Troppo poche le zone protette

Troppo poche le zone protette Troppo poche le zone protette IN quali condizioni si trova il patrimonio ambientale italiano a metà degli Anni Ottanta? La domanda è tanto più attuale ora che molti di noi, approfittando delle vacanze, ha potuto fare, al mare o in montagna, il proprio personale check-up alla natura del nostro Paese. A parte le impressioni più o meno soggettive, In generale sembra che 11 quadro non sia molto cambiato rispetto ai risultati della •Prima relazione sulla situazione ambientale del Paese» curata su incarico del governo dalla Tecneco nel 1973: e ciò benché nel frattempo la sensibilità dell'opinione pubblica sia certamente cresciuta e nonostante alcune misure di salvaguardia, adottate soprattutto per iniziativa regionale. Per poter andare al di là delle impressioni bisogne- d In nero le zone da'tutelare la re introduzione della specie nell'ambiente naturale. Ricordo un episodio che veniva portato come esemplo rebbe promuovere una seconda indagine, capace di fotografare la situazione del territorio e dell'ambiente con criteri omogenei a quelli adottati nel 1973. Alcuni dati in negativo sono comunque noti, da quelli riguardanti il precario stato di salute del Mediterraneo, con la situazione sempre più grave dell'Alto Adriatico, a quelli del patrimonio boschivo, insufficiente e inegualmente distribuito nelle varie regioni; dall'eccessivo consumo di suolo dovuto alla crescente urbanizzazione del territorio, all'insufficiente tutela delle aree naturalisticamente più preziose. Tutto dò si ripercuote negativamente sulla stabilità ldrogeologlca della penisola, che a ogni evento climatico abnorme causa danni a cose e persone, la cui entità negli ultimi anni è stimata in due-tre miliardi l'anno. 0 dramma di Tesero è istruttivo. O almeno dovrebbe esserlo. Smottamenti, frane, alluvioni, sono 11 risultato di una errata gestione del patrimonio ambientale che, gravemente compromesso negli scorsi decenni, necessita ora di investimenti In uomini e mezzi per riportare l'Italia in condizioni di normalità e non di rischio continuo. Occorrerà cominciare dalla ricostruzione del patrimonio boschivo, ridotto a soli 8.351903 ettari, pari al 31 per cento del territorio. Conosciamo la grande importanza di questo ambiente come regolatore climatico, protettore del suolo, depuratore dell'aria, dispensa tore di ossigeno, elemento fondamentale nell'equilibrio ambientale da cui dipende la qualità della vita. Non solo, ma la foresta è anche l'ambiente in cui flora e fauna trovano le migliori condizioni di vita ed In cui più alta è la loro variabilità Anche la situazione della flora e della fauna è indice del cattivo stato dell'ambiente nella nostra penisola, con numerose specie sull'orlo dell'estinzione. Quando una specie è estinta, è persa per sempre e con essa va irrimediabilmente perduto l'inestimabile patrimonio genetico di cui era portatrice. Che fare? Quali 1 mezzi da adottare affinché specie vegetali ed animali minacciate non abbiano ad estinguersi? Un importante contributo può senza dubbio venire dai giardini botanici e dagli zoo. In questo secondo caso la questione è più controversa, giacché riprodurre artificialmente le condizioni ambientali di vita, per un animale è pressoché impossibile. Maggiori successi si ottengono invece nel caso delle specie vegetali. Olà oggi sono coltivate senza problemi, in 70 giardini botanici europei, ben 539 specie minacciate di estinzione- irt - natura.-• 1 » '■* In questo caso minori sono anche i problemi per la re introduzione della specie nell'ambiente naturale. Ricordo un episodio che veniva portato come esemplo a questo proposito, con orgoglio, da Bruno Peyronel, fondatore del giardino alpino di Par adisia e ■ rifondatore . di quello di Chanousla. Egli riferiva spesso l'episodio della estinzione in Valtournanche Aeil'Astragalus centroalpinus var. Sausurreanus, dovuta alla distruzione dell'habitat provocata dall'apertura di una strada. Ebbene, la specie fu reintrodotta in natura grazie agli esemplari conservati nel giardino botanico .Paradisia. di Cogne. Ma strumento principale di Intervento per la salvaguardia delle specie minacciate di estinzione è senza dubbio la tutela diretta dei loro habitat, attraverso l'istituzione di parchi e riserve naturali. Anche sotto questo aspetto la situazione nazionale non è delle migliori. Ci troviamo oggi in presenza di cinque parchi nazionali, con una superficie complessiva di 370.744 ettari, di 353 riserve naturali dello Stato per un totale di 144.391 ettari, di 40 zone umide di Importanza internazionale istituite in adempimento della Convenzione di Ramsar del 1971, per una superficie complessiva di 51.036 ettari, 300 del quali però già compresi nei territori di parchi nazionali o riserve naturali. Completano questa panoramica i parchi naturali regionali, per un totale di 50 aree pari a una superficie complessiva di 603.867 ettari. Risulta cosi tutelata una superficie pari all'inarca al 3,3 per cento del territorio nazionale, ben distante da quel 10 per cento ritenuto ottimale per il nostro Paese e che le principali istituzioni scientifiche enatura Ustione ritengono debba essere raggiunto entro gli Anni Ottanta. Secondo indagini scientifiche, il paesaggio naturalisticamente interessante della nostra penisola sarebbe in realtà ancor più ampio, coprendo il 14 per cento del territorio c interessando ben 1338 aree già censite.

Persone citate: Bruno Peyronel

Luoghi citati: Cogne, Italia, Tesero