Più ricerca sul rischio vulcanico «Siamo indifesi dalle eruzioni»

Più ricerca sul rischio vulcanico «Siamo indifesi dalle eruzioni» Scienziati a confronto in Sicilia dove l'Etna è un laboratorio naturale Più ricerca sul rischio vulcanico «Siamo indifesi dalle eruzioni» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE CATANIA — Esiste, come per 1 terremoti, la possibilità di realizzare una carta del rischio vulcanico? Il professor Letterio Villari, docente all'Istituto di Scienze della Terra dell'Università di Messina e membro della commissione grandi rischi della Protezione Civile, non ha dubbi: • Non solo è possibile, ma anche necessario. Esistono aree come la Flegrea e la Vesuviana in cui centinaia di migliaia di persone vivono sotto il pericolo continuo di eruzioni dalle conseguenze sicuramente disastrose. Purtroppo non sappiamo come difenderle. Per anni si è costruito dove non si doveva e nel campo della previsione della salvaguardia la ricerca non è ancora al punto giusto-. L'allarme di Villari introduce uno degli argomenti al centro del congresso internazionale dell'Iavcei (Associazione dì vulcanologia e chimica dell'interno della terra) in corso da ieri ai Giadini Naxos. Rischio e sorveglianza vulcanica trovano posto nel programma assieme allo studio del vulcano Etna e ad un tema solo apparentemente marginale: il vulcanismo potassico, la ricerca cioè dell'elemento comune che porta vulcani strutturalmente diversi ad emettere magma con caratteristiche uguali. Per parlare di questi argomenti, alle falde dell'Etna si sono riuniti studiosi provenienti da tutto il mondo: dall'America alla Russia, dal Giappone all'Australia. Il dibattito — aperto ieri da un intervento del professor Ian Gass, presidente dell'Iavcei — proseguirà fino a sabato. Alla cerimonia inaugurale, svolta alla presenza del rettore dell'Università di Messina, Stagno D'Alcontres, unici assenti sono stati i politici. Molti fanno parte del comitato d'onore di questo convegno, nessuno ha assicurato la sua presenza ai lavori. E dire che gli argomenti d'interesse sociale sarebbero tanti. -Troppo spesso — sottolinea il professor Villari. presidente del convegno e vicepresidente dell'Associazio- ne di vulcanologia — l'esperto viene chiamato all'ultimo momento, per fronteggiare una situazione già ampiamente compromessa. Invece con il rischio vulcanico bisogna fare i conti tutti i giorni, programmare l'estensione edilizia e l'utilizzazione del territorio, indirizzare la ricerca verso la previsione dell'e- lento vulcanico e le misure di protezione nei riguardi della gente e dei centri abitati-. Problemi difficili da affrontare in assenza di precise norme di legge (per la deviazione delle colate, il punto di riferimento più vicino e la legge sulla deviazione dei corsi d'acqua). L'Italia, inoltre, è fra i pochi Paesi soggetti a rischio vulcanico che non possiede un organismo centrale di sorveglianza. «Il controllo viene attuato dagli istituti di ricerca che dovrebbero invece avere solo compiti di studio — osserva il professor Villari — l'intervento del ministero della Protezione civile scatta solo nei casi d'emergenza. Lo ripeto, bisogna incoraggiare la ricerca. In Italia abbiamo l'Etna, un laboratorio naturale di grandissimo valore per chi voglia affrontare sperimentalmente il problema del vulcanisino attivo. Sull'Etna è stato realizzato due anni fa un intervento di deviazione dal flusso lavico che adesso dovrebbe essere meglio studiato e perfezionato-. Nino Amante

Persone citate: Gass, Giadini, Nino Amante, Stagno D'alcontres, Villari

Luoghi citati: America, Australia, Catania, Giappone, Italia, Messina, Russia, Sicilia