Tra Cuccia e Sindona, l'ombra di Ambrosoli
Tra Cuccici e Sindone, l'ombra di Amhrosoli Il consigliere di Mediobanca: «Sapevo delle minacce, non parlai per timore di querele» Tra Cuccici e Sindone, l'ombra di Amhrosoli MILANO — Il vincitore e il vinto del grande scontro finanziarlo di dódici anni fa (quello che avrebbe potuto modificare radicalmente la mappa del potere economico italiano) si sono ritrovati ieri in tribunale: dietro le sbarre Michele S indona, assorto come sempre nei suoi sogni di grandezza; a deporre come teste Enrico : Cuccia, consigliere di Mediobanca. Non uno sguardo tra 1 due siciliani della grande finanza, un tempo soci in affari e poi su fronti diametralmente opposti. E' stata quella di Ieri un'udienza drammatica, terminata dopo tre ore di deposizione e schermaglie procedurali con Cuccia a capo basso mentre le parole gli uscivano a fatica di bocca e la vedova di Ambrosoll In lacrime (è stata la prima volta che non è riuscita a controllarsi) sfogarsi negli androni del palazzo: 'Peri evitare una denuncia per,calunnia ti è lasciato uccidere Giorgio*. Il momento di maggior ten¬ sione si è avuto proprio al termine dell'udienza quando l'avvocato Dedola, che tutela la vedova di Ambrosoll, ha chiesto a Cuccia: 'Nel 1979 a New York Sindona, e non i soliti picciotti, le disse a quattr'occhi senza mezzi termini che Ambrosoli andava eliminato. Non ha avvertito la responsabilità morale di informare la magistratura di questo colloquio?». 'Se avessi comunicato il fatto agli inquirenti — ha risposto Cuccia — mi sarei preso una querela per calunnia, perché non avevo prove per dimostrare le asserzioni di Sindona. Non avrei potuto far nulla per prolungare di un sol giorno la vita di Ambrosoli. E poi lo Stato non avrebbe potuto proteggermi. Le iniziative per tutelare la mia persona avrebbero avuto come conseguenza quella di allargare II numero di quanti sapevano, e così sarebbe aumentato il pericolo. Non ho parlato con nessuno, il silenzio in certi casi è l'arma migliore». •Ma — incalza Dedola — poteva almeno avvisare Ambrosoli; qui non c'era alcun pericolo di calunnie: Questa volta la risposta di Cuccia tarda ad arrivare, mentre in aula la tensione sale al massimo. Infine, abbassando il capo, 11 banchiere risponde: «dm eroso Zi era già minacciato per conto proprio, non volevo essere veicolo di ulteriori pressioni nel suoi confronti. E poi, si sarebbe arrivati ugualmente alla, calunnia. No, signor presidente, la verità è che io ho preso contatti con Sindona per farlo desistere dal suol progetti, ma non ci sono riuscito». Dietro le sbarre Sindona abbozza una delle smorfie che sempre più frequentemente gli stravolgono 11 viso, ma non interviene. In precedenza Cuccia, 76 anni portati molto bene, uomo schivo di ogni forma di pubblicità, freddo di temperamento, che non ha mal dato un'intervista, che considera una missione 11 proprio lavoro di banchiere, aveva ricostruito, aiutandosi qualche volta con appunti letti su un brogliaccio giallo, l'escalation di minacce ricevute da parte di Sindona e culminate con due tentativi di Incendio del-' la propria abitazione, oltre a qualche pedinamento da parte di loschi personaggi e decine di telefonate anonime. Cuccia ha anche ricostruito 1 primi contatti con Sindona, che risalgono agli anni Sessanta quando l'allora giovane commercialista emigrato dal Sud gli fu presentato da Marinoni, nipote del fondatore della Snla Viscosa. 'Abbiamo fatto insieme qualche affare, per altro tutti in regola — ha detto Cuccia —. Poi ci fu un episodio spiacevole, con un gruppo estero a noi vicino. Oli dissi allora che avremmo potuto incontrarci per parlare di molte cose, ma che di affari insieme non ne avremmo fatti più. Cosi è stato». •Ma perché Michele Sindona lo considera il suo grande avversario?; ha chiesto 11 presidente della Corte. 'Lo deve chiedere a lui, io non lo so. Forse l'inimiciziarisale all'epoca dell'operaelone Finambro; lui pensava che io mi fossi opposto alla sua iniziativa, mentre era stato Ugo La Malfa». •E perché — ha chiesto ancora il presidente — non ha potuto raggiungere un accordo con Sindona quando lui premeva per far passare il suo piano di salvataggio?». 'Sindona voleva troppe, cose impossibili: la revoca deimandato di cattura, la revoca della liquidazione coatta per la sua banca, e poi anche i soldi. Ma io non potevo fare nulla per lui. Il suo,progetto era proprio un "papacchletto", senea consistenza*. Esce quindi dlscena 11 banchiere Enrico Cuccia, cui deve essere costato uno sforzo enorme il sottoponi per tre ore al pubblico, alle domande degli avvocati e alla curiosità del masd-medla. Il processo riprende lunedi. Gianfranco Modolo
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