La vetrina per un regalo di Angelo Dragone

La vetrina per un regalo Si apre a Firenze la mostra internazionale degli oggetti da donare La vetrina per un regalo Alla Fortezza da Basso 477 espositori presentano le loro creazioni - Una collezione della Richard-Ginori ispirata all'arte etrusca - I gioielli degli orafi di Firenze e di Valenza DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Per celebrare i suoi 250 anni, la RlchardGinori — la famosa manifattura di ceramica sorta, tra le prime d'Europa, a Doccia nella tenuta del marchese Carlo Ginori — ha scelto li Florence Gift Mart: cioè l'esposizione internazionale dell'oggetto da regalo che si inaugura oggi a Firenze, nella Fortezza da Basso, per rimanervi aperta sino a tutto lunedi. Ed è forse naturale, ma non tanto per motivi territoriali, quanto per l'indiscusso prestigio di cui anche all'estero il Gift gode. Con i suoi 470 partecipanti — per i quali si è giunti ad una sorta di numero chiuso ottimale rispetto agli spazi disponibili — costituisce infatti una vetrina prestigiosa cui si guarda da tutto il mondo. Al mondo, d'altra parte, è il Gift stesso a pensare con studiati coinvolgimenti: il programma -Una regione, una nazione» è dedicato quest'anno a Cam- pania e Svizzera con l'invito a Firenze dei più rappresentativi loro operatori economici. Attraverso la più articolata selezione, la rassegna, che propone servizi per là tavola e oggettistica da interni, oreficerie e un'ampia produzione artigiana ed artistica, continua a puntare sulla «qualità». «Qualità è il dogma cui la mostra tiene fede, conferma Marco Tullio Vezzani, amministratore delegato del "Florence Mart", e se questa filosofia si è dimostrata valida in passato, a maggior ragione lo è nel presente e lo sarà nel futuro di fronte al panorama d'un settore promozionale che sconcerta e disorienta non solo i produttori ma anche i compratori^. Anche questo può esser servito alla ripresa italiana sui mercati stranieri registrata dall'Istituto per il Commercio Estero, soprattutto per gli Stati Uniti seguiti da Canada, Paesi scandinavi e Spagna. Tra le importazioni da parte dell'Usa (salite d'un punto nell'ultimo anno) l'oreficeria «made in Italy», per esempio, ha superato il 51 per cento Oltre la metà degli americani che sfoggiano un gioiello importato lo fanno dunque con un prodotto italiano. Non è difficile immaginare il ruolo promozionale delle mostre soprattutto per imprese piccole e medie e più ancora per l'artigianato, ma le cifre parlano chiaro. Una indagine svolta tra i clienti del Gift fiorentino — aziende che mediamente impegnano 16 operai e 2,6 impiegati, con 5,2 «produttori» esterni, ed hanno una capacità produttiva intorno al miliardo e mezzo all'anno — ha rivelato che il 46,2% del fatturato deriva dall'attività dei rappreseti tanti, mentre il 45,3% viene dalle esposizioni. Un dato che assume rilievo anche maggiore se si pensa che il 29% delle aziende non si serve di rap presentanti. Esporre è quindi necessario, e ci si spiega anche come queste ditte destinino in media il 5,5% del fatturato per partecipare ad al¬ cune rassegne espositlve. Ancora un dato curioso: quanto viene esportato è assorbito per il 41,8% dai grossisti, il 30,5 dai dettaglianti, il 24,7 dai grandi magazzini e il 3% dalle case di vendita per corrispondenza. Sui più di 12 mila mq a sua disposizione 11 14" Florence Gift Mart — che sfoggia come marchio la propiziatoria immagine d'una coloratissima scultura lignea di Ugo Nespolo che sa di moderna cornucopia — conta 477 espositori, di cui 414 nel settore regalo, 63 in quello dell'oreficeria (riunita in un unico, ben sorvegliato,, padiglione). Sono in maggioranza le manifatture produttrici di ceramiche e porcellane (108) cui seguono le ditte di oggetti in metallo (81) e, dopo gli orafi tra i quali importanti laboratori fiorentini e di Valenza, gli argentieri (54), vetri e cristalli (33) ed altri settori merceologici, dal marmo e dalle pietre dure all'alabastro, alla cera e al sughero. Un posto a sé vuole quest'anno la Richard-Ginori che oltre a far storia — ed è storia di tecnologie come di forme creative e decorative, oltreché di committenze illustri — ha voluto festeggiare le sue ascendenze più remote esponendo, nell'anno degli Etruschi, una sua «collezione» in ceramica bianca, ispirata alla loro arte figulina e comprendente ventun pezzi riprodotti, con autorizzazione ministeriale e mediante calchi di esatta fedeltà, da altrettanti originali conservati nel Museo archeologico di Firenze e nel Museo Guarnacci di Volterra. Tra gli altri espositori sono da ricordare quanti hanno saputo mediare, al di là d'un mero gusto, l'esperienza antica e l'esigenza di una moderna sensibilità formale. Dalla Conxport di Volterra, per le forme nuove ideate da Angelo Mangiarotti per l'alabastro, a Seguso (Venezia) per i vetri; e cosi la produzione della Cristal-Krisla di Colle Val d'Elsa e della Cristallo di Censo (qui col recente disegn di Massoni) o dell'Arnolfo di Cambio su disegni di Catya Castel, Cini Boeri e Sergio Asti. Sul versante artistico segnaliamo ancora le terrecotte di Bruno Ganibone, i plexlglass (o cristallo acrilico) di Fusina, i legni di Felice Botta e i bronzi di Lorenzo Burchiellaro. Angelo Dragone