Per chi batte l'ora di Baires di Mimmo Candito

Per chi batte l'ora di Baires Alfonsin e le Forze Armate si giocano all'ombra del maxiprocesso una «transizione» lenta ma decisiva Per chi batte l'ora di Baires Il presidente ha visitato caserme, guarnigioni, aeroporti - Non è ostaggio dei militari né li tiene prigionieri: ognuno cerca l'altro perché da solò rischia troppo - L'opinione pubblica turbata davanti a un'aula che processa massacri dai troppi testimoni e spiazza l'alibi dell'«io non sapevo» - La democrazia argentina, forse, tornerà a respirare solamente dopo la sentenza DAL N08TR0 INVIATO BUENOS AIRES — Forse nemmeno Alfonsin conosce 11 numero esatto di caserme, guarnigioni, e comandi truppa che ha dovuto visitare in questi ultimi due mesi. Lui che è uomo tranquillo, con l'adiposità bonaria di chi viene dalla terra e alla terra vuol restare legato, ha accettato di mettersi in posa sul ponte delle navi, nelle mense ufficiali, tra le torrette del carri armati; ha indossato, perfino la tuta verde dei piloti e *ha personalmente guidato un caccia oltre la barriera del suono-, come informano con orgoglio le cronache poli-' tlche. Cosa non deve fare un Presidente, da queste parti, per vivere con qualche garanzia 11 suo legittimo mandato! Alfonsin sa bene che, quantunque 11 potere militare in questo momento sia in difficoltà, sotto choc ancora per la sconfitta delle Malvine e la consegna dello Stato al civili, non è politica prudente eccitarne gli animi o ferirne l'orgoglio. Il Presidente ne è tanto consapevole che avrebbe voluto .che fossero state le stesse Forze Armate a processare! nove generali delle Giunte dittatoriali; ma la miopia politica del corpi militarl, o comunque li loro cieca fede nella solidarietà castrense, 11 ha convinti a chiudersi attorno al nove Imputati. Consegnandoli cosi di fatto alla magistratura ordinarla. Ne ha guadagnato certamente la nuova Costituzione, che meglio ha visto rispettati 1 principi della divisione del poteri, ma ne è anche nata qualche preoccupazione in più per 1 fragili equilibri della fresca democrazia. E a mano a mano che 11 processo si avvicinava alla sua fase critica, con l'obbligo del nove generali di sedersi di fronte alla corte per sentirsi accusare d'ogni nefandezza dal pm Strassera, il ritmo del viaggi diciamo di cortesia, del Presidente alle Istituzioni militari diventava frenetico, un bai letto di sorrisi e moine che le forze armate sapevano co gliere nel suo giusto valore: il 12 agosto cosi Alfonsin si faceva vedere a pranzo a Mag> dalena, con gli ufficiali e i sottufficiali del Reglmlento de Tanques Ocho, 11 26 navigava col berrettino da marinalo sul portavlones «25 de Mayo», e 11 4 settembre (cioè un solo giorno prima del previsto arrivo del nove riluttanti generali nell'aula del processo) andava a Tandil, sulle piste della VI Brlgada Aèrea, a fingersi un pilota intrepido per tenersi buona l'intera aviazione. Ci si sbaglierebbe però a' credere che.Alfonsin sia prigioniero del' militari. Tutt'altro. Del 53 generali che esercitavano 11 comando al tempo della sua elezione, ne restano In servizio, attivo soltanto due; la purga è stata durissima, severa, accompagnata dal viatico incontrovertibile che gli dava 11 voto popolare. E dei 29 mila ufficiali e sottufficiali in forza nell'84, se ne sono dimessi più di 4 mila, ratificando di fatto la fuga nell'anonimato borghese dei personaggi più coinvolti con i delitti della guerra sporca. Quando poi le tensioni tra potere civile e potere militare erano arrivate al massimo, cioè ad aprile, pochi giorni prima che s'aprisse 11 dlbattl- mento contro le Giunte, il Presidente aveva passato al suo scrittolo un giorno intero e un'intera notte per prepararsi le alleanze dovute: all'alba aveva poi mandato in pensione in un sol colpo 11 generali, 4 ammiragli e 2 brigadieri dell'aria, facendo spostare alla base aerea di José C. Paz, alle porte di Buenos Aires, alcune squadriglie di Dagger che normalmente sono di stanza a Tandil, nella lontana provincia della Piata. Ed era apparso al balcone della Casa Rosada, su una Plaza de'Mayo piena di folla in delirio, a raccontare le minacce alla democrazia e la difesa della Costituzione. Questo «Plano Aurora», di aprile, è l'ultimo tentativo di golpe. Un golpe comunque che, più che riportare al potere direttamente 1 generali, mirava a far fuori Alfonsin piazzando al suo posto, naturalmente sotto diretta tutela militare, il vicepresidente Martinez, uomo di carattere assai più malleabile. I militari non hanno la faccia né il coraggio, e nemmeno l'interesse in.questo momento, a riproporsi come salvatori d'una patria In pericolo; possono solo aspirare a mantenere la loro consolidata caratura politica, che oggi è uno status più che un esercizio attivo di facoltà. E del potere concreto che le armi gli danno sanno di poter utilizzare soltanto quella quota che, attraverso minacce velate o segnali di malumore, consenta di conservare alle caserme il retaggio della loro tradlzlo naie primogenitura sulle istituzioni civili. Le reazioni del nove generali alla lettura delle richieste di condanna, qualche giorno fa, ne è stata un'esemplificazione didascalica, che alla drammaticità e alla ten sione del momento univa la costernazione, ma anche la sorpresa, degli Imputati. Il processo fino a quel 19 settembre era stato angoscioso, lugubre, una lunga tragedia con attimi sospesi di follia che dalle parole e dalle lacrime del testimoni rimbalzava in un'eco infinita di dolore dentro lo spazio silenzioso della piccola sala delle udienze. Eppure quel pomeriggio, mentre Strassera leggeva con voce forte, appena nervo¬ sa, 1 capi d'imputazione e le richieste di condanna, la tensione s'avvertiva concreta, segnava le parole di Strassera, le facce grigie del generali, i piccoli tic del giudici. Come se arrivasse imprevista, o sorprendente. In realtà, e tutti 11 mostravano di rendersene cónto', l'atto stesso della lettura rompeva una continuità storica e sacralizzava nel rito del giudizio legale ruoli, equilibri, poteri, destinati a essere integrati ora con una nuova mappa della istituzione pubblica. Galtlerl che impallidiva e vacillava, Anaya che stringeva i denti in un sorriso di gelo. Viola che gridava 'figli di puttana» al pubblico vociferante, Videla che si fermava a guatare tutto e tutti con una sinistra ostentazione di sicumera: dietro quella reazione incontrollata ciascuno, e tutti 1 nove assieme, espri¬ mevano la consapevolezza di questa rottura storica. In quel momento, le 17,15 ora d'Argentina, in un pomeriggio di fine Inverno australe, arrivava all'ultima tappa tra gli applausi e 1 pianti della gente la sfilata con cui tanto tempo fa 1 cadetti del Collegio Militare avevano marciato sul Congresso per destituire 11 presidente Hipolito Yrlgoyen. La passeggiata era durata dal 6 settembre del 1930 a questo 19 settembre dell'85, cinquantacinque anni di intrighi e revoluciones finiti miseramente su una panca di legno in una Corte di Giustizia. Ma la gente che quel pomeriggio applaudiva e piangeva al grido di Strassera: -Nunca mas», erano solo 80 persone, 11 numero massimo di posti disponibili per il pubblico. Il resto dell'Argentina era fuori da quell'aula, e non solo fisicamente. Nel cinque mesi del processo, molti di quegli 80 miseri scanni sono rimasti spesso desolatamente vuoti, con una latitanza d'interesse e di partecipazione che la coscienza di questo popolo deve ancora sottoporre a giudizio. La cultura della violenza e della repressione ha certamente segnato la vita del Paese, stravolto la storia di un'Intera generazione; ma la paura, il terrore, sono apparsi alla fine complici d'una miseria comune nel momento della verità. E trenta milioni di persone ora si rifugiano nel «non sapevo». Alfonsin sa bene quali limiti gliene derivino. Qualche giorno fa ci aveva detto: 'Sbaglia chi crede che qui ci sia stata una società militare assassina opposta a una società civile virtuosa; in un modo o nell'altro, siamo stati tutti colpevoli». Questa drammatica chiamata di correo per un popolo intero è però accompagnata da una distinzione di livelli di responsabilità che finisce per concentrare esclusivamente sui nove capi delle Giunte ogni carico di colpa. Come se poi, nelle stanze disperate della tortura, a massacrare, tormentare, violentare, annichilire la dignità della persona, cancellare nella non-storia 1 30 mila desaparecidos, fosse stato chissà quale principio astratto e non, invece, migliala di ufficiali e sottufficiali delle Forze Armate. Nessuno è prigioniero di nessuno, dunque, in quest'Argentina che si apre alla primavera: né Alfonsin dei militari, ma nemmeno loro del Presidente. C'è piuttosto un equilibrio politico molto delicato, In una fase delicata della transizione. Slamo riusciti a leggere due documenti, clandestini e assolutamente riservati, che un gruppo d'ufficiali sta facendo circolare nelle caserme delle tre Armi: sono una sorta di requisitoria antlgovernativa, che muove da interessi di piccola ragioneria (11 soldo del militari è stato sganciato dal salarlo del magistrati) per arrivare a criticare duramente la nuova Ley de Defensa, soprattutto là dove questa dice che 'qualsiasi conflitto che coinvolga la Nazione sarà risolto unicamente per via diplomatica, escludendo tassativamente l'uso della potenza militare». In Argentina no pasa nada, ahora. C'è solo questa lunga, difficile transizione. I militari mugugnano, la gente si tiene cautamente da parte, 11 governo autorizza solo tre minuti di filmato — muto per di più — sulle sedute del processo ai generali. Norimberga venne dopo una guerra vinta, qui c'è stata solo una guerra persa; perciò qui si recita solo una piccola Norimberga, e ci si contenta di nove assassini in alta uniforme. I fantasmi dei 30 mila desaparecidos sono destinati a restar muti, nel fondo di un'aula semivuota di tribunale. - La democrazia — mi dice un alto ufficiale in borghese, In un salotto bene di questa città — qui la democrazia arriverà solo quando il processo sarà finito». E beve tranquillo 11 suo whisky americano. Mimmo Candito Buenos Aires. Il presidente argentino Raul Alfonsin e il generale Ernesto Alnis passano in rassegna le truppe, il 9 luglio scorso, per la festa dell'indipendenza. F.ra la prima parata militare dal 1978

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Mag>, Norimberga