Quando Berruti faceva l'autostop

Quando Berruti faceva l'autostop ROMA '60 Ripensando alle Olimpiadi «italiane» di un quarto di secolo fa Quando Berruti faceva l'autostop Com'è cambiato da allora lo sport: il vincitore dei 200 chiedeva un passaggio lino a Torino, per risparmiare ■ Tecnica, costume, scienza, doping Ieri si è compiuto un quarto di secolo dall'ultimo giorno dei Giochi olimpici di Roma I960' la fine di quella manifestazione segnò l'iniziò della forza moderna dello sport italiano, clie allora raccolse 36 medaglie, di cui 13 d'oro, ma che soprattutto da allora divenne ufficialmente una grande potenza, anche per capacità organizzative: spendendo, fra l'altro, assai poco per un'Olimpiade molto bella, ancóra ricordata e amata da tutti 1 testimoni. E' interessante e quasi quasi doveroso, per fare omaggio allo sport di un'attenzione «sto-, rlea», cercare come e quanto da allora lo sport stesso è cambiato: e quindi come sono cambiati quelli che con lo sport convivono o che addirittura di sport vivono. L'attrezzatura — Le aste erano d'alluminio. Le scarpette erano abbastanza simili a quelle di adesso, ma poco firmate, senza dollari «dentro». L'etiope Biklla vinse la maratona a piedi nudi, correndo acquisi una efficacissima suola di sassolini infilati nella pelle, Le donne portavano vaste magliette e vasti calzoncini, nessuna osava il body che adesso anche Cari Lewis osa e usa. Nel nuoto i costumi non erano certo a pelle. Le biciclette erano quelle «valide» sino al 1983, cioè dell'era pre-Moser. Ma soprattutto piste e pedane erano in terra rossa, non in tartan, e la prima corsia veniva arata dai mezzofondisti che sceglievano la strada più breve, handicappando poi i velocisti sfortunati. Le tecniche — La variazione più vistosa riguarda il salto in alto: si usava allora lo stile ventrale, il Fosbury nacque, dall'americano omonimo, soltanto otto anni dopo Roma. Nell'asta la velocità e la forza sono diventate più importanti dell'agilità: basta piegare l'attrezzo che è in fibra di vetro, e poi fa quasi tutto lui. Gli strumenti — La novità è l'elettronica, cominciata in pieno nel 1968. Armin Hary, il tedesco vincitore a Roma del 100 metri, buggerava sempre i giudici di partenza, intuendo' lo .sparo e in un certo modo'precedendolo. I 10Ò stile libero furono assegnati all'australiano Devitt sullo statunitense Larson, che forse aveva vinto. L'occhio umano decise cosi. Dodici' anni dopo, a Monaco, la medaglia d'oro olimpica del 400 quattro stili andò a un Larsson svedese per 4 millesimi di secondo su un McKee statunitense. I costumi — La rete che nel villaggio olimpico di Roma divideva il settore maschile da quello femminile era alta 2,20, e si djceva ridendo che Thomas, americano primatista mondiale del salto in aito con 2,22, poteva superarla, alla faccia del divieti. I maniaci sessuali raccontavano di rapporti attraverso quella rete. Faceva scalpore la nuotatrice australiana Fraser, donnona libera. A Los Angeles 1984 coppie sposate e anche no hanno convissuto al villaggio. La scienza — Nel 1960 si drogavano, secondo i bempensanti, soltanto i ciclisti, trattati come sottouomini. Si parlava di Frankenstein a proposito del cestista sovietico Krumlnc, 2,25. Le glnnaste vincevano anche se avevano già vent'anni. II denaro' — Di fronte ai giornalisti, l'australiano Herb Elllott, stupendo cerbiatto del 1500 metri, fuggi come uno sprinter quando gli parlarono di ipotetiche offerte di denaro da parte di una ditta: aveva paura già soltanto di cominciare il discorso. Pare che l'altro giorno Lewis abbia chiesto 40.000 dollari per correre per 10" nell'ultimo atto del Grand Prlx, proprio a Roma. Il Coni — Giulio Onesti, allora presidente dell'ente, definì i presidenti calcistici «ricchi scemi». Adesso il Coni è retto da un ex presidente calcistico del Milan, con suol vice un altro ex del Milan ed un consigliere dell'Inter. La politica — All'inaugurazione, 11 presidente del Comitato organizzatore, Giulio Andreotti, «rara avis», parlò anche in latino. Adesso 1 politici intorno allo sport sono molti, parlano sempre ma in etrusco. Gli atleti — Uno di Roma '60 chiese un passaggio-auto ad un giornalista per tornare da Roma a Torino e risparmiare sulle spese, visto che era giù di soldi. Ora qualche giornalista privilegiato ottiene passaggi sugli aerei privati degli atleti celebri. A proposito, «quello là» era Livio Berruti. • Gian Paolo Ormezzano Cosi saltava (foto in alto) con lo stile «ventrale» Io statunitense John Thomas, primatista mondiale nel 1960 con 2,22; ora (foto qui sopra) siamo ai 2,41 del «fosburista» sovietico Igor Paklin A sinistra, l'etiope Bikila nel 1960, mitico vincitore della maratona in 2 ore e 15' a piedi nudi; a destra la statunitense Bewoit nel 1984; oro femminile,9ìnlnfiM'ÌHièjha jitt'^-BB^'Se^ihipirg nessuno