Roma crocevia dello spionaggio mondiale e capitale del terrorismo di matrice araba

Cinque attentati in nove mesi e una spy-story che interessa l'Unione Sovietica Cinque attentati in nove mesi e una spy-story che interessa l'Unione Sovietica Roma crocevia dello spionaggio mondiale e capitale del terrorismo di matrice araba Emissari dall'Est del russo Yurche ROMA — Cinque attentati, nei primi nove mesi di quest'anno. Tutti firmati da organizzazioni arabe. Ai primi di agosto, inoltre, una spy-story In grande stile: uno del più qualificati funzionari del «reparto sicurezza» del ministero degli Esteri sovietico, Vitalij Yurchenko, scompare misteriosamente dopo aver lasciato villa Abamelek, residenza dell'ambasciatore sovietico. Ai colleghi aveva detto di voler andare a visitare 1 musei vaticani. Infine, un rapporto del Sismi (servizi segreti militari) e del Sisde (civili), inviato ai primi di settembre alla presidenza del Consiglio, segnala con allarme la presenza sul territorio nazionale, a Roma in particolare, di numerose spie dell'Est interessate soprattutto a informazioni nel campo tecnologlco-sclentifico-industriale, ol¬ A Sanremo si so per carpire informanko - Le bombe al. tre che a obiettivi militari, specie della Nato. Una minaccia insistente, sempre secondo lo stesso documento, proverrebbe inoltre dal Sud, da agenti e terroristi del Nord Africa e del Medio Oriente. Si ripropone, insomma, a distanza di anni, la medesima domanda: Roma è davvero un crocevia internazionale di «007» di ogni bandiera, una terra di frontiera del terrorismo e dello spionaggio di mezzo mondo (di quello arabo in particolare), una «città aperta» alle trame e al giochi spionistici di Paesi stranieri? Sembrerebbe proprio di si. Ad ammetterlo, sia pure indirettamente, è lo stesso ministro degli.Esteri, piullo Andreotti, in un'Intervista rilasciata al settimanale Panorama, nella quale ammonisce però a non fare per questo di Roma «una città a libertà vi¬ no riunite duecent zioni sulle tecnologie <<Café''-'dè'#àriè>^-<''An gilata: il che sarebbe ingiusto e oltretutto impossibile*. 'In una città — osserva Andreotti — nella quale.per tanti motivi sono presenti stabilmente o occasionalmente centinaia di migliaia di stranieri vi è per forza di cose un margine di incontrollabilità piuttosto elevato*. Il vero problema, piuttosto, rimane il terrorismo internazionale, principalmente quello di matrice araba, che trova sostegno e alimento in questa moltitudine promiscua e illegale di stranieri, provenienti soprattutto dall'Africa e dal Medio Oriente, e fermatisi in Italia, a Roma, in particolare. Lo dimostrano i numerosi attentati degli, ultimi mesi. Il primo, il 14 gennaio di quest'anno: un diplomatico libico, addetto stampa presso l'ambasciata, viene ucciso sotto la sua abitazione a Pietralata. L'azione viene o efficienti signore avanzate - La mistdreotti invita a no rivendicata dal gruppo terroristico antlghéddafiano «Al borkan». L'ultimo è di pochi giorni fa quando due bombe a mano di fabbricazione sovietica sono state lanciate fra i tavolini del «Café de Paris». Una per fortuna non è esplosa atterrando su un'aiuola a pochi metri dall'ingresso del locale; l'altra è scoppiata ferendo trentanove persone. Nei mesi scorsi, altri tre episodi drammatici: a marzo, una bomba presso gli uffici dell'Alia, in via San Nicola da Tolentino, in aprile un altro ordigno al plastico alle linee aeree siriane in via Barberini, due giorni dopo un colpo di bazooka contro la sede dell'ambasciata giordana in piazza Verdi, Sembrano esserè tornati, insomma,.! tempi in cui, negli Anni Settanta, i palestinesi regolavano 1 loro conti con gli israeliani nella capitale italiana. Si disse che di mezza Europa eriosa sparizione n drammatizzare la politica messa in atto allora da Aldo Moro (che si avvalse anche della collaborazione del colonnello del Sismi Oiovannone, vero e proprio «ambasciatore» in Medio Oriente) fosse riuscita a liberare il nostro Paese da quella presenza ingombrante. Una tesi che però non convince il responsabile della Farnesina. .L'esistenza di una politica verso Paesi e gruppi arabi che garantiva a Roma di rimane' re fuori dal circuito degli at tentati internazionali — dice infatti Andreotti — è un po' una leggenda*. E allora? In tanto, in mancanza di altre idee, si cerca di accelerare l'approvazione della nuova .disciplina..sull'ingresso e la permanenza degli stranieri. Il controllo, specie dei «clandestini», potrebbe segnare Infatti un primo passo verso la soluzione del problema. r. c. Lo ha comunicato

Persone citate: Aldo Moro, Andreotti, Vitalij Yurchenko