Mad Max fra le rovine del futuro di Stefano Reggiani

Mad Max fra le rovine del futuro PRIME FILM: il fantastico australiano di Miller e Ogilvie e «Coca Cola Kid», Mad Max fra le rovine del futuro Guerra della sete nell'opera di Makavejev: ma l'ironia fugge come bollicine • Tutta l'attenzione va all'attrice Greta Scacchi MAD MAX OLTRE LA SFERA DEL TUONO di; George Miller e George Ogilvie con Mei Gibson,. Tina Turner. Musica di Maurice Jarre. Produzione australiana a colori. Fantastlcoawenturoso. Da vedere. Cinema Ambrosio di Torino, Cinema Adriano, Rltz e Ambassade di Roma. La via australiana al fantastico di Miller si conquista clamorosamente un capitolo delle future antologie sul cinema spettacolare'-di questi anni. Con una caratteristica molto attuale e legittimamente sfrontata: le storie di Miller sono esclusivamente da vedere e da sentire, in questo barocchismo sfrenato e furnetfesco non c'è nulla da [capire, e, se c'è, si- tratta di un canovaccio, di una trama senza coerenza, un puro pretesto della etnografica (se così vogliamo chiamare la magniloquenza deformata e strafottente che finora era riuscita solo al fumetto, perché il disegno è più -facile- e anticipatore). Certo la scuola di Miller non ha niente da fare con l'altra via australiana all'immaginazione, quella di Welr, che ha bisogno di suggerire mondi mancanti, evocandone appena il contorno come in Picnic o anche in Witness. Miller e Ogilvie fidano sulla ripresa speciale e su un décor arcaico e meccanico che simula gli anni postatomici sulla terra. Mad Max vagabondo eroe del deserti lasciati dalla guerra nucleare capita in una lurida città di sopravvissuti, come un posto di frontiera del'West, sul quale regna Tina Turner ex poco di buono e al quale dà energia un sotterraneo allevamento di porci (metano dagli escrementi). Tina Turner scarica la violenza detta città nello scontro di gladiatori in una straordinaria arena a cupola c-due combattono, , uno muore»; piena della feccia umana che la guerra ha risparmiato. Se Mad Max esce vivo dallo) scontro è perché lontano, oltre il deserto, lo attende il popolo dei sopravvissuti bambini, ingenue creature che sognano il ritorno alla civiltà degli avi, alla terra del domani-domani, al volto spettrale delle metropoli distrutte. No, non cercate troppe spiegazioni nella trama mtsticorovlnologlca, biblica e predicatoria come ogni buona fantascienza cinematografica. Neppure fissatevi sugli scarti di stile tra il drammatico e il grottesco '(l'aviatore ladra esce direttamente da una commistione fumettesca). Tutta la visività (e dunque la ragione) del film si raccoglie nelle scene maggiori, la lotta del gladiatori sotto la cupola, l'inseguimento delle macchine-scheletro ai.treno del deserto. Macchine, treno, anni, aerei: tutti miraggi in cui nemmeno l'eroe può avere una parte positiva, relitto di un'immaginazione che consuma anche i suoi protagonisti. COCA COLA KID di Dusan Makavejev con Eric Bobe rts e Greta Scacchi. Produzione americana a colori. Commedia. Cinema Centrale d'Essai di Torino. Cinema Rivoli di Roma, Ancora Australia, ma per mano di un regista jugoslavo americanizzato, il Makavejev erotlcc-sarcastico di Montenegro e Sweet movie. Qui il regista si converte a un registro piti leggero: Coca Cola Kid è come un sorso abbondante di Coca nel momento in cui la bevanda ha perso il ghiaccio; ancora fresca, ma vicina alla temperatura ambiente. Ironia che fugge, in bollici¬ ne, tenendo conto che la Coca Cola come ditta non c'entra per nulla; non è (dubbia) pubblicità, ma l'accettazione di un marchio universale, la Coca come sogno americano, nel bene del refrigerio e nel male dell'insistente presenza. Vn ex marine esperto di marketing arriva nella filiale australiana della Coca, che non sembra proprio un modello di efficienza, col compito di incrementare le vendite e di espandere il mercato anche oltre le zone abitale, per esempio net deserti, perché effettivamente sono posti «dove si ha sempre molta sete». Però non sarà una guerra facile, in una regione dell'interno un vecchio e testardo produttore di bibite si oppone allinvadenza americana e preferisce piuttosto far saltare i suoi stabilimenti che piegarsi all'invadenza della Coca (presumibilmente ancora nella versione Classic). Alla fine la civiltà della bottiglietta internazionale ha vinto; e Makavejev suggerisce: che importa? Tanto arriva un'altra guerra. Sul tono insolitamente tiepido del regista, Eric Roberts, già visto in Star 80, si leva con prestanza e con appoggi ideologici (anche un apocrifo di Lenin in favore della Coca Cola). Ma tutta l'attenzione è per Greta Scacchi, l'italo-inglese di Calore e polvere, che s'impone anche in una piccola parte, una di quelle false magre che promettono e mantengono. Stefano Reggiani

Luoghi citati: Australia, Montenegro, Roma, Torino