«Il libero scambio è bello solo se conviene agli Usa»

«Il libero scambio è bello solo se conviene agli Usa» Il presidente dei camionisti americani «Il libero scambio è bello solo se conviene agli Usa» MILANO — «Credo che il Congresso degli Stati Uniti adotterà molto presto una serie di provvedimenti per far fronte alle scorrettezze commerciali che dobbiamo subire ogni giorno». Questo è il messaggio che il più potente sindacato americano (1,9 milioni di Iscritti), quello dei Teamsters, o camionisti, di cui sono note le capacità di pressione presso la classe politica di Washington, trasmette all'Europa per bocca del suo presidente, Jackie Presser, nel corso di un incontro organizzato a Milano dalla Camera di Commercio Italo-Americana. Presser, il cui sindacato è stato l'unico ad appoggiare l'attuale presidente Reagan nell'ultima campagna presidenziale, arriva a questa conclusione, che potrebbe avere conseguenze drammatiche per la nostra struttura industriale, partendo da alcune premesse di base. Contesta il fatto che negli Stati Uniti la ripresa sia generalizzata, come i reaganomics vorrebbero far credere: .Da quando è iniziata la ripresa economica, abbiamo perso oltre due milioni di posti di lavoro nelle fabbriche — sostiene —; per la verità, non li abbiamo persi, li abbiamo semplicemente trasferiti in Asia, a Taiwan, Corea del Sud, Hong Kong. Una volta eravamo grossi esportatori di prodotti finiti. Oggi Inviamo all'estero materie prime, dal carbone ai wafer di silicio, capitali (nel Paesi in via di sviluppo l'America ha investito 53 miliardi di dollari), knowhow. In cambio importia¬ mo prodotti finiti». E cosi si è verificato secondo Presser un trasferimento di posti di lavoro verso le quattro tigri asiatiche, Hong Kong, Taiwan, Singapore e Corea del Sud. a svantaggio delle aziende della Silicon Valley, della chimica del Delaware, delle fonderie della Pennsylvania, delle industrie automobilistiche del Michigan, delle fabbriche di scarpe del Maine e delle tessiture del profondo Sud. Presser se la prende anche con il dollaro, che egli definisce «surriscaldato» e con la propensione delle aziende americane ad investire all'estero in Paesi con livelli salariali molto bassi. Unico rimedio contro questa situazione, secondo Presser, è l'innalzamento di barriere commerciali che offrano riparo contro l'invasione delle merci straniere e difendano i posti di lavoro in America. Gianfranco Modolo

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