Ran come caos violenza tradimento di Stefano Reggiani

EUROPA CINEMA - In anteprima il film di Akira Kurosawa EUROPA CINEMA - In anteprima il film di Akira Kurosawa Ran come caos, violenza, tradimento Diventerà una parola di uso comune ne RIMINI — Nell'omaggio a Kurosawa e alla sua ultima opera, trasformato ormai In una gara culturale, Rimini ha battuto Parigi se non altro sul versante dell'ordine pubblico. Mentre si legge che alla prima parigina il pubblico escluso ha tumultuato, chiedendo anche le dimissioni di Mitterrand; mentre si apprende che le urla e l'atmosfera poco amichevole hanno quasi impedito di afferrare 6cene e suoni del capolavoro, 11 festival «Europa Cinema» di Rimini «Ran. di Akira Kurosawa è stato seguito alla prolezione dei giornalisti e degli Invitati in religioso silenzio, In comode poltrone, in quell'abbandono anche fisico che favorisce la complicità e l'ammirazione (e non provoca invettive contro il governo). Kurosawa non chiede distrazioni, soprattutto quando gli si fa omaggio. Perché 11 riconoscimento di oggi non è altro che una riparazione delle colpe di ieri: guardato con sospetto in patria, costretto a lungo all'inattività, spinto al confine del suicidio, 11 grande regista è stato salvato solo dall'aiuto internazionale, ieri Coppola per «Kagemusha» (1980), oggi 1 francesi e il produttore Silbcrman per .Ran... Più di «Kagemusha», l'uomo ombra, la controfigura, «Ran> diventerà parola popolare nelle nostre conversazioni e nelle nostre riflessioni, Intesa come caos, tradimento, disordine e violenza del mondo. .Ran- era nel sedicesimo Sabato sera a Rii secolo del Giappone insanguinato dalle lotte dei feudatari, .Ran» era anche prima, molto prima, «Rati» è adesso, se vi basta l'animo per guardare alle province del mondo. Adattando un racconto tradizionale giapponese, .La prova delle tre frecce • alla suggestione ben più forte e persuasiva del «Re Lear, di Shakespeare, il regista ha idealmente concluso una meditazione sull'uomo e sulla vita che aveva cominciato molto tempo fa. con quella voglia dì pensare in grande, l linguaggio di tutti i initii nessun incidente per «Ran» ccon quella stoica fermezza e lucidità che passano per la verità Impossibile di «Rashomon-, la nera efferatezza del •Trono di sangue., la fedeltà gloriosa perché inutile di •Kagemusha». In «Ran- la ferocia degli uomini non ha neppure il riscatto della pietà o della religione, è la scespirlana storia senza senso raccontata da un folle. E' vero, storia senza senso, ma Insensatamente bella: Kurosawa, come tanti poeti laici, sente questa bellezza cmvrIn- dabpcsctmle giorni: ed è l'omaggi come e successo venerdì all'antepricome una condanna e insieme una legittimazione, si vive per una bellezza misteriosa che ci fa essere di volta In volta distruttori e vittime. - La parte più affascinante di .Ran. sta appunto negli affreschi terribili e solenni di battaglie, dove a un certo punto non importa più chi combatte contro chi, ma l'insensata eppure grandiosa condanna del combattere. E' il potente signore Hldetora Ichimonji che dà una mano al risorgere della violenza, quando, sentendosi vemfimStede sctidmbcoplo o più bello per un g rima di Parigi vecchio, spartisce incautamente i suoi castelli fra i tre figli e cede il comando al maggiore, Taro. Inutilmente il terzogenito Saburo lo scongiura di riflettere e lo insulta pensando al danni che verranno. Il buono e impulsivo Saburo viene scacciato e s'avverano i suoi timori, il primogenito istigato dalla perfida moglie (vogliamo dire una Lady Macbeth?) bandisce 11 padre, anche 11 secondogenito lo respinge ma per muovere guerra al fratello ed ereditarne potere e mo¬ rande del cinema glie. Ridotto alla follia 11 vecchio signore vaga come un mendico, in compagnia del suo buffone, per le valli e le rovine del suo regno, unici incontri le creature che ha fatto soffrire, là nuora ripudiata cui uccise 11 padre, il fratello di lei cui ha tolto gli occhi in cambio della vita. Il leale Saburo finalmente ritorna e sembra che l'amore faccia svanire la follia del padre; ma quando Saburo cadrà In battaglia al vecchio Hldetora non resterà che morire. Come il re Lear di Shakespeare s'è accorto troppo tardi di chi veramente gli voleva bene. Saburo come Cordella; le tre figlie di Re Lear sono diventate tre guerrieri in «Ran» e 11 peso della perfidia femminile (che naturalmente ha la sua parte nella Storia universale) grava sulla nuora Kaede, che pure ha da vendicare una famiglia distrutta. Nella violenza tutto è legato, forse è il solo legante realmente praticato. Sopravvive In fondo solo il ragazzo cieco, brancolante sull'orlo di una rupe ed è caduta l'immagine di Buddha che stringeva in mano, sono grlge e impassibili le vette all'intorno. Non c'è disperazione in Kurosawa, magari una sarcastica inclinazione didattica. Il grande vecchio del Giappone (75 anni) non solo s'è impadronito di Shakespeare, ma fornisce la propria saggezza senza pudore e senza esibizione. Come accade, appunto, al grandi. i Stefano Reggiani

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