Sindona ha un collasso in aula dopo un'autodifesa di tre ore

Sindone ha un collasso in aula dopo un'autodifesa di tre ore «Non sono il mandante dell'omicidio Ambrosoli, Aricò ha mentito» Sindone ha un collasso in aula dopo un'autodifesa di tre ore MILANO — Alle 13, dopo un monologo durato quasi tre ore, Michele Slndona perde improvvisamente la voce, impallidisce, si accascia sulla sedia: la sua energia vitale si è interrotta, proprio come una batteria che all'improvviso smette di funzionare. Mentre 'l'udienza viene sospesa, l'ex finanziere trova le forze residue per esclamare rivolto alla pubblica accusa, in questo caso al sostituto procuratore Guido Viola: «Non voglio assolutamente impietosire la Corte, ma proprio non ce la faccio». SI tratta, hanno spiegato poi alcuni avvocati del suo collegio di difesa, di un fastidioso disturbo renale che l'ha perseguitato per tutta l'estate, costringendolo in ospedale, e che ora è reso più acuto dalla tensione del dibattimento e dalla fatica per 1 trasferimenti quotidiani da Voghera a Milano. Slndona Interrompe la deposizione proprio quando il presidente del tribunale gli chiede di spiegare 11 perché della sua misteriosa fuga da New York nel 1979 e 11 suo arrivo in Sicilia sotto la falsa identità di Joseph Bonamico. E Slndona, che come tattica processimi: ha scelto di non sottrarsi alle domande ma accetta di fornire su ogni particolare la propria versione, parte da lontano, come al solito, raccontando che sin dai primi Anni Settanta aveva inviato all'allora ambasciatore americano a Roma, Graham Martin, un rapporto sulla situazione politica ita¬ liana, nella quale egli ravvisava 1 pericoli dell'avanzante comunismo. Aveva proposto a Martin di acquistare per 100 milioni di dollari, dei quali 20 sarebbero stati forniti dallo stesso Sindona e 80 da gruppi americani, il Corriere della Sera, 11 Tempo e il Messaggero, che proprio In quegli anni passavano di mano. Lo scopo era quello di rafforzare il controllo sulla stampa italiana creando un blocco conservatore da opporre al dilagante marxismo. Però oltreoceano era scoppiato quasi contemporaneamente lo scandalo Watergate, che aveva travolto Nlxon e 1 suol collaboratori, e del progetto «giornali In Italia» non si era più parlato, tranne che nel discorso giornali si inserisce più tardi la P2 con Lido Celli, Roberto Calvi e Umberto Ortolani. A questo punto della deposizione arrivano prima 11 collasso e poi la sospensione del dibattimento. In precedenza Slndona aveva dedicato ben due ore del suo intervento per smontare pezzo su pezzo le dichiarazioni rese su Sindona da William Aricò, 11 killer di Giorgio Ambrosoli, quelle che, secondo l'accusa, lo inca-' strano come mandante dell'omicidio. Quale attendibilità può avere Aricò, contesta Slndona alla Corte, quando afferma di aver messo bombe sulle macchine di Ambrosoli e di Cuccia? Bombe non ne sono state lanciate, si è trattato soltanto di un incendio della porta di casa di Cuccia E ancora, quando Aricò dice di aver incontrato Slndona nel suo ufficio in Madison Avenue: mal avuto un ufficio in quel posto: «Lo sanno tutti che io ricevevo presso la sede della Franklin e nella Avenue of Americas: Di Gino Cantafio, italo-americano che ha avuto rapporti d'affari con Sindona, Aricò dice che l'ha conosciuto in carcere con Ve ne tacci: ma Cantafio, oggi defunto, non è mai stato in carcere, anzi, era un personaggio stimato, che sedeva al fianco di magistrati e del presidente di Amnesty International nella commissione per la difesa di Slndona «No, signori della Corte —, esclama Sindona —. Aricò non è attendibile. Del resto, contro di me non c'è nulla,non un appunto, una firma,-, uno scritto, un colloquio registrato che mi possono incastrare per le infamanti accuse che mi vengono rivolte: L'imputato se la prende anche con Enrico Cuccia, che ha sempre la doppia verità per ogni circostanza, che re-' glstra tutto fuorché il colloquio a quattr'occhi che i due hanno a New Vork, che dice di avere ricevuto una lettera di minacce da Sindona, salvo poi non produrla agli atti. Infine, come motivo fondamentale per respingere le accuse, Slndona sostiene che la morte di Ambrosoli blocca i progetti di salvataggio che i suol collaboratori stanno proponendo in Italia. Al massimo, conclude Sindona, ci possono essere stati degli infiltrati, delle quinte colonne che hanno utilizzato 11 mio nome per 1 loro giochi. «Afa io sono estraneo a minacce e al resto. Sono innocente». Gianfranco Modolo

Luoghi citati: Italia, Madison, Milano, New York, Roma, Sicilia, Voghera