CCUSE FILM MODESTI CATTIVA ORGANIZZAZIONE PREZZI TERRIBILI
Frecce straniere sul Festival di Venezia ACCUSE: FILM MODESTI, CATTIVA ORGANIZZAZIONE, PREZZI TERRIBILI Frecce straniere sul Festival di Venezia ROMA — La stampa internazionale critica il Festival del cinema di Venezia appena concluso: alcuni giornali americani e francesi tra i più autorevoli o specialistici pubblicano appunti severi ai film e all'organizzazione della Mostra, ai prezzi vertiginosi di Venezia. «Pochi capolavori al Festival di Venezia., è il titolo delVInternational Herald Tribune; il critico Thomas Quinn Curtlss scrive che risultavano fuori concorso 1 film migliori del Festival, L'arpa birmana di Ichikawa e Vieni a vedere di Kltmov. «Morte del cinema a Venezia» è il titolo del settimanale Newsweek per un duro articolo del suo responsabile culturale europeo Edward Belir, presente al Lido per la prima volta durante la prima settimana: • Quest'anno il Festival è stato un disastro... E' risultato chiaro ciò che molti registi, produttori, attori e critici pensavano da tempo: che II Festival di Venezia è la manifestazione del genere peggio gestita al mondo. E' miseramente, organizzato, permeato di politica interna e manca di attrezzature tecniche decorose... Le condizioni di proiezione al Lido andavano dal mediocre allo spaventoso. A volte il film appariva di colpo sfocato; un film è stato proiettato a sala praticamente vuota, perché il sonoro era talmente alterato e assordante che quasi tutti se ne sono andati. Uno dei luoghi di proiezione più vasti, il Cinema Tenda, era semplicemente impressionante. Non era altro, infatti, che una tenda. Sentivi dì tutto, dalle automobili di passaggio ai camion, agli aerei in cielo. E cosa non sentivi? Il film sullo schermo-. Osservazioni simili fa il quotidiano francese Le Monde. Il critico cinematografico Louis Marcorelles scrive che •la manifestazione sembra aver ritrovato la sua velocità di crociera, se non l'entusiamo d'un tempo», e sostiene: •La qualità delle proiezioni, in una sala dì fortuna costruita all'ultimissimo mar mento, la Tenda, era indegna, di un festival. Venezia deve scegliere: ospitare questa gigantesca fiera dei film in locali insufficienti, col rischio di mandare in rovina il Festival, oppure ripartire da zero L'inviato speciale di Le Monde Philippe Boggio prende in giro il catastrofismo di cineasti e giornalisti italiani, il trionfalismo del direttore della Mostra. Scrive che «/a manf/esfas-ione italiana, nonostante i passati disordini, una interruzione dal 1974 al 1979 e la mancanza di mezzi finanziari, può andar fiera d'essere sempre il secondo Festival mondiale del cinema, dietro Cannes, molto avanti a Berlino, Mosca, Locamo o Montreal-. Ma, scrive, non senza ragione sono stati criticati «i prezzi proibitivi del Lido, le conferenze-stampa sbrigative, il livello tecnico molto mediocre di certe proiezionU: 'La leggendaria disinvoltura della Mostra sfiora a volte il lassismo... Il funzionamento della giuria ha presentato quest'anno ambiguità che sono state notate Un'altra critica si appunta sull'eclettismo e la frammentazione della Mostra: «Le innumerevoli sezioni, le proiezioni in tutte le direzioni, un omaggio a Walt Disney, una retrospettiva per il quarantesimo anniversario della caduta del nazismo, l'etnologia, la Settimana della crìtica, i video-clips, la sezione degli audiovisivi, la sezione delle opere prime, fanno a volte perdere di vista i film in concorso, soffocati dalla quantità... i colleghi italiani osservano che, molto più di quanto capiti a Cannes, tutte queste sezioni coabitano ignorandosi l'un l'altra, dando così alla Mostra l'aspetto d'un serpente di mare, di un mostro senza unità che non produce alcuiia tensione''. Variety, il settimanale americano dello spettacolo, che aveva pubblicato prima del Festival un articolo del presidente del Consiglio Craxi, ha dedicato alla manifestazione spazi ridotti: •Perché non è stato un grande Festival. E'mancato t'excltement d'altri anni», spiega Hank Werba, capo della redazione italiana del giornale. •La ricchezza delle sezioni collaterali ha disperso e sminuito l'interesse intorno ai film in concorso; i diversi settori erano troppo separati e incomunicabili, il Festival ha offerto un panorama di buone cose che pochi hanno visto-. Il titolo del settimanale è «Manca 11 grande, film al Festival di Venezia»; il sottotitolo aggiunge •straordinari comunque il bel tempo e la folla» ; l'articolista Ron Holloway scrive: «JV071 è stata certo una buona annata per il cinema di qualità: il Festival di Berlino ne ha patito, quello di Cannes ha faticato, quello di Venezia non è diverso». Un altro articolo di Variety, che analizza la rischiosa sovrapposizione dei Festival di Venezia e di Montreal, svoltisi quest'anno negli stessi giorni, paragonando le due manifestazioni dice che «il Festival di Venezia è indiscutibilmente più prestigioso», che «era caotico in passato ma è molto migliorato sotto la direzione di Gian Luigi Rondi», e riferisce un'opinione generale dei frequentatori stranieri della Mostra rilevando: •Montreal è notevolmente meno costoso da seguire di Venezia; la relativa debolezza del dollaro canadese, paragonata olfatto che Venezia è nota per essere la città più cara d'Italia, fa sì che stare qualche giorno a Montreal sia molto più agevole». l.t.
Persone citate: Gian Luigi Rondi, Hank Werba, Holloway, Ichikawa, Louis Marcorelles, Manca, Philippe Boggio, Thomas Quinn Curtlss, Walt Disney
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