Sindona: «Con i nemici come Cuccia non avevo bisogno di intermediari»

Sindona: «Con i nemici come Cuccia non avevo bisogno di intermediari» Il banchiere al processo nega i collegamenti criminali (Aricò e Venetucci) nelle sue guerre finanziarie Sindona: «Con i nemici come Cuccia non avevo bisogno di intermediari» MILANO — «Sono stato l'obbiettivo obbligato di una strategia giudiziaria che voleva trovare in me il colpevole di tutta questa storia, anche quando le Indagini potevano portare a coiiclusioni diverse-. Pallido, teso, con la voce flebile, Michele Sindona ha Iniziato a deporre ieri mattina alle 10 al processo in cui è sotto accusa per molteplici reati, il più importante dei quali è il concorso nell'omicidio di Giorgio Ambrosoli. Sotto le luci dei fotografi e delle televisioni, Sindona legge un brogliaccio che contiene la sintesi di documenti che dovrebbero dimostrare la sua estraneità ad ogni reato. Il suo primo attacco, comunque, lo rivolge al pubblico ministero Guido Viola e ai magistrati inquirenti, clic gli avrebbero addebitato accuse gravi e infamanti. «Ma queste accuse — dice Sindona — contengono inesattezze, che lo ora voglio chiarire-. Sin dalle prime battute si capisce che l'imputato usa la stessa tattica, per altro perdente, del processo per bancarotta, quello che l'ha visto condannato a 15 anni di carcere: prende gli argomenti molto da lontano, tira in ballo Fbi, Cia. Fondo monetario internazionale, la magistra¬ tura americana, il presidente Ronald Reagan, la commissione senatoriale Usa per l'inchiesta sul crimine organizzato, le letture economiche tenute presso le principali università d'oltreoceano, la fondazione da lui costituita contro la droga. Lo scopo di questo divagare, che si protrae per circa un'ora, è chiaro: vuol dimostrare che tra lui, banchiere integerrimo vittima dell'odio, dei rivali, il crimine organizzato. Mafia e Cosa Nostrale il killer Arlcò, che di questo mondo faceva parte, non c'è mal stato alcun legame; sostiene con spavalderia che lui se ne poteva stare tranquillo in America, e che si trova in Italia soltanto perché vuole che gli venga fatta giustizia. Dopo un'ora di divagazioni, il processo entra nel vivo con le prime domande poste dal presidente della Corte Camillo Passerini. A Sindona viene chiesto di illustrare I progetti per il salvataggio della sua banca: dal fallimento di questi tentativi si arriva infatti, secondo l'accusa, alla violenza, al ricatto e all'omicidio. Emerge immediatamente dalla deposizione dell'imputato la profonda rivalità con l'allora amministratore delegato di Medio¬ banca, Enrico Cuccia, che nutre nei suol confronti un giudizio negativo sin dal 1972, all'epoca dell'Opa Bastogl. Però Sindona puntualizza: «Ho scritto a Cuccia una lettera con la quale gli dicevo che quando debbo risolvere del problemi amo guardare gli avversari negli occhi e non ricorro a intermediari-. Quindi, nessuna necessità di minacce e pressioni per interposta persona. In realtà, secondo l'accusa, di Intermediari ce ne sono stati parecchi; a cominciare da Luigi Cavallo e Walter Navarra, fino all'avvocato romano Castaldi. Nei loro confronti Sindona esprime giudizi diversi: Castaldi si è inserito, non si sa bene perché, in una storia molto più gran- de di lui; dell'ex partigiano Navarra (che secondo Sindona gli fungeva da portavoce e uomo di pubbliche relazioni), ricorda la battuta «Tra i padroni Sindona è il meno cattivo-, e i contatti con i radicali. Con Luigi Cavallo adotta un'altra tattica: il giornalista, presentatogli da Edgardo Sogno, doveva ridare una nuova immagine a Sindona, esule all'estero, grazie alla sua agenzia di stampa e ai contatti con i giornali, Ma poi l'imputato ammette di aver dato a Cavallo parecchi documenti sui suoi affari con Roberlo Calvi, gli stessi che furono utilizzati per esercitare pressioni sul banchiere milanese. «Però Cavallo non lavorava per danaro — dice — perchè non ha mai preso soldi da Calvi. Evidentemente voleva distruggere Calvi per amore di giustizia, come aveva già fatto con altri potenti, con Cefls della Montedison e Rovelli della Str*. L'ultima ora della deposizione, terminata alle 13 per un guasto nell'apparecchio di registrazione viene riservata alla ricostruzione del trascorsi economici tra Sindona e Calvi: vecchie storie di finanziarie, tangenti a vescovi, assalti di Borsa. Gianfranco Mortolo o a i o a a a . a , r à e Milano. Michele Sindone durante la sua deposizione al processo per l'omicidio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana

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