Terremoto nella moda italiana

Terremoto nella moda italiana Alla vigilia delle collezioni di «primavera-estate 1986» Terremoto nella moda italiana ■ ' ■•■ ^_______^_______________^__ •* Tredici stilisti esclusi dalle stilate nel padiglione della Fiera di Milano, troppo affollate, creeranno il Salone degli indipendenti - La decisione ha suscitato polemiche in tutti i settori MILANO — La notizia già si sussurrava a fine giugno. I dirigenti dell'Efima, l'asso-, dazione che gestisce lo spazio espositivo e le sfilate nel padiglione 30 della Fiera di Milano, la comunicavano in modo informale agli osservatori della moda, incontrati nelle manifestazioni di luglio. Alla stessa epoca Pino Lancetta autore della più bella collezione Alta Moda Inverno, a Roma, apprendeva via telefono di essere stato escluso, con altri dodici stilisti, dalle sfilate di ottobre. Milano Collezioni intendeva limare il troppo folto drappello di stilisti del Prèta-porter, consolidare l'immagine più nitida delle grandi firme, soprattutto dare più agio alle ditte di punta, Impedite dalla stretta alternanza di sfilate nelle sale del padiglione, dall'effettuare prove e dal prepararsi senza affanno. Ragioni logistiche, criterio a livello fatturato o più semplicemente lotta per l'esistenza in clima di ventilati protezionismi e di annusato declino del boom moda? Ora i sussurri son diventati grida. Tutti scontenti, i rifiutati e quelli che alla Fiera sfileranno come sempre. «Per noi è motivo di disagio — dice Laura Biagiottl — sapere del trattamento subito dai nostri colleghi. I motivi di gludieio non appaiono chiari. A parte che ognuno ha un suo spazio di mercato ed è tutti insieme che formiamo l'immagine della moda di Milano, appare strano escludere un André Laug, forte di importante esportazione in Usa. Compratori e stampa di tutto il mondo ci invidiavano la comodità c la concentrazione spaziotempo delle sfilate in Fiera. Conosco i problemi connessi alle sale per il veloce avvicendamento negli spogliatoi, a un'ora dalla sfilata, ma semmai era il tipo di sfilata da cambiare, via gli allestimenti costosi, a forte incidenza sul singolo capo, a vantaggio di sfilate tecniche. Penso che il \ provvedimento ricadrà a boomerang sulla Fiera. 1 tredici ter esc/usi si riuniranno per sfilare altrove, ricominceranno gli sfasamenti di orario e di luogo, scomodi per tutti*. Ma, afferma Ferré. da molto si avvertiva la necessità di ridurre i tempi d'una manifestazione ormai dilatata e in nebbie di confusione. L'esclun I sione di fatto avveniva già, alcune sfilate erano come inesistenti, altre frequentate da amatori. Cadenze più ritmiche andranno meglio per chi doveva attendere un'ora o due la collezione desiderata. Perché non allungare piuttosto la settimana della ny^a^spijne, anParigi, dove dura dodici giorni e ognuno sceglie quelli opportuni? Perché il calendario francese è più composito, articolato e poi la clientela internazionale non si fermerebbe a lungo a Milano come a Parigi. Intanto Parigi, che ha fatto registrare la stagione scorsa un forte balzo positivo del suo Prét-à-porter, ha tutto da guadagnare del piccolo terremoto tra Fiera e Permanente, la sede di mostre d'arte, dove i Gherardini, Laung, Miguel Cruz e altri esclusi, organizzeranno le loro sfilate. Regina Schrecker, l'indossatrice olandese, oggi stilista e moglie di Leandro Gualtieri, capo d'un impero di filature, ha deciso di operare sfilate «no stop» nel suo splendido show-room milanese: a non farla escludere dal drappello del big non è stato sufficiente il favorevole rumore d'una pubblicità firmata Andy Warhol. che le ha fatto un ritratto famoso. «E' assurda questa decisione della Fiera — dichiara Regina —. C'è il rischio che tutto si dissolva, die il miracolo della moda italiana tramonti. Quando ogni sfilata ripiegherà negli show-room, noi, gli esclusi, saremo stati semplicemente all'avanguardia. Un'associazione non può arrogarsi il diritto di espellere chi ha agito correttamente nel proprio lavoro-. Ma Lance» i ha fatto causa all'Efima e il pretore gli ha dato torto perché il contratto ha scadenza semestrale e nulla osta al suo mancato rinnovo. Recuperato in extremis perché uno stilista per protesta ha disertato la Fiera. Lancetti ha opposto un rifiuto al tardivo invito, per questa volta non sfilerà né alla Fiera né altrove. Se come Ferré la decisione della Fiera trova non sfavorevoli Basile o Versace, case con il vento in poppa, la sensazione che si tratti di un errore ser peggia fra quanti sperano che si trovi un metodo per ri pararlo, mentre si fa più chiara la ragione chiave del i provvediwPn*i9;i'.l&, > pw^M" | pazlone di favorire i magnifi¬ ci sette o otto del Pap milanese, prima che ognuno appronti un suo privato teatro, come da tempo Armani e ora Krlzia nel palazzotto di via Manin. •Non sapevo nulla di queste esclusioni n dice Mariuccia Mandelli in arte Krizla —. Ora mi sento in colpa sfilando a casa mia, ma ho uno spazio creato apposta, settecento posti, piacevoli automatismi fra passerelle e palcoscenici, mi è parso giusto, anche per festeggiare i trentanni di azienda. Comunque non approvo il metodo. Forse un po' di rigore sarebbe stato necessario prima: anche perché alcuni degli esclusi non hanno oggi 7iulla in meno per qualità e fatturato, del momento in cui sono arriva ff a sfilare in Fiera. Operazione chirurgica necessaria? Ma allora la Fiera era malata e non ce ne eravamo accorti. Del resto accade a tutti i livelli: gli italiani preferiscono litigare fra di loro invece di unirsi compatti contro il nemico comune, per noi una concorrenza che certo non scherza.. Lucia Sollazzo o i r e l i o e o e e é e à Blusa a fiori presentata da Jenny per la collezione auttmuo-imernu

Luoghi citati: Milano, Parigi, Roma, Usa