Inverno '31, arriva su una Balilla

Inverno '31, arriva su una Balilla Primo sopralluogo, e il senatore Agnelli dà Fok Inverno '31, arriva su una Balilla Esiste ormai in Italia una robusta generazione di ventenni, diciamo di' quelli che hanno calzato per la prima volta gli sci all'epoca in cui sbocciava la «valanga azzurra», che dello sport bianco conosce soltanto skilifts, seggiovie e piste battute come biliardi e larghe come autostrade. Già l'idea che le piste un' tempo (e ben pochi anni prima dell'esordio di quella generazione) potessero anche essere un coacervo di buchi e di zone spelacchiate non li sfiora neppure. Prima della guerra non solo le piste spesso erano mulattiere, ma sii doveva anche salire a piedi (e ! non sempre con le pelli, di foca che non tutti possedevano, ma proprio a piedi, con gli sci a spalla). Lo sci era' nato' in Italia da una trentina, d'anni e aveva avuto la sua culla proprio in Piemonte,1 ma dalle prime mitiche discese di Adolfo e Paolo Kind, era mutato ben poco, sia come abbigliamento che, come attrezzatura. Solo la voglia di osare e di rischiare, insita in ogni attività sportiva, era in ascesa costante. Erano momenti (parliamo grosso modo dell'inizio degli Anni Trenta) in cui i vecchi paesi di montagna, le stazioni del turismo estivo, le località termali, scoprivano gli sci è spesso ne traevano un nuovo impulso. Quasi tutte, per forza di cose, si chiamassero Bardonecchla 0 Cortina d'Ampezzo, St. Moritz o St. Anton am Arlberg avevano nei loro prati e fra i loro boschi il terreno di gioco ideale per |o sport nuovo. Si disputavano le prime gare di altissimo livello (pensate soltanto alle «classiche» del Kandahar e del Lauberhorn) ma lo sci restava sempre sport di élite. Non tanto, si badi bene, perché proibitivamente caro, perché esclusi 1 grandissimi alberghi di lusso, c'erano tante sistemazioni alla buona per accogliere i giovani, ma perché era pericoloso e tanto faticoso. Bisógna inventare.cjualcpsa di nuòvo: per allargare la massa dei praticanti è fare un «business» anche del turismo Invernale. La soluzione è semplice (vista con gli occhi di ora, ma che intuizione è' quale coràggio furono necessari mezzo secolo fa): preparare belle discese e mettere in grado gli sciatori, facendo meno fatica, di ripeterle più volte al giorno. Si badi bene che gli impianti di risalita non erano1 merce sconosciuta già allora (anche se'di sklllfts e seggiovie ancora non si parlava) che pròprio l'uso turistico estivo in quegli anni dava forte impulso alla costruzione di ferrovie a cremagliera, funicolari e funivie (e quanto fossero sicure e ben progettate lo testimonia il fatto che quasi tutte, pur con i dovuti aggiornamenti, sono ancora agibili adesso), ma nessuno aveva pensato di cercare un posto per lo sci, costruirlo dal nulla per lo sci, attrezzarlo fino a farne un'industria dello set. La data di nascita di Sestriere forse la si può fare risalire a quella luminosa giornata di fine Inverno del 1931 quando l'ingegner Vittorio Bonadè Bottino (sono suoi le note e 1 ricordi cui si deve attingere per formulare qualche cenno storico) sale su una Balilla carrozzata due posti al Colle di Sestriere insieme con Virginia Bourbon del Monte, moglie di Edoardo Agnelli e nuora del senatore Giovanni. Tanta neve, tanto sole, grandi aperture di spazi e di panorami sul Delfinato (ricordiamo che allora In Piemonte la stazione più «in» era Claviere) e, In seguito al dialogo avuto pochi giorni dopo nello studiolo del senatore In via Giacosa a Torino, la decisione di installare un impianto funlvlarlo l'inverno successivo per definire il pos sibilo gradimento del pubblico. Immaginate in • che epoca beata, almeno in questo campo, si viveva allora: lanciata l'idea di creare su quel Colle a duemila metri la prima stazione, invernale con criteri; d'avanguardia, in pochi niésl il meccanismo Fiat e Riv (non dimentichiamo che le officine di Villar Perosa erano eccezionale fucina di ingegneri e tecnici) si metteva'in movimento. Acquisiva 1 terreni, disegnava un piano di massima e i progetti esecutivi, prendeva contatti con i fornitori, ordinava alla ditta Bleichert di Lipsia (quando si rinnoveranno gli impianti, bisognerebbe conservare gelosamente le targhe scolpite nel bronzo delle vecchie funivie «made in Germany») quell'Impianto che ancora oggi svetta fino alla sommità del Slses con stazione intermedia alle Alpette, Oggi quasi tutti gli anni, almeno ufficialmente, molti impianti iniziano la stagione «fuorilegge» perché non sono stati completati 1 collaudi. Allora 11 termine massimo posto dal senatore Agnelli e dal figlio Edoardo era di dieci mesi per inaugurare allo sci una plaga dove c'erano soltanto la casa cantoniera e 11 Bai-neon, la modesta trattoria di Ppssetto. E a dicembre la folla di sciatori cominciò a salire sulle cabine E'in pochi anni vennero le altre funivie della Banchetta e del Fraiteve, gli alberghi sapientemente scalati secon do un modello di disponibilità economica: il super-lusso al Principi di Piemonte (che poteva allora tranquillamente rivaleggiare con le più. cele orate strutture alberghiere svizzere), la grande borghesia ai Ducili d'Aosta, il medio be nessere alla Torre, 1 redditi pio' modesti agli Sciatori. E le grandi gare di discesa Ubera giù dai' canalini del Slses o lungo i 1700 metri di dlslivello della Rio Nero? E i francesi avrebbero inventato trent'anni dopo lo «skl total»? Per favore, 6lamo seri. Riconosciamo a Sestriere e a chi l'ha creata meriti che sono soltanto suol. Altri in epoche magari più felici, avranno compiuto gli aggiustamenti necessari, ma l'intuizione di quel momento fu mirabile. E fare rinascere ora a nuova vita il.primo simbolo dello sci moderno, è soprattutto uri doveroso atto di amore.

Persone citate: Agnelli, Edoardo Agnelli, Paolo Kind, Virginia Bourbon, Vittorio Bonadè Bottino