Marinetti: la guerra si vince con la donna-cannone

con la donna-cannone con la donna-cannone NEL settembre 1916, prima di tornare al fronte, il sottotenente bombardiere F. T. Marinetti dettò alcune divagazioni sulle danne e ne corresse, le bozze di stampa all'ospedale di Udine, dopo essere stato -tatuato- da una granata austriaca. Come si seducono le donne, stampato a Firenze dagli Stabilimenti, tipografici A. Vallecchi per le Edizioni da Centomila Copie, anticipava in parte gli ardori bellici dell'Alcova d'acciaio, il rornanso-pastlche sulla Grande Guerra che, dopo il 1921, oggi ricompare (Serra e Riva) con una bella prefazione di Alfredo Giuliani intorno a Marinetti -guerriero islamico- e liberty. Entrambe le opere congegnano i termini di una stessa similitudine: la donna e la macchina da guerra. Anche nel romanzo non si perde occasione per paragonare la mitragliatrice di marca Saint-Etienne a una ragazza flessuosa che va pizzicata e solleticata perché scagli -garofani rossi- contro il romanticismo passatista degli Aui-triacl. O per trasformare l'autoblindata numero 74 in un'amante dal forte cuore-motore, in grado di possedere con -lesbica virilità- le strade italiane, sempre -elegantemente femminili-, sulle quali Marinetti scorrazza in un pericoloso gioco a tre. L'autoblindata 74 diventa anche l'alcova d'acciaio dove si consuma il massimo dell'orgasmo futurista, l'amore con l'Italia, a lungo contemplata dalle montagne del fronte nella sua «bella nudità dormiente coricata fra i mari», die finalmente tiene a far visita al sottotenente bombardiere: «Ogni sanguinaria carezza potrà sollazzarsi in libertà!... Ho steso sotto 1 tuoi bel fianchi tre pellicce di generali austriaci». Cosi, anche i più tragici effetti della guerra vengono trascinati nell'orgia d'immagini. Già in Come si seducono le donne s'incitava il gentil sesso ad amare la pelle umana straziata: «Sappiate ammirare un volto sul quale si è schiacciata una stellai Niente di più bello di una manica vuota e fluttuante bui petto, poiché balza fuori Idealmente il gesto che comandai l'assalto! Donne amate i ciechi eroici! I loro occhi sono bruciati per aver fissato l'insostenibile sole della gloria italiana'!». ' Nel romanzo, il consiglio è messo in opera, anche se in modo più disinvolto. Le aristocratiche romane, che corteggiano i mutilati, non si abbandonano a retoriche passionalità, si muovono salottiere in casa Primoli urtando come niente fosse gambe e mani di legno e «tutti gli spigoli doloranti di quelle sensibilità troncate.. Non c'è orrore di sorta che riesca ad arrestare il'futurista, dallo spettacolo di colori della guerra chimica al massacro in trincea: H sintomatico che le uniche parole di raccapriccio di tutto il romanzo siano dedicate al cadavere di un Depero: «1* chant du rossignol» ufficiale di cavalleria morto per malattie innominabili. Alle tante spudoratezze, che assicurano al lettore un grande e macabro divertimento, si aggiungono le -profezie- sulla guerra del futuro. Spariranno i sottomarini -passatisti-, assicura Marinetti, ci saranno invece grandi navi dipinte con colori sgargianti, aeroplani-fantasma carichi di bombe e senza piloti, guidati a distanza da un aeroplano-pastore, e eserciti ridottissimi e agguerriti che combatteranno battaglie elettriche, mentre tutta la nazione produrrà per loro. A parte le carneficine e gli inni alla «razza che sa prendere bene e tenere sotto le donne e le montagne sue», molti sono gli squarci da grande romanzo di guerra, dall'arrivo degli Americani nel porto di Genova ai rottami dell'Impero Austro-ungarico. Marinetti non lia nemmeno difficoltà a inventare straordinarie digressioni, come il rogo suicida del capitano Franci o il fantastico volo del piccione Pagiolin che salva un aereo -ferito-, e pagine di diario di viaggio: Roma, Napoli, Firenze, Milano dove la «tropicale fermentazione di guerra» produce donne «tragicamente incoricabili», usurai di cuntanti lirici e facchini chiacchieroni. A Roma (e non a Milano come, accidenti, è scritto nella prefazione e nella nota di copertina) il protagonista in licenza frequenta il salotto della marchesa Casar ti e non ne perde un gesto né una toilette. E con lei compirà una corsa notturna in automobile a godersi i ruderi del passato «presi a rasoiate bianche dalle lampade elettriche». . ... Stefano Jacini Filippo Tommaso Marinetti, «L'alcova d'acciaio», Serra e Riva, 266 pagine, 19.000 lire.

Luoghi citati: Firenze, Genova, Italia, Milano, Napoli, Roma