Gazzelloni: ben venga il rimbombo alla Scala di Armando Caruso

Oazzelloni: ben venga il rimbombo alla Secala Ai dubbi di Horowitz sull'acustica del grande teatro rispondono anche Maria Tipo, Mannino, Mazzonis Oazzelloni: ben venga il rimbombo alla Secala MILANO — Vladimir Horowitz, il leggendario pianista interprete di Chopin, Liszt. Schumann, Skriabln e Rachmantnoff, annuncia l'arrivo a Parigi con il «Concorde», l'unico jet con cui si sente sicuro nell'attraversare l'Oceano, Fissa le date dei recital al Théfttre des Champs Elysées il 26 ottobre e il 2 novembre, sottolinea con gioia il grande rltorno.dopo cinquantanni, alla Scala (17 e 24 novembre, al pomeriggio); e poi, con un candore disarmante, o forse per eccesso di preoccupazione, scatena le polemiche, mettendo in dubbio la straordinaria acustica del tempio dell'arte. All'Intervistatore, nella sua splendida casa al centro di New York, dice pacato: «/Vob so come Sia l'acustica iella Scala, sono un po'preoccupato. L'ultima volta che ho suonato alla Scala è stato nel dopoguerra. Purtroppo i teatri' d'opera non hanno general-' mente un'acustica molto buo-j na per i concerti solistici.' Quando ho suonato gui al Metropolitan non sono stato molto soddisfatto: E la mo-' glie Wanda, figlia di Arturo Toscanlni, aggiunge: «Forse alla Scala c'è un po' di rimbombo*. Horowitz ha suonato alla Scala tre volte: 11 15 giugno 1932 diretto da Anto¬ nino Votto; il 17 maggio '33 diretto da Ferdinando Prevltali e l'ultima volta il 3 maggio 1935, direttore ancora Votto. L'anno scorso, è venuto però a provare l'effetto sonoro. Vediamo cosa pensano tre celebri artisti del «dubbio» di Horowitz. Maria Tipo, che nel firmamento, pianistico internazionale è una stella di prima grandezza, docente al Conservatorio di Ginevra, dove insegna al Corsi di Perfezionamento e Virtuosismo, è addirittura indignata. -Mi creda — dice — non capisco perché dobbiamo interessarci delle bizze di Horowitz. Se ritiene di preoccuparsi per l'acustica della Scala, non venga, la sua presenza non è indispensabile. E' l'unico in tutto U mondo a mettere in dubbio l'invidiabile perfezione acustica del teatro. Trovo assurdo che un artista del suo livello debba preoccuparsi eccessivamente. Non c'è alcun bisogno, da parte nostra, di difendere la Scala, perché essa st difende da sé, con il suo prestigio*. Franco Mannino. 61 anni. pianista, compositore e direttore principale del National Center Art ad Ottawa, di ritorno da Tokyo ed in procinto di partire per 11 Canada, è comprensivo, più tollerante. •Non tutti i teatri sono perfetti dal punto di vista acu-, stico. Il San Carlo è portentoso, cosi come lo era la Scala prima della guerra e lo è sicuramente adesso. Certo, per un concerto di pianoforte solo, mi grande teatro non è l'ideale, ma secondo ti mio parere non è guesto che conta*. •Bisogna considerare — aggiunge Mannino — che il ritorno di Vladimir Horowitz in Italia, alla Scala, dopo cinquantanni, è un evento che interessa la cultura di tutto il mondo, dalla quale ogni polemica deve restar fuori*. Severino Gazzelloni osserva: «Ben venga il rimbombo di cui parla Wanda Toscanlni. Fa da cassa armonica e per il pianoforte è un'amplificazione insperata. In tutti i concerti che ho fatto alla Scala, ho trovato l'acustica perfetta, ma anch'io ho cercato la posizione migliore, suonando sotto l'arco magico, in modo da evitare che i sipari asciugassero il suono*. •I nostri teatri sono splendidi. Pensi al San Carlo di Napoli, nelle cui pareti sono state trovale anfore che migliorano la gualità del suono, alla Fenice di Venezia, al Bellini di Catania ed a guello di Parma, che stanno restaurando. Ora, nonostante le dichiarazioni, rilasciate a New York, forse un vezzo dell'arti-sta cosi diverso e al tempo stesso uguale a Rubinsteln, dobbiamo essere tutti felici di poter godere del concerto dal vivo alla Scala di Horowitz e di non doverlo ammirare soltanto dal piccolo schermo*. Cesare Mazzonis, direttore artistico dell'Ente lirico, pone subito l'accento su una distinzione fondamentale tra 1 «teatri d'una volta* e quelli costruiti oggi. iL'acustica è sicuramente migliore nei teatri del '70O-'800 e non si è mai riusciti a capire perché. Pensi al San Carlo, alla Scala, è eccellente, n Metropolitan è un teatro grandissimo e quindi non si può pretendere che l'effetto sia eccellente, ma non esiste una scala dei valo¬ ri acustici del massimi teatri*. • Comungue — conclude Mazzonis — mi rendo conto della preoccupazione artistica di Horowitz, con il guale abbiamo concordato due prove in due giorni diversi, per stabilire il punto che acusticamente ritiene più Idoneo al suo concerto*. < Armando Caruso i