad un recluso, Luigi Plgnatlello. di fargli ottenere la libertà provvisoria. Il detenuto l'ottenne, ma non grazie al magistrato. Che, stando alle carte istruttorie, se ne sarebbe Invece arrogato il merito, ricevendo in cambio soldi per l'acquisto di mobili. L'impu-' tazlone di interesse privato è scattata perché Tribisonna sarebbe «intervenuto» presso 11 collega Acordon lamentando le disavventure giudiziarie del ristoratore Pasquale Casella e, secondo gli inquirenti, sarebbe stato ripagato con un giaccone di renna. Claudio Giacchino 'Franca Viola Carpinteri e Antonio Tribisonna da domani sullo scomodo banco degli Imputati
Luoghi citati: Milano, Tribisonna
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