Dalle perìzie la verità sul jet caduto a Ustica di Roberto Martinelli

Dalle perìzie la verità sul jet caduto a Ustica I giudici hanno ordinato di riesumare due salme per verificare se ci sono tracce di esplosivo Dalle perìzie la verità sul jet caduto a Ustica ROMA — La giustizia tenta di nuovo di forzare 11 muro dei silenzi che per cinque anni ha protetto 11 «giallo» di Ustica, il tratto di mare ove il 29 giugno 1980 si inabissò, dopo una esplosione in volo, un DO 9 dell'Itavla con ottantuno passeggeri a bordo. Due del poveri resti saranno riesumatl per ordine del giudice istruttore di Roma e messi a disposizione del periti: 11 corplclno di una bimba affidata dal familiari ad uno steward a terra e la salma di una giovane donna accompagnata alla scaletta dell'aereo In carrozzella per una ingessatura alla gamba. Si chiamavano Maria Vincenza Calderoni e Francesca D'Alfonso. -» Sono le due sole passeggere delle quali si conosca 11 posto che occupavano sull'aereo. La prima era sui sedili davanti, nella prima fila a sinistra: la seconda in coda. Sui diagrammi dell'Itavla sono segnati anche l numeri del posti assegnati. Gli espe-ti dovranno, sulla base delle ferite riportate, sulle lesioni subite, sulla profondità delle schegge conficcate nel loro corpi, tentare un ricostruzione, la più precisa possibile della fonte dell'esplosione. Un eufemismo per dire in che punto e da quale direzione 11 DC 9 venne colpito, probabilmente da un missile aria aria contenente il micidiale «T4», l'esplosivo di cui sono state trovate ampie tracce durante alcuni esami spettrografici. Le due salme saranno dissotterrate non appena lo consentiranno le norme sanitarie in materia. Un rito triste ed amaro che avrebbe potuto essere evitato dal recupero della carcassa che finora nessuno ha disposto. Di fronte alle insistenze del periti, che da due settimane hanno cominciato a lavorare nel dipartimento di ingegneria meccanica di Napoli, 11 magistrato ha ordinato loro di chiedere ad una ditta speclallzata uno «studio di fattibilità» per il recupero del relitto e si è riservato sin d'ora di autorizzarlo se ci sarà il nulla osta degli organi competenti alla spesa, non indifferente, che dovrà essere affrontata. Quali siano gli organi competenti che dovranno pronunciarsi non è difficile immaginare: al di là delle singole competenze ministeriali, è lo Stato che in ultima analisi dovrà dire si o no. Quello stesso Stato che la società Itavla, ora in gestione commissariale, ha citato in un giudizio civile chièdendo al tribunale la condanna del ministeri della Difesa, del Trasporti e dell'Interno. Nella causa civile, ora sospesa in attesa della definizione dell'inchiesta penale, si sostiene apertamente la responsabilità del tre ministri per 1 loro comportamenti «omissivi o cowtmisslvl». Una frase di stile che dice e non dice ma che va Interpretata alla luce delle affermazioni contenute nell'atto di citazione. Laddove si legge che, «pur fra mille difficoltà, reticenze. ritardi di ogni genere, frapposti dagli enti interessati, ma soprattutto nella perdurante e colpevole inerzia delta amministrazione competente, la commissione di inchiesta ha consentito di accertare in una scheggia di metallo la presenza, insospettabile e inglustificabile, di quantità di zolfo, potassio, fosforo e cioè di sostanze chimiche riconducibili ad ordigni bellici». Un lungo giro di parole per dire che 11 DC9 fu colpito in volo probabilmente da un missile aria-aria. Se questa è ormai la convinzione degli ex dirigenti della società di navigazione (che fanno risalire a quell'incidente le cause scatenanti della crisi aziendale), si può affermare che anche tra gli Inquirenti si fa ormai strada questa Ipotesi. Il magistrato non ha ancora Ipotizzato responsabilità di alcuno in una istruttoria che potrebbe portare alla imputazione di strage, tuttavia non ha esitato ad accogliere quella che, a prima vista, era apparsa come una richiesta fantascientifica: il confronto tra resti del DC 9 con quelli del Jumbo sudcoreano, abbattuto da un missile ariaaria di un caccia sovietico nell'estate del 1983 e recuperati nel Mar de) Giappone. L'autorizzazione, è diventai ta operativa 11 16 settembre scorso con una nuova formu¬ lazione di quesiti. Il motivo della .comparazione» è evidente: si vuole stabilire se esistono analogie tra 1 danni riportati tra i due aerei in volo. E ciò non solo sulla dinamica dell'Incidente, ma anche e soprattutto per quanto riguarda le tracce di «T4», l'esplosivo trovato, sia ad Ustica sia sul Boeing sudcoreano. Tutti 1 quesiti rivolti agli esperti (sei ingegneri, un perito balistico e un medico legale) lasciano intendere che il ritrovamento del «T4» attraverso gli esami spettrografici e il contestuale esame del tabulati radar (che evidenziò un secondo oggetto volante non Identificato) hanno finito per consacrare negli atti dell'inchiesta l'ipotesi di un missile lanciato, forse per tragico errore, da un «caccia pirata». Gli esperti hanno cominciato a rispondere a quattro interrogativi fondamentali: 1) se 11 De 9 al momento dell'incidente percorreva l'aerovia assegnatagli dal controllo traffico aereo di Roma (AEC); 2) se 11 sistema radar al momento dell'incidente registrò interferenze di altri oggetti che abbiano potuto |determinare l'esplosione; 3) se, stante la presenza di esplosivo «T4», questo sia stato utilizzato per testate di guerra, per missili terra-aria, aria-aria, terra-terra; o vi sia stata interferenza di altro mezzo esplosivo fabbricato o fornito da Forze Nato, Patto di Varsavia, o Paesi che possono disporre di tale materia; 4) se 11 fenomeno detonatlvo sia stato di origine endogena o esogena, anche In relazione al quadro lesivo generale e particolare delle salme. Fin qui la buona volontà del magistrato che non ha esitato a usare tutti 1 suol poteri per chiarire un mistero che ancora circonda quel disastro acreo. Un disastro che, se trovassero conferma 1 sospetti.che si vanno delineando, potrebbe comportare implicazioni di carattere Internazionale. Roberto Martinelli

Persone citate: Francesca D'alfonso, Maria Vincenza Calderoni

Luoghi citati: Aec, Giappone, Napoli, Roma, Ustica