I quartieri-colonia di Sua Maestà di Paolo Patruno

I quartieri-colonia di Sua Maestà Povertà, mancanza di lavoro, emarginazione, razzismo subdolo dietro la «violenza nera» in Inghilterra I quartieri-colonia di Sua Maestà A Birmingham un servizio d'ordine di giamaicani vigila dopo due notti di scontri - La polizia ha accettato soltanto ora le indicazioni di Lord Scarman, che nell'81 consigliava un approccio più morbido - Tre milioni di «coloured» nel Paese: per oltre un terzo indiani e pachistani, 600 mila provenienti dalle Indie Occidentali • Ai secondi mancano la solidarietà etnica e lo spirito mercantile dei primi - Nel ghetto di Handsworth il 36 per cento di disoccupati, contro il venti delle altre zone DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ; LONDRA — La terza notte è scesa finalmente la calma nelle strade di Handsworth, 11 ghetto nero di Birmingham devastato per 48 ore dal disordini. A vegliare sopra questa Inquieta tregua non è la polizia, ma pattuglie di «rastafarian», 1 giovani giamaicani con le treccine ornate da diademi multicolori, cultori della musica rcggae che nella comunità giovanile di colore godono di timoroso credito. Il maldestro, violento fermo di un loro leader, Nigel Heath, era slato lunedi sera una delle cause scatenanti della fiammata dì violenza' razziale. Ma dopo due giornate di scontri, la polizia ha scelto la via d'un accordo nemmeno sotterraneo con 1 «rastafarlan» per pacificare il quartière, per evitare che il focolaio di rivolta contagi altre zone e altre città, come gli incidenti dell'altra notte a Liverpool già facevano temere. Con i giamaicani in giro per Handsworth a sorvegliare «i loro», con la polizia al margini del quartiere per rassicurare i commercianti indiani, principale bersaglio delle notti di violenza, il centro di Birmingham vive queste ore in un clima da fragile cessate-il-fuoco, tra carcasse di auto incendiate ancora nelle strade, facciate di case annerite dagli incendi, vetri' ne sfondate, acre odore di gomma bruciata. Ma nel co mando della polizia a Bitmingham, come al numero 10 di Downing Street a Londra — dove la signora Thatcher ha riunito ieri mattina i suoi ministri — ogni ora che passa senza incidenti segna un punto a favore, come In un vittorioso bollettino di guer ra. Se la calma si consolida a Birmingham, l'Inghilterra può tirare un sospiro di sollievo, dopo 48 ore di estrema tensione. Il temuto incendio razziale non si propagherà , come era avvenuto nella drammatica estate dell'81, ad altre venti città abitate da cospicue minoranze, ad altri quartieri-ghetto: Toxteth a Liverpool, Saint Paul a Bristol, Brixton e Southall a Londra, Moss Side a Manchester. Questo caleidoscopio di razze e colori che la civile Inghilterra ha assorbito al tramonto dell'Impero sotto il manto del Commonwealth è soggetto periodicamente a violenti sussulti, a eruzioni improvvise che fanno trattenere il flato a tutto 11 Paese. Volente o nolente, fra remore, leggi restrittive venate d'ipocrisia e slanci generosi di cui è ancora capace, la Gran Bretagna oggi accoglie, su una popolazione di 54 milioni di persone, quasi tre milioni di immigrati di colore. Secondo le statistiche ufficali d'un palo d'anni fa, più della metà sono di origine asiatica: 800 mila Indiani, 350 mila pakistani, 100 mila cinesi, 85 mila bengalesi. A questi si aggiungono centomila africani, 70 mila arabi e circa 600 mila nativi delle West Indies: antillesi, giamaicani fieri e portatori di una cultura (e non è solo musica) che mal si amalgama nel crogiuolo britannico. Quest'esercito di «immigrati» — cosi vengono definite ufficialmente queste minoranze etniche — sono «uniti nella povertà e nella disoccupazione», ma separati da un'astiosa rivalità, come rilevava ieri il Ouardian. Confluiscono tutti nei quartieri più fatiscenti delle città, nei rioni abbandonati alla decadenza dalla popolazione bianca; si disputano gli alloggi, i pochi posti di lavoro. E mentre indiani e pachistani, con una fitta rete di solidarietà familiare ed etnica e una gran voglia di lavorare 12-14 ore al giorno per tutta la settimana, sopravvivono e prosperano con il commercio, i giovani neri respinti dalle industrie in declino, non qualificati per entrare nel nuovo processo produttivo, sono respinti ai margini della società. I dati degli enti assistenzia- li confermano questa realtà, questa forbice: mentre il 20 per cento dei giovani studenti bianchi o asiatici alla fine della scuola trova lavoro, per i neri la percentuale scende al cinque. Ai giamaicani, agli antillesi spesso non resta altro che la strada, magri sussidi sociali e"scarse, sempre più scarse prospettive di inserimento sociale che acuiscono quel senso di frustrazione, di emarginazione che sconfina nella rivolta. Anche violenta, come si è visto adesso a Birmingham e prima a Liverpool, a Bristol, nei sobborghi di Londra. Il quartiere di Handsworth, dicono le statistiche municipali, era una zona abitata dalla borghesia bianca fino agli Anni Cinquanta, quando si è riversata la prima, massiccia ondata di immigrazione. Rapidamente, l'afflusso degli asiatici e degli antillesi ha rovesciato il carattere del quartiere. Nel '68, ricorda il Times, una bambina abbandonò la scuola secondarla di William Murdoch: era l'unica allieva di pelle bianca rimasta in una classe. Oggi, a Handsworth il 60% della popolazione è costituito da 'immigrati», il 70 per cento degli abitanti vive in ^condizioni estremamente disagiate», secondo i servizi sociali di Birmingham. Il Comune (parliamo sempre di Handsworth, che però è uno spaccato degli altri ghetti neri di Londra, Liverpool, Bristol o Manchester) ha immesso negli ultimi anni abbondante denaro (25 milioni di sterline; circa 60 miliardi di lire) per risanare case, asili-nido, scuole. Ma il degrado del quartiere non si è arrestato. Gli assistenti soclalt che lavorano a Handsworth affermano che il tas so di disoccupazione è del 36 per cento, mentre nelle altre zone di Birmingham, città «condannata» dal declino industriale, non supera il venti. Con punte esasperate per la popolazione giovanile: nella fascia sotto 1 24 anni, i disoccupati-sono più della metà. E i ragazzi neri hanno un quarto delle cftances di trovare un posto di lavoro non soltanto rispetto ai coetanei bianchi, ma anche ai giovani di origine asiatica. Handsworth, insomma, è lo specchio di una situazione che si ripropone con identici tratti socio-economici nei sobborghi di Londra (dove abitano 32 mila antillesi) come a Hackney (il borgo più depresso di tutta l'Inghilterra, con 26 mila immigrati neri e 9 mila asiatici a livello di semplice sopravvivenza), a Nottingham, Bristol, Liverpool, Sheffield. In tutti questi centri, decine di migliala di immigrati di colore vivono «in condizioni precarie, nella stessa situazione degli Anni 50», nota un recente rapporto del Policy Studìes Institute dedicato alle minoranze etniche, Il governo Thatcher nega, naturalmente, che la mancanza di lavoro sia la maggiore responsabile della disperazione, della furia che hanno spinto nelle strade di Birmingham centinaia di giovani coloured. Ma, come ammetteva un discusso rapporto parlamentare redatto nel 1981 da Lord Scarman, all'indomani dell'estate di violenza nei ghetti neri di una ventina di città inglesi, la chiave dei disordini allora andava ricercata in fattori socio-economici: disoccupazione, istruzione sommaria, problemi di abitazione. E negli ultimi quattro anni la situazione non è affatto migliorata, anzi: la di¬ soccupazione si è accresciuta, sono diminuiti i sussidi ai poveri e agli emarginati a causa del tagli imposti dalla Thatcher al bilancio statale. Inoltre, è riuscito solo parzialmente l'esperimento indicato da Lord Scarman, che invitava la polizia a cambiar registro nei quartieri multirazziali, a sostituire alla severità repressiva un approccio più soft, tenendo conto delle realtà umana, religiosa e culturale delle minoranze di colore. Ma nei ghetti neri il poliziotto di quartiere raramente è diventato il consigliere, il pacificatore, l'amico. L'incomprensione, la rudezza della polizia «bianca» sono rimaste sostanzialmente invariate, come i metodi di ammissione nel Corpo: su 1200 reclute dell'ultimo anno solo 36 sono di origine nera o asiatica. E proprio il comportamento della polizia di Birmingham sembra essere stato, secondo molti osservatori, la scintilla dell'ultimo incendio. La scintilla, non il fattore principale: perché il germe delle tensioni razziali è diftyso a vari livelli in tutto il Paese. Una discriminazione subdola è quotidianamente in atto sul lavoro, nell'assegnazione degli alloggi popolari, nei controlli dell'immigrazione, nel comportamento della polizia, nelle scuole. Una re-; cente inchiesta ha rilevato che un inglese su tre riconosce, pur condannandole, l'esistenza di discriminazioni a sfondo razziale. E dalle pratiche burocratiche alla violenza di strada il passo non è lungo: nei quartieri del East End londinese fioriscono le scritte "Pakis out» (fuori gli asiatici); negli ultimi mesi, i teppisti del National Front si erano già segnalati per ripetuti raid contro gli immigrati. Per questo, il rapporto annuale dell'Ente che si occupa dei rapporti tra le diverse comunità nei giorni scorsi aveva ammonito: «Le minorarne etniche sono oggetto di crescenti attacchi razzisti, le discriminazioni si accentuano in tutti i campi-. L'incendio razziale di Handsworth è stato una sorpresa solo per chi non ha voluto ascoltare questi segnali d'allarme. Paolo Patruno Birmingham. Ciò che rimane dell'ufficio postale in Lozells Road dopo gli scontri dei giorni scorsi per le strade della città

Persone citate: Moss Side, Nigel Heath, Saint Paul, Sheffield, Southall, Thatcher, William Murdoch