I giuditi tendono la mano ai legali «ma non abbiamo tutte le colpe»

I giuditi tendono la mano allegali «ma non abbiamo tulle le colpe» Congresso forense, la polemica sugli spazi della difesa nei processi I giuditi tendono la mano allegali «ma non abbiamo tulle le colpe» DAL NOSTRO INVIATO MAIORI — Enrico Ferri, segretario dell'Associazione .nazionale magistrati, indossa una metaforica toga e difende la sua categoria. Agli avvocati riuniti a congresso, alle loro accuse, replica con segnali di pace e la rischiesta di assoluzione e comprensio- ne. 'La riduzione di determinati spasi nel diritto alla difesa — è la sua arringa — non si deve esclusivamente addebitare a noi magistrati, ma invece alla situazione generale die si è determinata in Italia in seguito al fenomeno terroristico e alla crescente tracotanza della criminalità organizzata-. Il problema rimane aperto, e la polemica anche. Se Ferri è pronto a riconoscere certi errori e certi abusi, è anche certo di poter criticare quegli avvocati che non si accorgono della trappola e 'favoriscono il gioco politico che tende ad un condizionamento l^eaieuc deWannnìnistr.aeians. più disiar! a». Secondo" Ferri, |, dagli : avvocati, ci vorrebbe una sana autocritica: perché, nella categoria, non sempre i singoli comportamenti si sono rivelati corretti. Lo stes so richiamo, anche se meno sfumato, è giunto martedì dal ministro di Grazia e Giustizia Martinazzoli. Il rapporto con i magistrati è uno dei nodi del congresso. Ieri il Consiglio direttivo del la Camera penale di Roma ha diffuso un documento che critica Severino Santiapichi, presidente della Corte d'assi se ora impegnato nel processo per l'attentato a Giovanni Paolo II. In un'intervista Santiapichi avrebbe dichìa rato che, in Italia, esiste la possibilità 'die gli aiwocati rovinino i processi-. E ^un'ulteriore dimostrazione — secondo il documento della tendenza ad attribuire gratuitamente agli avvocati le disfunzioni ed i vizi del processo-. Attacchi e critiche alla ma gistratura non si contano più. Tanto che Giuseppe Gargani. responsabile della democrazia cristiana per i problemi della giustizia, in terviene per ricordare l'autocritica dei giudici al congres' so di Viareggio: 'Hanno riconosciuto che si stavano mettendo in un vicolo cieco-. Re sta, tuttavia, il problema del pentitismo e della legislazione dell'emergenza. «Fuori dal mondo dell'eversione — dice Gargani — il pentito diventa delatore. E quella delazione non deve e non può diventare l'architrave del processo-. Anche Gargani, come tutti gli avvocati, ammette che 'il pentitismo è il vero problema reale che rischia di scardinare il processo-. Ma per Salvo Andò, responsabile socialista per i problemi della giustizia, esiste anche un altro pericolo: la discrezionalità del magistrato. 'Non l'I sarà mai superamento dell'emergenza — sostiene Andò —fino a quan.dOkiTO?! lat-MJaJegge.cqnsentirù-ai giùdici di stabilire dl^scre^jajiqhnente ... gtli,..spasi; di "libertà .dell'imputato nel pro¬ cesso, o il peso e la rilevanza che debbono avere testimonianze e prove-. In tutti gli interventi critiche al pentitismo e all'emergenza. L'Intervento più duro, quello del radicale Marco Palmella. Il pentitismo ormai si è esteso al processi di criminalità organizzata — afferma citando il processo e l'imminente sentenza di Napoli — -e la normativa premiale è una preetsa responsabilità dei gruppi di governo. E' l'abuso delle leggi non scritte che bisogna combattere — dice Palmella —. Ma siamo ormai abituati alle violazioni deliberate e costanti delle, parte processi» i aeuouruie e uyaiuuu nmm. iPr9PSSmU'-iàRdei eludici, nei maxi-'• .-^.i^wXva .o,^Giovanni CerViiti

Persone citate: Enrico Ferri, Gargani, Giovanni Paolo Ii, Giuseppe Gargani, Martinazzoli, Salvo Andò, Santiapichi, Severino Santiapichi

Luoghi citati: Italia, Napoli, Roma, Viareggio