Morto Votto, fu maestro di Abbado e di Muti
Morto Votto, fu maestro di Abbado e di Muti Il musicista aveva 89 anni: uno dei maggiori direttori d'orchestra italiani fra il '30 e il '60 ; Morto Votto, fu maestro di Abbado e di Muti MILANO — Antonino Votto, uno dei maggiori direttori d'orchestra Italiani tra gli Anni 30 e 60, è morto l'altra notte nella sua abitazione a Milano, all'età di 89 anni. Direttore d'orchestra e pianista, Votto era nato a Piacenza nel 1896. ' Né la storiografia inusicale né, tanto meno, l'aneddotica sono ricche d'informazioni su Antonino Votto. Era un grande direttore d'orchestra, e non faceva notizia. Non> sarebbe possibile ' imrnaginarloi negli innumerevoli spostamenti della sua ricca carriera, seguito da sciaìiii di giornalisti osannanti, come oggi avviene per i divi della bacchetta. Non veniva dalla gavetta, al contrario aveva una profonda cultura, sia musicale che generale, eppure — come dire? — era come fosse stato sempre alla gavetta. La sua forza era un mestiere prodigioso accumulato con dura disciplina, senza pretese di voli pin¬ darici, senza pose estetizzanti, senza cedimenti intellettualistici. Ma pochi ^sapevano- la musica come lui, pochi avevano una scienza così estesa e così sicura dei repertorio. Del repertorio operistico, naturalmente, ma non era affatto esclusivo specialista del melodramma. In campo sinfonico si muoveva con la stessa autorità e sicurezza. Nato a Piacenza ne) 1896, aveva studiatoci Napoli, pia- «70,i composizionfrcon flejlar* dis. Mentre no^ gli si conoscono, salvo erforèf peccati di composizione, avèlia sempre coltivato il pianofòrte anche in tarda età. dando concerti che avrebbero potuto assicurargli una carriera brillante, se nel frattempo, a poco a poco, non fosse diventato un grande direttore. Il pianoforte l'aveva insegnato da giovane al Liceo Musicale G. Verdi.di Trieste, e in quella città aveva già fat¬ to le prime esperienze di direzione come sostituto al Politeama Rossetti. Non c'è accordo tra le fonti circa i suoi inizi. C'è chi lo vuole coadiutore di Toscanini alla Scala, dove effettivamente nel 1923 subentrò a Toscanini in una replica di Manon Lescaut. Dal '25 al '29 lo troviamo come sostituto di Toscanini nel teatro milanese. Ma anche con Panizza al Colon di Buenos Aires. Già nel 1924 era stato invitato al Covent Garden e poi, nominato direttore stabile a Trieste, continuò la dura esperienza oltre frontiera, dirigendo in Belgio, In Olanda, in Cecoslovacchia, in Svizzera e in Egitto. Fu in questa conoscenza d'innumerevoli orchestre, teatri è palcoscenici che maturò un'esperienza favolosa. Non c'era nulla di sensazionale nella sua direzione, salvo questa conoscen¬ za prodigiosa d'ogni problema, d'ogni tranello che le partiture nascondono, e di tutte le consuetudini che rendono così insidiosa la vita delle coulisses teatrali. La sua presenza garantiva una sicurezza assoluta ai teatri che lo ospitavano. Mai un'orchestra ebbe a sentirsi in periglio sotto la sua bacchetta dal gesto misurato, chiarissimo e sobriamente espressivo. Ma anche in pai- coscenico i cantanti lavoravano tranquilli. Nel suo recente libro su La direzione d'orchestra, Zurletti annovera Votto fra quel direttori che non tolgono ti respiro al cantante, che sapeva-, no sempre il momento dove il cantante deve, pur nel rispetto del disegno ritmico e agogica generale, essere lasciato relativamente libero, e per un attimo quasi il direttore gli offre Idealmente la bacchetta: — Su, qui fai pure tu. Per questo era benvoluto, anzi, amato dalla gente del nìestier&.e il pubblico sentiva la tranquilla armonia delle sue esecuzioni, mai burrascose, mai agitate, mai esposte a rischi. Nominato insegnante di direzione d'orchestra al Conservatorio di Milano nel 1941, era poi diventato direttore stabile alla Scala nel 1948, accompagnandovi da vicino l'ascesa della Callas. Solo nel 1960, con tutto quel che aveva viaggiato prima, debuttò in America, a Chicago, m. m. •
Persone citate: Abbado, Antonino Votto, Callas, Garden, Manon, Milano ? Antonino, Panizza, Toscanini
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