Le lettere della domenica

- \ mm ; . %:% Wm Le lettere della domenica Poste a tempo di lumache Una lettera spedita da Francoforte (Germania) il 4 di settembre è -giunta a Nova Ponente (Bolzano) solamente il giorno 18 di settembre, impiegando cosi esattamente 14 giorni. Se poi mettiamo che per arrivare al confine italoaustriaco abbia impiegato 2 giorni, fatto anche provato, dal momento che ho spedito anclic una lettera a Griès al Brennero (territorio austriaco) alla stessa ora, arrivata poi normalmente due giorni dopo, la lettera ha messo per fare 118 km esattamente 12 giorni, viaggiando con una velocità di 10 km al giorno circa. Non serve a nulla l'intento di cercare di smentire il disservizio da parte delle poste italiane. Questa purtroppo è una realtà risaputa in tutta l'Europa. Una cosa sola vorrei saliere: perché il servizio postale funziona più o meno in tutti gli altri Paesi europei all'hituoii del nostro? Giovanni Darocca Langen (Germania Occ.) Cacciatore per scelta Il signor Sergio Colin ha in-' vlato una infuocata lettera a La Stampa contro la caccia, definita una sorta di massacro legalizzato. I vostri lettori hanno tutto il diritto di fare una scelta morale che rifugge dalla violenza sugli animali. Siamo in un campo delicato e assai personale e ogni scelta è per-' lettamente legittima. E cosi c'è chi fa voto di castità, chi decide di nutrirsi soltanto di verdure e altri che sono disposti, per raggiungere la perfezione e la santità, a cingere il cilicio. Noialtri cacciatori, che siamo uomini e non santi, ci accontentiamo di godere di tutte le risorse, -animali selvatici o d'allevamento, che la natura ci dona. Anche questa è una scelta e come tale è altrettanto rispettabile purché si svolga nell'ambito del lecl- t0- A lessandro Cornalba. Bergamo Evviva il latino Esprimo il più pieno consenso all'opinióne manifestata, sii La: Stampa del 1° settembre scorso, dall'onorevole Filippo Flandrotti, del psi, il quale propone che nelle scùo le si insegni a parlare 11 lati no come qualsiasi altra lin- gua e non come lingua morta. . Aggiungo che solo cosi l'immenso tesoro universale di cultura, di civiltà, etc, di questa lingua potrà non solo uscire dalle mura scolastiche ed entrare nel quotidiano dominio dell'uso, ma anche tanto facilitare la crescita culturale e i rapporti fra 1 popoli in tutto il mondo. Segnalo all'avvocato Fiandrotti l'intelligente iniziativa dei fumetti in lingua latina, venutaci da Recanati e ora, mi pare, in fase di larga estensione ma bisognosa di sostegno, anche politico, proprio nell'ottica «viva» che lui suggerisce. Romano Egtus, Roma La catastrofe in «diretta» Il recente sismo che ha scmidistrutlo. Città del Messico ha riproposto quel sadico gusto del macabro che sembra invadere coloro che riferiscono su calamità naturali e non, causando traumi in chi, e non sono pochi, è alla disperata ricerca del gusto della vita. D'accordo che il dovere d'informazione impone di noii disconoscere le tragedie piccole e grandi che affliggono l'umanità, ma non credo obblighi ad indulgere, con particolare dovizia di racconti ed immagini, sul dolore altrui verso il quale abbiamo anzitutto 11 dovere del silenzio. Piergiorgio Fedeli, Piacenza Mi dimetto da cittadina In questi giorni, in Italia, si parla molto di dimissioni: dimissioni (ben consigliate o mal consigliate) di Craxl; dimissioni di Tortora dal Parlamento Europeo (per «onestà» o nella supposizione che l'assise europea non avrebbe rifiutato di autorizzarne l'arresto?). Concordo con quanti affermano l'invivibilità dell'attuale situazione italiana che, sempre più, sembra una Repubblica fondata sull'ingiustizia... della giustizia, del fisco, del lavoro per pochi eletti, dei vari misteri o scandali che affiorano o scoppiano di tanto in tanto, MI chiedo; se un cittadino volesse... dimettersi da tutto questo, cosa potrebbe fare? Qiovdhella Qaudieri, Roma Professor La/vali perché non parla? L'inchiesta su Comunione e Liberazione ' realizzata (ci sembra con serietà professionale) da Ezio Mauro e pubblicata su «La Stampa., del 24 settembre, si conclude con una dichiarazione del professor Laszati: «Meglio tacere, CI oggi è troppo protetta dall'alto, discutere non serve, criticare è inutile. Stiamo zitti. Poi verrà ancora il tempo in cui nella Chiesa italiana si potrà parlare..»». Come, «stiamo zitti»?. La verità è che 11 professor Lazzatl è la voce più influente, il maitre à penser del cattolicesimo — clero e laicato — italiano, addirittura è stato additato come modello nella relazione di Bruno Forte a Loreto. Per queste ragioni 11 suo rifiuto di ogni dialogo con CI («discutere è inutile») rivela non l'impossibilità di parlare nella Chiesa di oggi, ma l'incapacità sua ad ammettere la possibilità dt esistenza di qualsiasi voce realmente difforme dalla propria (sembrerebbe di capire dalla finale della dichiarazione addirittu¬ ra anche quella del supremo Magistero della Chiesa), i Per parte nostra, possiamo dire che nel movimento di Ci sempre siamo stati sollecitati a lavorare affinché nella Chiesa ci sia vera accoglienza e valorizzazione di ogni esperienza ecclesiale e spazio per un sereno dialogo in funzione di una unità autentica e di' una fattiva collaborazione. Franco Blasoni e altri 3 Torino Tutti uniti con l'esperanto Faccio riferimento alle note sul problema etnico e linguistico dell'Alto Adige. Osservo prima di tutto che il termine «apartheid», se può suscitare interesse giornalistico, ha effetto psicologico negativo. Riguardo al merito dell'argomento, concernente la differenza linguistica quale principale ' manifestazione della contrapposizione tra le etnie, vorrei suggerire agli studiosi del problema ed al politici di esaminare la possibilità di utilizzare, in quella come in altre regioni di confine, la lingua internazionale esperanto.. Umberto Stoppoloni, Pistola Voce spagnola contro la corrida ADDA (Asociaclón para la Defensa de los Derechos.del Animai) coinè portavoce d'un'ampla maggioranza di spagnoli manifesta che «le corrldas de toros» e le feste popolari dove si martirizzano gli animali costituiscono., una vergogna per il nostro Paese. La tauromachia è un commercio mafioso che non serve alla cultura né alla morale e all'etica. In Spagna i giovani ignorano «la fiesta»: Nelle feste patronali di Madrid durante 11 mese di maggio a un cavallo caduto per terra hanno bruciato 1 genitali per obbligarlo ad alzarsi (questo è accaduto a Las Ventas). Nel Paese cento piccoli torelli ed altri animali sono stati ammazzati nella forma più crudele che la mente umana può immaginare. Questa non può essere chiamata cultura; questa è barbarle patrocinata per i municipi, il governo tace e tollera. Ci vuole l'aiuto di tutta l'Europa per finirla con queste «feste» che denigrano l'essere umano e il Paese che le permette. In Spagna sempre ci sono stati uomini Illustri che han- no condannato la tauromachia: Santiago Ramon y Cajal, Severo Ochoa, Juan Ramon Jlménez, Pio Baroja, Machado, Perez Galdòs, Miguel, de Unamuno, ecc. ma soltanto si menzionano tre o quattro pittori che difendono gli indifendibili. Si nomina Goya e Hemingway come difensori di questa «fiesta», ma Goya non era altro che un critico del suo tempo ed Hemingway ammettendo che gli piacevano riconosceva ch'era uno spettacolo crudele e sanguinarlo. Consuelo Polo Asociaclón para la Defensa de los Derechos del Animai Madrid Lo sport lontano dalla società? Ancora una volta un avvenimento sportivo (Gran premio di Formula 1 del Sud Africa) divide coloro che vorrebbero anche dal mondo dello sport una presa dì posizione nel confronti dei gravi problemi sociali che affliggono l'umanità, da coloro che ne sostengono l'apoliticità. A mio modesto parere ogni individuo (e quindi, ogni Nazione) che abbia a cuore i valori fondamentali dell'uomo, non può accettare questa ipocrita affermazione di autonomia, perché l'.uomo sportivo» non è, in un momento,, cittadino e in un altro, solamente «sportivo». Lo sportivo non appartiene ad un mondo a sé. Alberto Ingolotti, La Spezia I veri poveri e i veri ricchi Lo Stato deve tutelare solo 1 più poveri, scrive il ministro De Michells. certo, sarebbe consuetudine vecchia quanto il mondo e da adottare, non solo o solamente per la sanità, ma per tante altre circostanze, la casa, i trasporti, la scuola, le esenzioni ecc. previste nella società civile. A tale riguardo, sarebbe pure interessante porre in essere la cassa integrazione per gli statali in esubero — se non in vista del loro licenziamento — almeno in attesa, del loro doveroso trasferimento, da comparti dove si trovano in esuberanza, ad altri, dove le deludenti prestazioni vengono attribuite o giustificate dalla mancanza di personale. Luiplno Ferrari, Verona Noi, poveri medici Sulla prima pagina de «La Stampa», 1° settembre u. s. ho letto con vivo interesse l'articolo «Gulllver in corsia». Condivido le diagnosi che vi sono esposte sul mali ingravescenti di cui soffre il Servizio Sanitario Nazionale. Come medico ospedaliero a tempo pieno da sempre (cioè dalla laurea conseguita nel 1968, con abilitazione nel 1969) mi permetto di rivolgermi a voi. Come «operatori sanitari» noi medici ospedalieri slamo sempre più proletarizzati, burocratizzati, lmpiegatizzati, disincentivati, demotivati e deresponsabilizzati. Come molti altri aluti ospedalieri che hanno conseguito l'idoneità a primario, questa idoneità (che pur mi è costata quasi due anni di studio) me la terrò forse in tasca per sempre, perché nulla mi induce a diventare primario e quindi «timoniere» di una barca praticamente ingovernabile quale appare sempre più chiaramente qualsiasi reparto ospedaliero. Loredana Pancini, Torino Aostani contro le barriere In riferimento a due articoli, comparsi su «La Stampa», 115 settembre 1985 a pagina 5, intitolati rispettivamente «Aluti a Tèsero per ricostruire» e «Inutili barriere sull'autostrada», quest'ultimo firmato dal giornalista Remo Lugli, desidererei fornire alcuni dati che possono essere utili all'approfondimento delle notizie. Per quanto riguarda il dramma che ha colpito Tèsero, la Valle d'Aosta ha dichiarato alla Provincia Autonoma di Trento la propria disponibilità a garantire aiuti. Per quanto riguarda il problema del caselli autostradali, è bene sottolineare che l'amministrazione regionale della Valle d'Aosta ha più volte sollecitato l'abbattimento della barriera autostradale di Santhià. Proprio per i motivi chiaramente esposti dal giornalista Remo Lugli, la Regione Valle d'Aosta si è fatta promotrlce di iniziative ed ha indetto riunioni con 1 responsabili della Società Autostrade affinché venissero superate le difficoltà burocratiche che impediscono la soppressione di quel casello. Augusto Rollandin presidente Regione Valle d'Aosta